I presidi: «Basta ingerenze nell'attività scolastica»

I presidi: «Basta ingerenze nell'attività scolastica»
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Giovedì 28 Novembre 2019, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 20:55

Maddalena MONGIO'
«Basta ingerenze nell'attività scolastica, restate al vostro posto». Un messaggio per i genitori che mettono troppo il becco dentro le aule. Firmato: 26 presidi di Lecce e dell'hinterland. Che sbottano e bacchettano, per così dire, mamme e papà che si lamentano troppo e a sproposito. Quasi un avvertimento che suona così: «Fidatevi della scuola e stop alle bufale dei social».
Con una lettera aperta i dirigenti delle scuole dell'Ambito 17 della provincia di Lecce fanno un appello affinché si ricostituisca quel rapporto fiduciario che è alla base del patto educativo tra scuola e famiglia. «Riteniamo che, a fronte di segnali di crisi del rapporto scuola-famiglia e della sua impostazione di natura fiduciaria, - scrivono i dirigenti - sia necessario richiamare tutti gli attori di questa relazione a recuperare il vero significato di un patto educativo che dovrebbe sostenere e sostanziare la relazione tra le due primarie agenzie formative, per il bene e la formazione armoniosa delle alunne e degli alunni, futuri adulti di domani».

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E i 26 firmatari si rivolgono ai genitori, che affidano i figli all'istituzione scolastica, per chiedere «un atto di fiducia in quanto l'affidamento è etimologicamente intriso della Fides, di una fiducia che sia reciproca e che sia corroborata da un dialogo sereno, non inficiato da tentativi di ingerenza dei rispettivi ruoli o da lamentele improduttive, quand'anche fossero dettate da buone intenzioni». Problema certamente noto, quello della conflittualità tra scuola e famiglia con i genitori che spesso diventano gli avvocati dei figli. Ma ci sono anche le intemperanze più gravi che sfociano nelle aggressioni verbali violente e in qualche caso, anche fisiche di cui fanno le spese i docenti. Nello scorso anno scolastico si registrarono, in due poli comprensivi della provincia, i casi di due prof bullizzati perché ritenuti gay e in una scuola superiore una docente finì in ospedale dopo aver ricevuto due pugni al petto. Poi c'è il capitolo ricorsi contro le bocciature che è abbastanza fiorente.
I dirigenti non ci stanno e puntano il dito: «Non è facile operare nella scuola quando al di fuori, a un dipresso da noi, spalancata la porta del web e dei social, si scatenano voci di qualsivoglia fatta e provenienza che si duplicano e amplificano di chat in chat perdendo la connessione con la realtà dei fatti. Quello che Virgilio scrive della fama a proposito della sfortunata Didone è tanto più vero oggi in epoca social: frenetica e virale è la comunicazione su ciò che accade a scuola, spesso non attendibile ma egualmente potente e deformante».
E questa è l'altra faccia della medaglia, ossia l'uso dei social per amplificare o mettere alla berlina, così i dirigenti fanno un appello: «Chiediamo, con la voce ferma e unanime, agli organi di stampa la correttezza nell'informazione, nonché alle famiglie di fidarsi dell'istituzione scolastica che è costantemente aperta al dialogo, in quanto strumento fondamentale di costruzione di cittadinanza per le nostre studentesse e i nostri studenti».
La misura è colma, a quanto pare, al punto che l'esasperazione li fa sbottare visto che il problema è datato. Spesso i docenti si rivolgono ai sindacati per avere tutela legale, anche perché non sempre gli episodi più gravi emergono. C'è omertà, sull'altra faccia del rapporto scuola-famiglia: per il buon nome della scuola, per non danneggiare i ragazzi, per non rendere palese la perdita di autorevolezza dell'istituzione e l'attacco alla dignità dei docenti. Da una parte genitori agguerriti, dall'altra studenti che si rapportano con i professori, da pari a pari: una stortura alimentata dall'atteggiamento dei genitori. Ovviamente la scuola non è solo conflittualità con le famiglie, ma la necessità di tanti dirigenti scolastici di fare un appello che è una richiesta di aiuto racconta di una esasperazione giunta, forse, allo zenith, esacerbata dal ruolo dei social che veicolano informazioni non verificate e questo è il problema del nostro tempo.
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