Si opera per un'ernia e muore a 56 anni: due medici indagati per omicidio colposo. La telefonata alla moglie: «Mi sento male»

Si opera per un'ernia e muore a 56 anni: due medici indagati per omicidio colposo. La telefonata alla moglie: «Mi sento male»
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Venerdì 4 Giugno 2021, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 19:36

Va in ospedale per un intervento di ernia cervicale e subisce un infarto per “stress operatorio”: muore a 56 anni Giovanni De Vitis, di Lecce. I familiari hanno presentato un esposto in Procura per fare luce su quanto accaduto, il 24 maggio scorso, nella clinica Maria Cecilia Hospital di Cotignola, provincia di Ravenna. 

Dopo l’esposto presentato dai familiari della vittima, che sono assistiti da Studio3A-Valore Spa, il pubblico ministero della Procura di Ravenna, Angela Scorza, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Il sostituto procuratore, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati i due medici della struttura che hanno operato il cinquantaseienne: S. C., residente a Roma, neurochirurgo, e P. S., di Imola, cardiologo. Scorza ha infine disposto la perizia autoptica, effettuata ieri dal medico legale Matteo Tudini sul corpo del 56enne.

L'antefatto

 

Giovanni De Vitis il 16 maggio era partito da Lecce alla volta della clinica Maria Cecilia Hospital dove opera S. C., specialista in Neurochirurgia di fama che ha lavorato a lungo anche a Lecce e che lo aveva quindi seguito nelle sue problematiche legate alla cervicalgia causata da varie ernie: un intervento chirurgico, il suo, programmato da tempo. L’operazione è stata effettuata nel pomeriggio del 20 maggio, ma qualcosa deve essere andato storto: il medico stesso ha avvisato la moglie del paziente che si erano verificate delle complicazioni.

L’indomani il paziente è uscito dalla terapia intensiva, ma ai familiari, che potevano sentirlo solo per telefono, in particolare alla moglie, alla sorella e a una nipote, ha riferito di non sentirsi per niente bene lamentando insensibilità alle gambe e forti dolori alla schiena, a cui si erano presto aggiunti dolori al braccio destro e allo stomaco. Nella notte tra il 21 e il 22 maggio De Vitis è stato colpito da un infarto e ha subìto un intervento urgente di angioplastica, venendo quindi ricoverato nella terapia intensiva del reparto di Cardiologia della stessa clinica. Un infarto dovuto, a quanto avrebbe riferito ai congiunti del paziente un medico della Cardiologia, a uno “stress operatorio” collegato al primo intervento.

Lo stesso dottore ha inoltre informato i familiari che l’operazione era stata eseguita ad una sola coronaria consigliando di intervenire anche sull’altra, che pure non era in buone condizioni, ma senza dare carattere d’urgenza a questa ulteriore angioplastica, a cui si sarebbe potuto sottoporre anche a Lecce, una volta dimesso e tornato a casa.

La telefonata ai familiari: "Sto male"

Il peggio pareva passato, tanto che il 23 maggio il cinquantaseienne è uscito dalla terapia intensiva cardiologica ed è stato trasferito in corsia. Ma De Vitis ha continuato a stare male e non ha nascosto le sue preoccupazioni per il proprio stato di salute ai parenti che gli hanno telefonato, accusando forti dolori e gonfiore all’addome: gli era anche salita la febbre e, dopo che gli era stato applicato il catetere, presentava una notevole fuoriuscita di sangue nelle urine. E infatti in serata ha riferito alla sorella che i medici, contrariamente alle indicazioni iniziali, erano decisi a operarlo anche all’altra coronaria. Ma non c’è stato il tempo, nel primo pomeriggio di lunedì 24 maggio la moglie del cinquantaseienne ha ricevuto dall’ospedale la telefonata choc che gli comunicava il decesso del marito.

Una notizia che ha sconvolto i suoi familiari, che si sono così presentati alla stazione dei carabinieri di Lecce esponendo i fatti e chiedendo all’autorità giudiziaria di acquisire tutta la documentazione clinica e disporre tutti gli accertamenti ritenuti necessari per chiarire la cause della morte ed appurare eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il loro caro. Richieste riscontrate dalla Procura di Ravenna competente per territorio, con l’apertura di un fascicolo e gli atti conseguenti che si spera possano fare al più presto piena luce su questa tragedia.

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