Professori senza titolo: sette condanne. Maltrattamenti in classe: la maestra risarcirà 30mila euro alle famiglie

Dall’istruttoria dei giudici è emersa l’esistenza di un’organizzazione che predisponeva falsi titoli di studio e si occupava persino della compilazione delle domande e dell’indicazione delle scuole a cui indirizzarle

Professori senza titolo: sette condanne. Maltrattamenti in classe: la maestra risarcirà 30mila euro alle famiglie
di Pierangelo TEMPESTA
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Giovedì 2 Marzo 2023, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 08:22

Docenti che insegnano senza avere il titolo di studio necessario, maestre che maltrattano i bambini, professori universitari che svolgono attività incompatibili con il loro incarico. La Corte dei Conti batte cassa e ottiene risarcimenti per decine di migliaia di euro da lavoratori pugliesi del mondo della scuola implicati in procedimenti penali o amministrativi. I dati sono stati illustrati nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti della Puglia. Sette docenti sono stati condannati per aver svolto incarichi di insegnamento ottenuti mediante falsi titoli di studio. Dall’istruttoria svolta dai giudici è emersa l’esistenza di un’organizzazione che predisponeva falsi titoli di studio e si occupava persino della compilazione delle domande e dell’indicazione delle scuole a cui indirizzarle. La Corte dei Conti ha quindi chiesto agli insegnanti la restituzione degli stipendi percepiti indebitamente e il risarcimento del danno causato all’immagine del Ministero. Altri due docenti, poi, sono stati accusati di aver percepito, senza i titoli abilitativi necessari, stipendi per circa 12mila euro ciascuno. 

Le retribuzioni devono essere restituite


Si tratta, sottolinea la Corte dei Conti, di retribuzioni che devono essere restituite anche se l’attività lavorativa è stata svolta, proprio perché alla base della stipula del contratto di lavoro ci deve essere il possesso dei requisiti richiesti dalla normativa vigente.

Un altro giudizio ha riguardato un docente leccese accusato di aver provocato un danno erariale di quasi 40mila euro. In seguito ad un infortunio che aveva coinvolto uno studente di un istituto superiore durante una lezione di Educazione fisica, i genitori dell’alunno avevano chiesto al Tribunale civile la condanna del Ministero dell’Istruzione al risarcimento dei danni. Il giudice ordinario aveva accertato che l’infortunio era avvenuto in seguito a una condotta gravemente colposa tenuta dal docente e, quindi, aveva condannato il Ministero al risarcimento. La Corte dei Conti, acquisiti tutti gli atti, ha considerato la responsabilità amministrativa del docente e lo ha citato in giudizio, chiedendogli il pagamento del danno erariale. Con la procedura agevolata, poi, il professore ha ottenuto di restituire solo seimila euro a fronte dei quasi 40mila richiesti.

C’è un retroscena ancora più triste, poi, dietro al risarcimento di quasi 30mila euro che la Corte dei Conti ha incassato da una docente pugliese. L’insegnante in questione, infatti, era stata condannata in via definitiva per maltrattamenti nei confronti degli alunni del primo anno di una scuola dell’Infanzia. La Sezione giurisdizionale per la Puglia ha accolto parzialmente la domanda della Procura della Corte di Conti finalizzata ad ottenere il risarcimento per il danno indiretto subito dal Ministero dell’Istruzione, che nel processo penale era al tempo stesso parte offesa e responsabile civile. A fronte di un esborso, da parte dello Stato, nei confronti delle famiglie dei piccoli alunni, di 59.800 euro, l’insegnante è stata condannata al pagamento di circa 30mila euro. A determinare la riduzione, il fatto che i dirigenti scolastici dei plessi in cui aveva lavorato in precedenza la docente non avevano adottato i necessari provvedimenti, nonostante le ripetute segnalazioni di comportamenti poco consoni. I procedimenti che vedono il coinvolgimento della Corte dei Conti non risparmiano neanche il mondo accademico.

Il docente universitario

Nei confronti di un docente universitario, infatti, la Procura della Corte dei Conti ha contestato, per un importo di poco più di 56mila euro, lo svolgimento di attività incompatibili con quella accademica. I giudici hanno accusato il professore di aver agito con negligenza nello svolgimento di attività assolutamente incompatibili con lo status di docente universitario e nella mancata comunicazione delle attività extra all’Università. Un comportamento che la Corte ha ritenuto commesso con colpa grave, perché, nello stesso periodo, il professore aveva regolarmente chiesto e ottenuto l’autorizzazione ad assumere alcuni incarichi e, quindi, era perfettamente a conoscenza della normativa alla quale attenersi. «Deve essere ben nota ad un docente universitario - sono le parole della Corte dei Conti - la normativa che disciplina il proprio regime giuridico e la necessità di dover richiedere l’autorizzazione per effettuare alcuni incarichi, ed era sicuramente ben nota al convenuto, tanto che per una serie di altri incarichi, anche coevi a quelli in rilievo, l’autorizzazione è stata chiesta e ottenuta».
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