A vederlo così - spazi ampi e pulitissimi, porte a vetri, muri di un bel giallo vivace - non si potrebbe nemmeno sospettare che il malato è lui, il Pronto SoccorsoPronto Soccorsodel “Vito Fazzi” di Lecce, da pochi giorni trasferito nel nuovo Dea, mentre nei “vecchi” corridoi rimane l’area dedicata al pronto soccorso per pazienti affetti anche da covid. I problemi sono i soliti, ma se possibile amplificati dall’emergenza della pandemia che non dà tregua: troppi accessi e poco personale.
Lo sfogo del medico
Dopo il lungo sfogo di un medico del turno di notte e del primario, Silvano Fracella (e dopo le lettere dei sindacati), ieri in Pronto Soccorso sono arrivati i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e Sanità per dei controlli.
La situazione non è mai stata così drammatica: su 32 medici previsti, ce ne sono solo 19, tre per turno. Ma spesso uno di loro deve essere spostato nel vecchio Pronto soccorso per dare man forte ai colleghi che prendono in carico i casi covid. Due medici, dunque, a gestire i codici gialli e rossi che non mancano mai: ieri mattina le sale erano quasi piene. Ma non è tutto: la cronica carenza di posti letto nei reparti dell’ospedale, determina il sovraffollamento della grande sala Obi, quella dedicata all’osservazione breve intensiva.
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Personale stremato
Il personale è stremato: «Ho una nave da crociera, ma l’equipaggio di un traghetto», sorride amaramente Fracella. Qualcuno dei medici a contratto andrà via in aprile per la specializzazione e se per allora non arriveranno rinforzi, andrà ancora peggio. E i sindacati sono sul piede di guerra: dalla Fismu (Federazione medici uniti) il dottor Raffaele Gaudio parla di «insopportabili carichi di lavoro, snaturamento delle proprie funzioni (costretti a farsi reparto) e rischi clinici inaccettabili» e chiede una cabina di regia per gestire l’emergenza. Tra le proposte: un pool di medici che possa gestire il Pronto soccorso covid, un bed manager in grado di trovare rapidamente i posti nei reparti e una più oculata distribuzione dei pazienti da parte del 118 che ad esempio potrebbe accompagnare i pazienti geriatrici in ospedali diversi dal “Fazzi”, destinato ai casi acuti.
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I problemi strutturali
Ma i problemi sono anche strutturali e riguardano la sala dedicata al Triage. È qui che i pazienti illustrano la patologia affinché venga loro assegnato un codice. Un primo problema, che salta agli occhi di chi entra, è l’assenza di privacy: la fila è lunghissima, gli utenti distanti solo un passo l’uno dall’altro. E bisogna spiegare al personale al di là del vetro il motivo - che può essere imbarazzante, oppure privato - che spinge a richiedere l’aiuto di un medico. Dallo stesso corridoio, poi, passano barelle, pasti e personale. Un caos di cui si lamentano il segretario provinciale e il dirigente Fials, Vincenzo Gentile e Donato Rizzo. «Visto l’elevato numero di accessi e l’impossibilità di gestirli correttamente - si legge in una nota inviata anche al prefetto - il personale è continuamente esposto a minacce e aggressioni verbali e fisiche». Da qui, la richiesta: «Percorsi dedicati e ben segnalati, anche per garantire la privacy e il controllo dell’apertura delle porte solo dall’interno, in modo da regolamentare l’ingresso dei parenti».
Su questa e su tutte le altre criticità della nave da crociera che è il nuovo Pronto Soccorso del “Fazzi”, ora si è acceso anche il faro del Nas. Nei giorni scorsi invece, sul fronte del personale, l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, aveva assicurato tutto il supporto economico della Regione per reperire personale che, attraverso lo straordinario, possa dare man forte ai Pronto Soccorso in emergenza.