Monosi, il “super assessore”
e la richiesta d’arresto dei pm
«Così aiutava i funzionari»

Attilio Monosi
Attilio Monosi
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Venerdì 12 Maggio 2017, 17:12 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 10:21
Da una costola dell’inchiesta sulle case popolari si scatena un’altra bufera giudiziaria a Palazzo Carafa. E travolge uno dei suoi amministratori più illustri, fino a pochi mesi fa nella rosa dei possibili candidati sindaco per il centrodestra: Attilio Monosi.
C’è anche il suo nome nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo. La Procura lo ha indagato per peculato, falso materiale aggravato e truffa aggravata. Ma «dalle indagini - scrive il gip - non emerge la prova che Attilio Monosi fosse a conoscenza dell’avvenuto pagamento indebito in favore di Saracino (...). Come visto, invece, viene portato a conoscenza direttamente da Pasquale Gorgoni. A quel punto, invece di denunciare o quantomeno attivare l’immediata procedura di recupero del denaro, ha posto in essere una serie di condotte dirette ad avallare apertamente le operazioni truffaldine poste in essere successivamente da Gorgoni e da Giuseppe Naccarelli». È in questi termini che il giudice Gallo inquadra l’accusa a Monosi di truffa in concorso con i dirigenti comunali Gorgoni e Naccarelli (sospeso dal 2013, <CF4002>ndr</CF>), con il segretario generale - e responsabile anticorruzione - Vincenzo Specchia e, ancora, con il dirigente Paolo Rollo, con l’impiegato dell’ufficio Patrimonio Maurizio Vetere e con l’imprenditore Giancarlo Saracino, titolare della Saracino costruzioni.
La vicenda che lo vedrebbe coinvolto ruota attorno ai circa 180mila euro stanziati per i lavori che l’impresa edile avrebbe dovuto eseguire nella sede leccese dello Sportello antiracket. Il pagamento - in base alla convenzione stipulata con il Viminale e alle regole previste per l’accesso ai finanziamenti nazionale Pon sicurezza - avrebbe dovuto essere effettuato direttamente dal ministero dell’Interno alla ditta. E invece a pagare ci pensò Palazzo Carafa - dice l’inchiesta - grazie soprattutto all’interessamento di Naccarelli e di Gorgoni.
Quando il problema venne a galla, tuttavia, i termini per la domanda di accesso ai fondi da inoltrare al ministero erano già scaduti. E negli uffici comunali quella richiesta, quindi, sarebbe stata falsicata, retrodatandola.
Ed è in questa fase che sarebbe intervenuto l’assessore Monosi, secondo gli inquirenti. Le carte dell’inchiesta, infatti, dicono che Monosi garantì che sarebbe intervenuto sul segretario Specchia perché questi autenticasse la firma sulla fidejussione rilasciata dalla Saracinio costruzioni al Comune. «Facciamo un giro di telefonate e sistemiamo tutto», la frase intercettata. L’autenticazione venne rilasciata il 2 maggio del 2014 su una fidejussione emessa il 10 gennaio del 2013: «Intervento, quello del Monosi, che avviene con evidenza nella piena consapevolezza della postdatazione (e falsificazione) di tutti i documenti inerenti l’appalto con la Saracino costruzioni».
Commercialista e uomo dei conti a Palazzo, Monosi è stato braccio destro del sindaco Paolo Perrone in questi anni difficili, per l’ente, dal punto di vista economico-finanziario. Sua la paternità dei bandi per le alienazioni degli immobili che hanno consentito di rimettere ordine nei conti, disastrati, del Comune capoluogo. Un passato nell’Udc, poi confluito nella squadra dei fittiani proprio grazie all’amicizia con Perrone, Monosi è molto attivo nell’associazionismo a scopi benefici. Nel 2012, accanto alle deleghe di Tributi, Bilancio e Patrimonio ha ottenuto quella alla Casa: a sua firma il primo aggiornamento della graduatoria degli aventi diritto dai lontani anni Novanta. Settore delicatissimo, la Casa, per la gestione del quale l’ormai ex assessore è finito sotto inchiesta. È stato proprio in quel momento, due anni fa, quando la Finanza gli perquisì casa e uffici, che la sua “stella” politica cominciò ad appannarsi. E il sogno di diventare sindaco, coltivato a lungo, è tornato nel cassetto.
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