Tari gonfiata per errore: sì dal Governo ai rimborsi/Palazzo Carafa fa i conti: 54 euro da restituire

Tari gonfiata per errore: sì dal Governo ai rimborsi/Palazzo Carafa fa i conti: 54 euro da restituire
di Francesca SOZZO
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Novembre 2017, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 11:30
Tari, tutto da rifare. O quasi. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mif) chiarisce - a distanza di tre anni dall’ingresso della tassa sui rifiuti - in che modo i Comuni debbano applicare la tassa sui rifiuti e calcolare la parte variabile. Ma soprattutto in che modo i contribuenti potranno chiedere i rimborsi a cominciare dal 2014. La circolare è stata emessa nella serata di lunedì dal Mef dividendo i Comuni tra buoni e cattivi, tra quelli che hanno applicato bene la legge sulla tassazione e quelli che hanno sbagliato. Nello specifico a stare dalla parte del torto sono quei Comuni che nel calcolo della parte variabile hanno ribaltato sulle pertinenze - box, cantine, garage - lo stesso numero di occupanti dell’abitazione. Per il Ministero invece la quota variabile (data appunto dal numero degli occupanti) deve essere calcolata una sola volta. «Con riferimento alle pertinenze dell’abitazione, appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell’utenza domestica», si legge nella circolare ministeriale a firma del direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella.
A sollevare il problema era stato il deputato dei Cinque Stelle Giuseppe L’Abbate che aveva presentato un’interrogazione in merito partendo dall’esempio del comune di Polignano a Mare che ha commesso l’errore del calcolo. «Ci è voluto un mese per ribadire quanto già noto dopo la risposta del sottosegretario Baretta fornita in Commissione Finanze alla Camera alla mia interrogazione parlamentare – commenta L’Abbate – ma quantomeno ora quei Comuni che ancora si ostinano a negare l’evidenza dovranno attenersi alle disposizioni ministeriali. Molti aspetti e casi particolari, però, non sono stati chiariti e porteremo all’attenzione del Governo le numerose istanze e le richieste che ci giungono dai diversi Comuni interessati dalla vicenda».
Di difficoltà per i contribuenti parla invece il deputato di Forza Italia Rocco Palese, spetterà a loro infatti dimostrare «che il calcolo sulla tassa rifiuti (in molti casi già versata per intero) sia giusto o meno». Per Palese la soluzione da adottare sarebbe stata piuttosto quella «di procedere con i rimborsi automatici da parte di quei Comuni che hanno sbagliato, ora consapevoli che i cittadini non vengono difesi né tutelati da nessuno, occorre quantomeno che lo Stato vigili sull’ampia diffusione della circolare e sul fatto che chi ne ha diritto venga rimborsato. E questo - conclude - si può fare solo coinvolgendo nel meccanismo dei controlli le Prefetture e le sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti». A tal proposito, sulla difficoltà che potrebbero incontrare i cittadini, nascono anche i dubbi dei Aduc visto che i cittadini devono «indicare l’importo esatto del rimborso richiesto». Impresa semplice se l’avviso di pagamento contenesse il dettaglio degli importi. «I cittadini potrebbero non essere in grado di capire quanto deve essergli restituito, perché il regolamento comunale potrebbe non indicare i criteri di calcolo della Tari. E quindi? Che soluzione prospetta la circolare? Nessuna. Se i cittadini non saranno in grado di indicare l’esatto importo da restituire non riceveranno il rimborso».
Soddisfatto invece Codacons Lecce che nei giorni scorsi aveva già denunciato gli errori commessi per anni da vari enti locali, compreso il comune di Lecce: «La linea intrapresa dal Codacons Lecce è stata pienamente sposata dal Mef, che ha condiviso i criteri di calcolo della Tari ritenuti corretti dal Codacons Lecc. A questo punto, occorre agire immediatamente per ottenere il rimborso di quanto versato in eccesso dal 2014, anno di istituzione della Tari, sino ad oggi». E per far questo è necessario essere in possesso degli avvisi di pagamento e delle ricevute.
Non è convinto che il gioco valga la candela invece Adoc: «Noi siamo in una fase di studio e di esame e stiamo visionando tutte fatture degli utenti - ha commentato il presidente Alessandro Presicce - Credo che Lecce non abbia effettuato calcoli che non fossero legittimati da interpretazione plausibile della norma. Tuttavia - conclude - calcolando costi e benefici, qualora si dovesse ricorrere alla commissione tributaria, non ci siamo con i costi».

Palazzo Carafa fa i conti: ecco la media da restituire
Palazzo Carafa ha sbagliato, ed è pronto a rimborsare gli utenti. Solo quelli ai quali è stata calcolata in maniera erronea la quota variabile. Cosa si intende: per calcolare la tassa sui rifiuti - Tari dal 2014 - per le utenze domestiche è necessario calcolare una quota fissa che deriva dal calcolo delle aliquote per metro quadrato e da una quota variabile data dal numero degli occupanti. Insomma più si è in casa più si produce spazzatura. Alle utenze domestiche si devono aggiungere le cosiddette pertinenze - box, garage, cantine - per le quali si moltiplica l’aliquota fissa per la metratura. Ed è proprio sulla quota variabile che si è innescato il caos. Fino a questo momento i Comuni italiani hanno agito in maniera differente. Milano, per esempio a ribaltato il numero di occupanti anche sulle pertinenze facendo lievitare la tassa, altri Comuni - come Nardò per esempio - non lo hanno fatto, mentre il Palazzo Carafa ha calcolato le pertinenze immaginando un solo occupante. Un errore che il comune leccese oggi ha la certezza di aver commesso dopo la circolare del ministero secondo cui, appunto, il computo della quota variabile va effettuato una sola volta in relazione alla superficie totale e non anche alle pertinenze. Da qui i rimborsi. Cifre che sembrano non essere poi così esagerate ma che gli uffici comunali stanno ancora calcolando.
A conti fatti però Palazzo Carafa si troverà a dover restituire in media 50 euro all’anno per utente. Il perché è presto detto. Se un utente è proprietario di un immobile di 50 metri quadrati in cui vivono 4 occupanti pagherà 83,50 di parte fissa (e cioé 50 mq per 1,67 di aliquota) a cui si aggiunge la parte variabile di 123,06 euro (per 4 occupanti) lasciando nelle casse comunali 206,56 euro. In caso avesse anche un box o una cantina di 20 metri quadrati pagherebbe 80,74 euro, somma data da 24,80 per il venti metri di pertinenza in base all’aliquota all’1,24 (e cioé 24,80) e 55,94 euro di quota variabile che il comune di Lecce ha calcolato per un occupante. Si tratta di 55,94 euro che non cambiano in casi di pertinenze di metrature superiori. A variare sarebbe soltanto la parte fissa data in base al numero degli occupanti dell’abitazione. Da qui i 50 euro, centesimo più centesimo meno che Palazzo Carafa una volta ricevuto le linee guida del ministero dovrebbe trovarsi a restituire sempre su richiesta dell’utente che dovrà dimostrare l’importo che l’ente deve restituirgli.
Le istanze di rimborso - scrivono da Palazzo Carafa - dovranno essere proposte entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento e dovranno contenere tutti i dati necessari a identificare il contribuente, l’importo versato e quello di cui si chiede il rimborso, nonché i dati identificativi della pertinenza che è stata computata erroneamente nel calcolo della Tari.
«Credo che il Comune di Lecce dovrà procedere al rimborso facilitando l’operazione rimborso a tutti coloro che ne hanno diritto», ha detto il capogruppo del Partito Democratico Antonio Rotundo.
E sulla vicenda è intervenuto anche Attilio Monosi, ex assessore ai Tributi di Palazzo Carafa che ha chiarito: «Per quanto concerne infine l’applicazione della quota variabile anche sulla pertinenza ricordo che l’ufficio tributi, in sede di prima applicazione, fu assistito da un consulente che operò con il Ministero ai fini del passaggio dalla Tares alla TariI. Tale orientamento fu successivamente sposato anche da Anci. È inoltre indispensabile ricordare che il piano finanziario della TARI non porta utili al Comune e pertanto il suo saldo è sempre pari a zero - ha detto Monosi - Ciò vuol dire che il minor costo per la tassa rifiuti sopportato da una categoria di contribuenti si riflette in senso negativo sugli altri. Quindi in sintesi il contribuente che avrà eventualmente diritto ad un rimborso per quanto pagato in più negli anni precedenti dovrà versare una maggior quota di parte variabile sulla Tari del 2018 sugli immobili diversi dalle pertinenze. È come togliersi i soldi da una tasca per metterseli nell’altra»
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA