Porto Cesareo, l'interesse del clan Politi nel locale dei vip

Porto Cesareo, l'interesse del clan Politi nel locale dei vip
di Roberta GRASSI
4 Minuti di Lettura
Martedì 16 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:04

Quote societarie e prestanome. Fatture false per operazioni inesistenti. Iva evasa. Soldi da investire. Un salto in alto della Scu nell’economia legale. La ricostruzione è contenuta nell’ultima inchiesta dei carabinieri del Ros e del pm della Dda di Lecce Carmen Ruggiero e tira in ballo anche persone non indagate, quindi del tutto estranee, per una sorta di passaggio temporaneo nella compagine. 
E nel capitolo dedicato agli interessi della Scu nelle imprese, interessi che sarebbero comunque partiti dal gruppo Politi, sono anche citate conversazioni ritenute interessanti dagli inquirenti che fanno cenno a partecipazioni di Politi in una importante azienda di surgelati e in una nota cantina salentina.

La droga nel locale 

Oltre che nell’Isola Beach, locale di Porto Cesareo a cui è dedicato un intero capitolo dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri dai carabinieri del Ros. Isola Beach è citata nella parte che riguarda lo smercio di droga, laddove si sostiene che Pierpaolo Panarese avrebbe ricevuto «quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina da cedere a terzi all’interno del locale».
Ma si fa cenno anche alle partecipazioni societarie. Tra cui quella dell’ex calciatore Graziano Pellè, attaccante 37enne che ha giocato in Nazionale, che ha poi rinunciato a qualsiasi business in terra salentina, abbandonando la partecipazione all’impresa. Tanto che Pellè, giova sottolinearlo, è del tutto estraneo all’inchiesta.
«Pierpaolo Panarese - si legge - partecipe del clan era socio dell’Isola Beach che gestiva le attività economiche costituite da un ristorante, discoteca con stabilimento balneare». «Nello stabilimento - è specificato - gestito dalla società ”Isola beach s.r.l.” inizialmente di proprietà per l’80% di Panarese e per il 20% della “Nice life S.r.l.” amministrata dal noto calciatore cognato di Francesco Politi, (detto Checco), nella stagione estiva del 2016, erano state eseguite importanti e significative opere di ammodernamento e migliorie, con l’installazione di strutture amovibili (gazebo, chiosco bar, pedane in legno, strutture ombreggianti), sistemazione delle aree esterne (aiuole, muretti, camminamenti e pavimentazioni), realizzazione di una piscina di pregiata manifattura e rifinitura in una vasca in calcestruzzo già esistente, funzionali e di ornamento al complesso turistico».

Si parla di aumenti di quote e di contatti telefonici. Di accordi di vario genere, poi cessati del tutto nel 2020. Ciò rafforzerebbe, a parere del gip Liguori, la tesi secondo cui l’associazione di stampo mafioso in questione avrebbe messo le mani su alcune attività di grido. Riuscendo in quella forma di inabissamento che gli esperti sostengono sia ormai costitutiva della nuova Scu. Una sorta di ingresso nell’economia legale che contribuisce, a parere degli investigatori, a rafforzare anche il “potere” e la forza di intimidazione delle associazioni che non si distinguono più dalla parte sana della società. 

Le infiltrazioni dei clan

Secondo il gip, in conclusione, la ricostruzione dei passaggi societari dell’Isola Beach, dimostrerebbe l’interesse della Scu a «infiltrarsi nel tessuto economico locale attraverso la gestione di talune attività commerciali. Le conversazioni intercettate, unitamente ai servizi di appostamento e agli accertamenti in ordine alla compagine sociale di Isola beach hanno confermato la ricostruzione dei fatti illustrata dal pm in forza della quale si può affermare che la struttura fosse gestita da Pierpaolo Panarese, che i fratelli Politi avevano una partecipazione nella stessa, che colui che inizialmente aveva investito il capitale maggiore, Graziano Pellè, era uscito dalla compagine sociale con la mediazione di Tarantino». 
«Risulta così condivisibile - conclude il giudice - la tesi secondo la quale la gestione di attività ricettive e, in particolare, del disco-pub “Isola beach” di Porto Cesareo rientrasse tra quelle riconducibili alla “frangia” dell’associazione facente capo a Saulle Politi». Personaggio di spicco, con partecipazioni, dicono di lui, anche in altro genere di aziende locali. Tesi che non ha conferme, né riscontri diretti. E su cui ci sono in corso ulteriori approfondimenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA