Sant'Oronzo/ L’uomo di bianco vestito e le schiere dei maligni. E le luminarie? “Da casa”

Sant'Oronzo/ L’uomo di bianco vestito e le schiere dei maligni. E le luminarie? “Da casa”
di Leda CESARI
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Venerdì 26 Agosto 2022, 21:49 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 22:18

«Questi che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?» Risposta: «Sono quelli che vengono dalla Grande Tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»: Apocalisse 7,13. Ora, considerati i tempi abbastanza finali che stiamo vivendo, e senza minimamente voler essere blasfemi - tanto più che occasione di scrittura è la festa patronale di Sant’Oronzo, Giusto e Fortunato - quale Tribolazione più Grande, in effetti, che quella di governare la città di Lecce, piccola di confini ma immensa - enorme - per capacità di polemica, insinuazione, chiacchiericcio? 
Una città che trova sempre da ridire (e da ridere), ecco: una città che approfitta pure di Sant’Oronzo, Giusto e Fortunato per disquisire ancora una volta sul look total white del sindaco Carlo Salvemini, per esempio, e per avanzare congetture al riguardo. Qualcuno, dimentico per un attimo del suo fiero spirito laico (e diciamo pure ateo, senza cadere nella trappola di un dilagante politically correct), ha lanciato ipotesi inquietanti dopo la sua uscita pubblica - sempre candido come un cherubino - per il tradizionale saluto santoronzesco all’Arcivescovo, rammentando appunto le parole dell’Apocalisse: non si sarà convertito? I più maligni invece, insinuano sia quello il modo per rafforzare l’asse già di ferro, assai evidente in ogni occasione di compartecipazione agli eventi cittadini, con l’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia. Una sorta insomma di persuasione subliminale nei suoi confronti, posto che l’arcivescovo non potrebbe che essere benevolmente attento nei confronti un uomo tutto vestito di bianco: intelligenti pauca. 

 

Il cambio di look del sindaco

I Bambini di Satana - come definire altrimenti i produttori di pensieri ancor più maligni al cospetto di cotanto candore - percorrono strade interpretative ancor più tortuose: non sarà un modo per lasciar intendere a chi di dovere un suo desiderio di disimpegno politico per questi giorni di campagna elettorale? E in alternativa: non sarà anche la sortita santoronzesca “White Christmas” tassello di quella strategia inaugurata in occasione di un matrimonio - teatro della deliziosa performance danzereccia divenuta ormai virale - per recuperare un po’ di quel consenso fisiologicamente perduto dopo tre anni di amministrazione in tempi di lacrime e sangue? Un’Operazione Simpatia tout court, insomma? Vai un poco a capire. Forse di tutto un po’, oppure - al contrario - niente di tutto questo: solo un modo per contrastare il caldo, o magari per ostentare un rinnovamento di stile dopo i fasti (o nefasti) del cappellino con bermuda inalberati come una spada per il Gay Pride di metà giugno. Per mettere a tacere tutti ‘sti leccesi cui non va mai bene niente, quindi. Non il sindaco hip-hop, non il sindaco John Travolta, non il sindaco “Habemus Papam”: e che palle. Giusto qualche ora, dunque, e il look è tornato classico, e anche troppo: occasione la solenne processione del 25 pomeriggio, outfit un sobrio completo blu (gradito come San Sebastiano amava le frecce, a giudicare dall’espressione), a fare pendant con le mise classiche di assessore, presidentesse del Consiglio regionale, prefette, senatrici. E pure lì, nonostante il sacrificio, mugugni e retropensieri a iosa: troppo manichino, troppo istituzionale, “da lui mi aspetto altro”. E va bene, disse donna Irene. Andasse mai bene qualcosa a qualcuno. 
Come con le luminarie: il centro della città sfavillante, i turisti impazziti di selfie, eppure sempre un pungiglione da qualche parte.

Sui social, per esempio, dove qualcuno ha trovato da ridire su una festa a suo dire troppo contenuta, troppo sobria. E sì che il 2022, dopo due anni di purgatorio causa Covid, avrebbe dovuto rappresentare l’anno della riscossa anche con le luci della festa: ma se nel frattempo i costi dell’elettricità non fossero schizzati alle stelle, per esempio. Ma niente da fare, non si ragiona: una pioggia di malumori e di commenti social a pollice in giù, e odiosi paragoni con i lux di altre feste salentine. Chiudendo il tutto con un commento davvero al vetriolo: “Sindaco, l’anno prossimo le luminarie ce le portiamo da casa”. Un insulto mortale. Per parare altre eventuali polemiche patronali, l’assessore Marco “Urban” De Matteis, uno che non le manda a dire, si è inventato (sul suo profilo Fb) un simpatico espediente per ricordare ai suoi lamentosi concittadini che, nel Giorno del Patrono, erano sospese tutte le tariffe dei parcometri: parcheggi gratis per tutti. Non solo: improvvisandosi solerte giornalista della “Me Stesso Communication”, ha intervistato sulla festa il collega Paolo Foresio ignorando bellamente il lì accanto sindaco Carlo Salvemini, sorridente complice della scenetta, per parodiare l’incidente diplomatico verificatosi qualche giorno fa in piazza Duomo con TeleRama. E mandando un saluto “ai leccesi di Rutigliano”: quelli sì, probabilmente, meno incontentabili di quelli veri. 

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