Lecce intitola una strada a Sergio Ramelli “e a tutte le vittime dell'odio”, insorgono le associazioni: «Icona dei neofascisti, Salvemini faccia dietrofront»

Lecce intitola una strada a Sergio Ramelli “e a tutte le vittime dell'odio”, insorgono le associazioni: «Icona dei neofascisti, Salvemini faccia dietrofront»
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Sabato 29 Maggio 2021, 19:11 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 11:48

Prima la discussione che ha rischiato di accendersi, poi il (delicato) punto di equilibrio. Dei consiglieri di centrodestra la mozione di partenza portata ieri in Consiglio comunale, a Lecce: intitolare una piazzetta della città a Sergio Ramelli, il giovane studente di destra barbaramente ucciso a Milano nel 1975 da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia. Uno dei casi più divisivi della storia repubblicana degli Anni di piombo, come confermato dalle manifestazioni che ripetutamente si tengono ogni anno in Italia (l’ultima nel capoluogo lombardo lo scorso aprile). E rischiava di dividersi anche Palazzo Carafa nel punto all’ordine del giorno di ieri in aula.

L'accordo

Poi, la convergenza sulla mediazione proposta da Sergio Della Giorgia, capogruppo di Civica: «È passata la mia proposta di estendere l’intitolazione della via a “Sergio Ramelli” a “Sergio Ramelli e a tutte le vittime dell’odio politico”. Per coltivare il ricordo di un innocente ucciso barbaramente per motivi politici, e in un periodo buio della nostra democrazia, e con lui tutti coloro che persero la vita solo per le loro idee politiche. L’estensione dell’intitolazione della via - ha spiegato Della Giorgia - serve per evitare che qualcuno possa strumentalizzare la piazza che gli verrà dedicata e che, invece, deve essere un luogo di vera pacificazione». La mozione era stata firmata da tutti i consiglieri di centrodestra: l’area è una piazzetta antistante via Bellini, in zona Casermette. La nuova ed estensiva denominazione è passata all’unanimità. Astenuto solo Ernesto Mola per motivi «regolamentari».

Chi era Sergio Ramelli


Ramelli era uno studente di 19 anni del Fronte della Gioventù e fu aggredito da un gruppo di militanti dell’estrema sinistra legati ad Avanguardia operaia formato da Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari. Ramelli morì il 29 aprile 1975, oltre un mese e mezzo dopo l’aggressione, a causa dei traumi riportati.

I responsabili furono identificati solo dieci anni dopo e riconosciuti responsabili di omicidio volontario.

La polemica

Se in aula si è riusciti a trovare un accordo, non così fuori di essa. Di «grave scelta remissiva» parlano infatti Anpi, Arci, Cgil, Udu, Link e Uds, in un comunicato congiunto con il quale «prendono le distanze da questa ambigua decisione e chiedono un immediato dietrofront. Riteniamo grave e inappropriata - scrivono - la decisione della Giunta comunale di Lecce (si tratta, in realtà, dell'approvazione di una mozione presentata dalla minoranza in Consiglio comunale, non in Giunta, ndr) di approvare la richiesta dei consiglieri della destra di titolare una piazzetta a Sergio Ramelli, il giovane neofascista di Milano che nel 1975 morì in seguito a un’aggressione sotto casa». 

«L’aggiunta “a tutte le vittime di odio politico” non mitiga affatto la cosa - proseguono -, anzi la arricchisce di una retorica pacificatrice del tutto pelosa. Quella stagione di conflitto sociale ebbe certo numerose vittime di stragi e di aggressioni squadristiche, e la pietas per un ragazzo di 18 anni è dovuta, ma è fuorviante e banale parlare di indistinta violenza. La realtà di fatto è che attorno a quella che è diventata una icona del culto dei neofascisti, a Milano, e non solo, officiato con tanto di saluti romani e di urla “presente!” nella ricorrenza, c’è il tentativo di sdoganare una vulgata di pacificazione, la volontà della destra estrema di vittimizzarsi, negando il suo ruolo nelle stragi e nei numerosi omicidi verso operai, studenti, militanti antifascisti, gente comune. Vogliono atteggiarsi a martiri della libertà, a veri patrioti, e questo non gli va concesso. Inoltre questa decisione aggreverebbe ulteriormente la toponomastica fascista in città: Via Giorgio Almirante, Via Ettore Muti, Via Vittime Acca Larentia, Via Predappio, altrettante titolazioni che andrebbero soltanto abolite. Chiediamo pertanto alla Giunta comunale cittadina di recedere immediatamente da questa ambigua decisione, di non dimostrarsi remissiva alle richieste della destra politica». 

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