Presicce-Acquarica "reclama" Lido Marini: pronto un referendum. Le motivazioni: «La marina è stata costruita dai nostri residenti»

Attualmente il territorio è diviso tra Ugento e Salve

Presicce-Acquarica "reclama" Lido Marini: pronto un referendum. Le motivazioni: «La marina è stata costruita dai nostri residenti»
di Pierangelo TEMPESTA
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Lunedì 6 Marzo 2023, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:54

Il Comune di Presicce-Acquarica si lancia alla “conquista” di Lido Marini. La località turistica, divisa amministrativamente tra Ugento e Salve ma, di fatto, edificata e abitata quasi esclusivamente da presiccesi, potrebbe presto trovarsi al centro di una contesa. L’amministrazione di Presicce-Acquarica, infatti, ha intenzione di commissionare uno studio di fattibilità al professore Luigino Sergio (esperto di diritto degli enti locali e “regia” dell’iter di fusione tra Presicce e Acquarica del Capo): l’obiettivo è valutare l’esistenza dei presupposti per l’indizione di un referendum attraverso il quale i residenti nella marina possano decidere da che parte stare. 
In provincia c’è già un precedente. È quello della marina di Casalabate, che nel 2011 è passata dal territorio di Lecce a quelli di Squinzano e Trepuzzi.

Ora la stessa sorte potrebbe toccare a Lido Marini.

Il sindaco di Presicce-Acquarica, Paolo Rizzo, citando il testo “Radici”, dello storico del territorio Antonio Stendardo, ricorda come all’inizio del secolo scorso nel territorio di Presicce fosse inclusa tutta la fascia costiera tra Rottacapozza (oggi in territorio di Ugento) e l’isola della Fanciulla di Torre Pali (Salve). L’allora sindaco di Ugento, ricorda Rizzo citando il testo, “approfittando dell’incoscienza del primo cittadino di Presicce, col nuovo catasto fece aggregare tutto quel territorio al Comune di Ugento, precludendo definitivamente al Comune di Presicce la via del mare». All’invito del sindaco di Ugento Adolfo Colosso a «definire una buona volta i confini tra Ugento e Presicce, lungo la costa dello Jonio, a recarsi sul posto per i necessari accordi, strano a credersi, vi mandò il messo comunale per informare il sindaco di Ugento che quelle sterpaglie non lo riguardavano». Al Comune di Salve, aggiunge poi Rizzo, «quella porzione di territorio fu letteralmente regalata. È arrivato il momento di ritornare su questa imbarazzante vicenda storica, possibilmente per rivalutarla, correggerla, attualizzarla, con gli strumenti consentiti dalla legge». 

Nessuna guerra

Che Lido Marini sia più vicina in linea d’aria a Presicce-Acquarica che a Ugento e Salve e che i proprietari delle abitazioni siano quasi tutti di Presicce-Acquarica è un dato di fatto. Ma, sottolinea Rizzo, non c’è nessuna volontà di fare la guerra ai vicini di casa. «È indubbio - afferma - che Lido Marini sia stata costruita dai presiccesi. Credo sia importante mettere sul campo quest’argomento per capire qual è stato lo sviluppo storico della vicenda. Commissioneremo lo studio di fattibilità per capire, dal punto di vista legale, quali possano essere le iniziative da mettere in campo per far esprimere la popolazione. Quelle terre sono da sempre appartenute ai vari signori di Presicce. E oggi la marina è oggettivamente un territorio in sofferenza, perché non viene gestito direttamente dal Comune che ha i maggiori interessi e perché non c’è l’interesse immediato delle amministrazioni di Ugento e di Salve, senza, con questo, voler colpevolizzare nessuno. È arrivato il momento di capire come migliorare questa situazione, anche con moderne forme di cogestione e di collaborazione».

La Costituzione, all’articolo 133, stabilisce che la Regione, sentite le popolazioni interessate, può con una sua legge istituire nuovi Comuni o modificarne le circoscrizioni. «Valuteremo - spiega Rizzo - la possibilità di fare un referendum o di arrivare ad un accordo. Naturalmente ci dovranno essere le dovute compensazioni per i Comuni che hanno investito sul territorio. Il tutto nella direzione di rendere Lido Marini un posto degno di una località marina tenuta bene, con servizi idonei e rappresentanze istituzionali. La popolazione - chiude - ha il diritto di capire l’evoluzione storica e di avere la possibilità di autodeterminarsi su chi debba governare quel territorio».
 

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