I lidi non devono smontare il 31 ottobre. Le leggi regionali sul demanio e il Piano paesaggistico regionale consentono il mantenimento delle strutture balneari per tutto l’anno: per questa ragione, l’autorità amministrativa non può negarlo senza spiegare in modo preciso le ragioni.
L’importante pronunciamento arriva dal Tar che ieri si è espresso, nello specifico, sul caso del Bahia del Sol di Porto Cesareo. L’ennesimo braccio di ferro tra stabilimenti balneari e dinieghi della Soprintendenza – di cui pure da tempo non si aveva traccia – si chiude quindi, per ora, nell’aula del Tar Lecce, mettendo (almeno per ora) fine ad una vicenda amministrativa e giudiziaria che ha preso il via nel 2016. A difendere i titolari del lido sulla strada di Torre Lapillo, il professor Pier Luigi Portaluri e gli avvocati Angelo Vantaggiato e Giorgio Portaluri.
La vicenda
Bahia del Sol (in parte su concessione demaniale, in parte su area privata) ottiene i titoli edilizi nel 2016 con la prescrizione dello smontaggio. Siamo ai primi di settembre di quell’anno. Pochi giorni dopo presenta istanza per il mantenimento annuale, anche in forza di una circolare della Regione, della legge regionale che prevede che le strutture possano restare montate tutto l’anno, delle stesse prescrizioni del Pptr e di un accordo sottoscritto in prefettura nel 2015, e firmato dalla stessa Soprintendenza, sulla base del quale si prevedeva il mantenimento delle strutture funzionali ai lidi ai fini di una piena destagionalizzazione. Da Porto Cesareo rispondono che “alla luce delle valutazioni urbanistico-edilizie effettuate da questo ufficio non sono emersi motivi ostativi al mantenimento delle strutture” e richiedono all’organo del Ministero dei Beni culturali di esprimere parere di competenza “propedeutico al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica”.
Da via Antonio Galateo rispondono, come sempre in questi casi, picche. E sottolineano (anche questo passaggio è più volte ritornato in altri precedenti giudizi davanti al giudice amministrativo) che la Soprintendenza aveva sì firmato il protocollo in prefettura sul mantenimento annuale ma nell’ottica di considerarlo valido per un solo anno, il 2015. La vicenda qui si complica: perché il Comune, su richiesta della Soprintendenza, intima lo smontaggio e la società presenta ricorso in via Rubichi. Nonostante il Tar sospenda in via cautelare, in attesa di sentenza di merito – siamo a novembre 2017 – l’efficacia del provvedimento comunale, dalla Soprintendenza “si invitava l’Amministrazione a voler comunicare l’avvenuto smontaggio delle strutture”. La società vince il primo round ma deve tornare davanti al Tar per una sentenza di ottemperanza perché il Comune non procede al rilascio dei titoli. Dopo questa seconda sentenza, il Comune invia nuovamente richiesta di parere alla Soprintendenza. Parere di nuovo contrario “senza – scrive il Tar – indicare le ragioni per cui i manufatti danneggerebbero il contesto ambientale solo da novembre a marzo”.
Siamo alla fine del 2018: si approva la nota e discussa Legge 145 che proroga le concessioni balneari al 2033, e che in un altro comma prevede che tutte le strutture possono rimanere montate annualmente fino al dicembre 2020. I Comuni non sanno come interpretare quel “possono” e continuano a chiedere i pareri alla Soprintendenza che, in modo quasi uniforme, sono sempre contrari. Dal Bahia fanno di nuovo ricorso.
I legali Portaluri e Vantaggiato citano una relazione dell’Arpa sui costi-benefici per la tutela dell’ambiente delle operazioni di smontaggio.