Crolla la qualità della vita. Laureati ma disoccupati: Salento tra le “cenerentole”

Crolla la qualità della vita. Laureati ma disoccupati: Salento tra le “cenerentole”
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 28 Novembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:43
Nel Salento si vive male. E, soprattutto, peggio rispetto allo scorso anno. Parlano i numeri della classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore: un vero e proprio crollo della provincia di Lecce, che perde ulteriori posizioni collocandosi definitivamente al 104° posto (su 110) fra le “cenerentole” d’Italia. Secondo il quotidiano economico e finanziario si vive peggio solo a Salerno, Brindisi (106° posto), Napoli, Reggio Calabria, Taranto (109° posto) e Caserta. Rispetto a questa parte di Sud, il Nord di Belluno (prima), Aosta, Sondrio, Bolzano e Trento è un’oasi: c’è ricchezza, i consumi volano, i giovani trovano lavoro, l’aria è pulita, la popolazione aumenta, diminuisce la criminalità e gli spazi per la cultura si moltiplicano. 
Nord nelle prime posizioni e Sud in maglia nera: è sintesi confermata anche dalla classifica di ItaliaOggi7 ma con qualche differenza che ci riguarda da vicino: a differenza del Sole 24 Ore, infatti, qui il Salento si trova all’86° posto (su 110) ed è in crescita di tre posizioni rispetto al 2016. Più in alto - si fa per dire - anche di Foggia, Pescara, Bari, Catania e Trapani.
“Ranking” tutt’altro che da favola, quindi. Analizziamolo in dettaglio, partendo dalla classifica del Sole 24 Ore che lo determina in ordine a 6 macroaree: “ricchezza e consumi”, “lavoro e innovazione”, “ambiente e servizi”, “demografia e società”, “giustizia e sicurezza” e “cultura e tempo libero”. Volendo essere ottimisti, diciamo subito che non tutto peggiora. Tanto “ambiente e servizi” quanto “cultura e tempo libero” segnano, infatti, una performance in miglioramento, seppur ancora molto ma molto precario è il risultato finale. 
Per “ricchezza e consumi”, il passo avanti non c’è, anzi. Lecce risulta, infatti, più povera: dista ben 97 posizioni da Milano (prima). Il Pil (100) è in caduta verticale, le pensioni sono leggerissime (101) e la propensione agli acquisti on-line è quasi inesistente. 
Nel campo del “lavoro e innovazione” il crollo è totale. Il Salento è 107°: poche imprese, bassissimo livello di occupazione, pochissimi impieghi su depositi, quota export su Pil irrilevante, nettissima differenza tra le retribuzioni di uomini e donne e tasso di disoccupazione giovanile da brivido. Solo le “start up innovative” accorciano la classifica.
 
Ma, sorprendentemente, anche la “banda larga” fa sperare: Salento 18° posto in Italia. L’indice è incluso nella graduatoria “ambiente e servizi” dove, pur in ripesa, comunque, il Salento è molto in basso (91), in ragione di un ecosistema urbano assai vulnerabile, di una sostenuta emigrazione ospedaliera, di una bassissima spesa sociale, di una elevata spesa in farmaci e di un drammatico consumo di suolo. Trend non entusiasmante ma non privo di sorprese anche in tema di “demografia e società” (94°). Scorrendo la relativa graduatoria si scopre, infatti, che se la densità demografica è elevata e l’indice di natalità è basso (79) o, ancora, che se l’indice di vecchiaia è medio come anche il saldo migratorio interno, il numero di laureati per provincia di residenza è tra i più altri d’Italia (4°), sebbene il numero medio di anni di studio sia tra i più bassi. Anche “giustizia e sicurezza” perdono posizioni ma, di fatto, è il capitolo che premia maggiormente gli sforzi del territorio. Il Salento è, infatti, al 61° posto, prima delle altre province pugliesi. E’ medio-basso il numero di rapine e di furti in abitazione ogni 100mila abitanti, basso quello di truffe e frodi informatiche e ancora più basso quello di scippi e borseggi (13°). A preoccupare sono i furti di autovetture e l’elevatissimo livello di litigiosità. Infine, “cultura e tempo libero” che, come “ambiente e servizi”, migliora. Il Salento ha un buon numero di librerie e di sale cinematografiche ma, forse un po’ a sorpresa, non ha poi così tanti bar e ristoranti (67°). Ancora più basso è il numero degli spettacoli ogni 100mila abitanti (84°). Crolla l’indice di sportività (95°).
E’ un Salento al “buio” anche su ItaliaOggi che, però, intravede qualche luce in più del “Sole”, sebbene in tutta la Puglia parli di una qualità della vita «insufficiente», l’ultimo grado della scala di giudizio. In questo caso, le macroaree sono 9: “affari e lavoro”, “ambiente”, “criminalità”, “disagio sociale”, “popolazione”, “servizi finanziari”, “sistema salute”, “tempo libero” e ”tenore di vita”.
Pur molto deboli, “affari e lavoro” migliorano. Il Salento è 99° (era 101°). Un po’ meglio il territorio fa in termini di “ambiente” (81°): è elevatissima la concentrazione di biossido d’azoto e molto alto il numero di giorni di superamento della soglia di polveri sottili (PM10); c’è pure un’’elevata dispersione idrica. Buono il numero di piste ciclabili (25°), bassissimo il livello di verde pubblico, dell’uso del trasporto pubblico e della raccolta differenziata. Come il “Sole”, anche ItaliaOggi registra un livello accettabile di “sicurezza” sul territorio (33°). Abbastanza basso è il numero di tutti i reati contro la persona, medio quello connesso al traffico di stupefacenti ed elevato il numero di furti d’auto. A far la differenza, in termini di “criminalità”, sono soprattutto le estorsioni. Aumenta il “disagio sociale”. In questo caso Lecce perde 50 posizioni (è all’85° posto) in ragione, soprattutto, del numero di morti per tumore e incidente stradale e dell’elevato tasso di disoccupazione. Un buon andamento il Salento lo evidenzia per la “popolazione” (48°): è basso il livello di emigrati ed elevato il numero di componenti per famiglia. Per “servizi finanziari” torna, invece, insufficiente la performance (86). Stesso discorso per il “sistema salute” (79), che perde 15 posizioni. E’ molto sottodimensionato il personale medico e infermieristico, pochissime le attrezzature diagnostiche, pochissimi i posti letto in rianimazione e terapia intensiva e pochissime le Tac per 1000 abitanti. Il Salento non primeggia nemmeno per “tempo libero” ma migliora (da 90 a 89°): è ritenuto insufficiente anche il numero di strutture dedicate al turismo (99°). Pochissimi i ristoranti e ancora meno sono i bar e le caffetterie, le palestre e le associazioni ricreative, artistiche e culturali. Meglio le sale cinematografiche e le librerie. La graduatoria si chiude con il “tenore di vita”, giudicato scarso (65°). Perché? E’ basso il valore aggiunto pro capite, la spesa media pro capite, l’importo medio mensile delle pensioni e il livello dei depositi bancari.
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