Caccia ai pirati dei rifiuti: identificati in 1325. Multe per mezzo milione

Caccia ai pirati dei rifiuti: identificati in 1325. Multe per mezzo milione
di Paola ANCORA
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Domenica 15 Aprile 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:44

Scovati 1.325 evasori fiscali in poco più di otto mesi. Cittadini che si liberano della spazzatura per strada, nelle campagne, nei bidoni di condomini non protetti da cancelli o nei cestini gettacarte della città, pur di non pagare la Tari. Da 748 di loro, per i quali si è già conclusa la fase di accertamento fiscale, sono stati recuperati alle casse del Comune 523.553 euro di Tari fino a oggi non pagata. Per altri 577, smascherati soltanto nell’ultimo mese e solo nel rione San Pio, le procedure sono quasi terminate. 
I dati sono stati comunicati ieri, nel corso di una conferenza all’Open Space, alla quale hanno partecipato il sindaco Carlo Salvemini, l’assessore alle Politiche ambientali Carlo Mignone e il responsabile dell’attuazione del contratto con Monteco, il funzionario Renato Brunetti. «Condividendo questi risultati con la città, vogliamo lanciare un doppio messaggio - ha detto il primo cittadino -. Uno rivolto ai cittadini che pagano le tasse e che giustamente rivendicano una città più pulita: siamo al lavoro. E voglio dire agli evasori che il tempo della libertà è finito. Autodenunciatevi subito, perché i controlli proseguiranno e vi troveremo tutti. Sappiamo, infatti, che non riusciremo mai ad avere una città pulita se chi può, continua a non pagare le tasse. Poi, quando avremo terminato, useremo la leva fiscale per abbassarle».
L’attività del Nucleo intersettoriale di vigilanza per la lotta all’abbandono dei rifiuti - nucleo coordinato dal segretario generale Vincenzo Specchia e del quale fanno parte, oltre a Brunetti, dirigenti e funzionari dei settori Ambiente, Tributi e Polizia locale con il capitano Patrizia Mariani - «è stata riattivata con rinnovato vigore» ha sottolineato Salvemini. «Gli abbandoni coinvolgono anche imprese che ricorrono allo smaltimento illegale dei rifiuti prodotti nell’ambito delle proprie attività».
Diverse le modalità di lotta all’evasione e di contrasto all’abbandono che - va ricordato - è punito con multe da 400 euro. Innanzitutto, l’immondizia abbandonata ai margini delle strade viene analizzata per trovare tracce che riconducano all’identità del trasgressore. Questa attività è stata di recente potenziata grazie all’utilizzo di cinque fototrappole, cui presto se ne aggiungeranno altre, come annunciato dall’assessore Mignone. 
 
Ci sono poi gli accertamenti fatti presso i domicili di cittadini individuati dagli uffici come residenti in un determinato appartamento, ma che non risultano contribuenti. «Attività - è stato specificato in conferenza - che si rivela particolarmente efficace nei quartieri dove più significativa è la frequenza degli abbandoni». I vigili, in questo caso, danno al cittadino evasore la possibilità di presentare autodenuncia: se accetta, riceve subito il kit per la differenziata e Monteco aggiorna in tempo reale la banca dati aziendale. Se, invece, quell’evasore non dimostra collaborazione, allora l’accertamento è effettuato d’ufficio per la Tari, con contestuale sanzione per omessa dichiarazione inviata per posta. 
Infine, si procede con l’incrocio delle banche dati, avviato sempre dal nucleo intersettoriale, attraverso l’analisi degli elenchi di anagrafe, anagrafe tributaria, camerale, catasto, elenchi condominiali, utenze luce e gas. Questo genere di controlli, in 30 giorni e soltanto al rione San Pio, hanno consentito di scovare 577 evasori, pari al 25% di tutti gli utenti controllati. 
Salvemini ha elogiato il lavoro «del super assessore Mignone», ricordando le dieci tonnellate di rifiuti raccolte in 18 week end con l’iniziativa “Quartieri Puliti” ed evidenziando quello che, a suo dire, è «un dato antropologico: c’è chi abbandona rifiuti pur non essendo un evasore Tari, per mera offesa dello spazio pubblico e in spregio delle più normali regole di convivenza civile.

Lo fa, forse, per non essere gravato dalla differenziata». Il riferimento è al caso di via Carlo Erba, dove «una signora aveva buttato libri e diari scolastici. Quando è stata scoperta, si è giustificata spiegando di averli “almeno raccolti”. Peccato li avesse buttati in campagna». 

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