Promessa sposa a 10 anni litiga con il papà e si taglia i polsi

Promessa sposa a 10 anni litiga con il papà e si taglia i polsi
di Mino Marinazzo
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Venerdì 11 Maggio 2018, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 17:41
Promessa sposa a 10 anni. Un matrimonio combinato dai genitori con un lontano parente della loro cerchia familiare. Ed ora che la figlia di anni ne ha 14, il sì sull’altare potrebbe essere prossimo. A patto di tornare per qualche giorno della loro terra d’origine, lo Sri Lanka, dove i matrimoni combinati sono regolati dal codice civile che non lascia alla donna alcuna possibilità di scegliere. Per poi rientrare in Italia ed attendere che la ragazza compia i 18 anni. E scegliere se ratificare l’unione.
Un mondo, una cultura e delle consuetudini che non sono state intaccate dalla permanenza in Italia e a Lecce della famiglia srilankese che un mese fa si è vista sottrarre la figlia dai Servizi sociali del Comune, per affidarla ad una comunità di ecclesiastiche.
E’ la ragazza che si è procurata dei tagli ai polsi. La ragazza nata e cresciuta in città. In bilico tra l’educazione e le tradizioni della famiglia con la libertà che ha respirato a pieni polmoni per strada, a scuola e fra gli amici. Una studentessa vittima di un forte contrasto interiore. Una ragazza che vorrebbe fare la sua strada, libera dal vincolo del matrimonio.
Si complica, dunque, il caso valutato in queste ore dal giudice del Tribunale per i minorenni, Silvia Minerva, per stabilire se convalidare o meno il provvedimento di allontanamento adottato dai Servizi sociali. Si complica perché la stessa insegnante della ragazza che aveva innescato il procedimento a tutela della minore, con una relazione stilata dopo le confessioni ricevute in privato dall’allieva, ha scritto di nuovo.
Perché intanto ha raccolto nuove confessioni. La ragazza sta continuando a frequentare regolarmente la scuola ed ha trovato in questa professoressa una persona, come nessun’altra, capace di ascoltarla e di starle vicina. E se un mese fa le svelò che quegli atti di autolesionismo visibili su un polso erano stati scatenati dal pessimo rapporto con il padre ed in particolare perché le aveva tolto lo smartphone, recentemente ha svelato la storia che le starebbe tormentando la vita. E che ha compromesso il rapporto con il genitore. La storia che lo avrebbe fatto diventare vigile e fiscale sull’uso dello smartphone e dei social.
Il matrimonio combinato. Tutto deciso ed ufficializzato. Ratificato recentemente con una festa che ha sancito il vincolo con l’uomo scelto per lei dai genitori. I suoi interessi invece sarebbero altri. E altri pensieri. Pensieri di una ragazza di 14 anni. Come le sue amiche. E come le sue compagne di classe. Chat, social network, sognare un futuro di studio e di lavoro, di autodeterminazione. E poi lo svago ed il divertimento, soprattutto ora che si sta avvicinando la fine della scuola.
E lo smartphone? Lo strumento - lo sta valutando in queste ore il giudice del Tribunale per in minorenni - per frenare la tendenza a vivere fuori dalle regole e dalle tradizioni della famiglia. Per stare in contatto continuo, in altre parole, con il mondo occidentale.
Il padre glielo avrebbe “sequestrato” convinto che la ragazza chattasse con qualche coetaneo. Un amico con il quale avrebbe un rapporto più confidenziale, più tenero. Forse il “fidanzatino”.
Una storia insomma, come tante altre emerse in questi anni in Italia. Alcune, anche piuttosto recenti, con esiti drammatici. E che vanno ad interessare la sfera sociale, per i problemi di integrazione culturale degli immigrati. Come, del resto, accadeva agli italiani che all’inizio del 900 emigravano negli Stati Uniti portandosi dietro regole della loro cultura ritenute già allora arcaiche e superate. Un esempio che vale ancora oggi per molti casi del genere.
Dunque, al di là dei binari delle procedure civili previste per i minori dal codice, il Tribunale si trova nella situazione di dover tutelare la volontà della ragazza di non restare vincolata a regole non riconosciute in Italia. Regole che appartengono al mondo dei genitori. E non al suo. Con i conflitti che ne conseguono.
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