Filobus e Via Brenta-bis, la Procura in campo per evitare la prescrizione

Filobus e Via Brenta-bis, la Procura in campo per evitare la prescrizione
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 31 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:21
Anche il processo bis sulla compravendita dei palazzi di via Brenta e quello sulle tangenti contestate nella progettazione del filobus al centro delle priorità della Procura di Lecce. Il sollecito arrivato la settimana scorsa dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi a definire il processo che contesta la concussione a 14 poliziotti della Stradale, non è un caso isolato. 
l nuovo corso dettato dal capo della Procura, Leonardo Leone de Castris, sin dall’insediamento del 21 aprile scorso, tocca anche altri due processi su reati contro la pubblica amministrazione. Sull’impiego, in altre parole, del denaro versato dai cittadini.
Nelle indicazioni fornite alla squadra di pubblici ministeri il procuratore de Castris ha posto tre priorità. Primo: la definizione di processi e di inchieste la cui genesi risale ad anni addietro. Troppi anni, secondo la Procura. La seconda indicazione riguarda l’attenzione ai fascicoli, ed ai processi, sui reati contro l’amministrazione, e qui l’obiettivo è quello di scongiurare che la prescrizione vanifichi il lavoro di anni insieme con il diritto del cittadino di sapere se l’amministratore o il pubblico ufficiale abbiano avuto una condotta da punire. La terza indicazione, infine, è un sollecito a seguire dall’inizio alla fine, senza delegare ad altri colleghi o ai vice procuratori onorari, i processi sui reati contro la pubblica amministrazione. Anche per opporsi alle eventuali strategie difensive basate sulla richiesta di rinvii con l’obiettivo di arrivare alla prescrizione.
Indicazioni che sembrano calzare a pennello sia per il processo sul filobus sia per il processo-bis sui palazzi di via Brenta. Nel primo caso i fatti contestati sono collocati nel 2005 fino al 2009: l’ex consulente giuridico dell’ex sindaco Adriana Poli Bortone, Massimo Buonerba, 66 anni, deve difendersi dall’accusa di peculato. Buonerba, secondo l’accusa, avrebbe intascato due “tangenti da 186mila euro e da 473mila 520 euro, dal progettista del filobus”. Cioè dall’ingegnere Giordano Franceschini. E’ l’accusa legata all’arresto nel 2011 al professor Buonerba e ad altri nel blitz della Guardia di finanza. Altri per i quali gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Milano per competenza.
 
Per il solo Buonerba l’avviso di conclusione delle indagini è arrivato nel 2015.
Poi, un anno dopo la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Istanza accolta il 3 marzo scorso dal gip Giovanni Gallo. La prima udienza è stata rinviata, si torna in aula il 10 novembre per discutere le eccezioni preliminare. In pratica l’istruttoria non è iniziata. Rischio prescrizione? No, se la sentenza dovesse riguardare l’ipotesi di peculato. Sì, se quel reato dovesse essere derubricato.
Un problema che riguarda anche il processo Via Brenta-bis. Anche se in questo caso la sentenza sembra ormai prossima: venerdì, davanti ai giudici della seconda sezione penale, discuterà il pubblico ministero Maria Vallefuoco diventata titolare del fascicolo dopo la promozione a capo della Procura di Brindisi del collega Antonio De Donno. Il 10 novembre toccherà alle difese. Si parlerà di peculato e anche di abuso di ufficio. E si tratta di verificare se ci siano state responsabilità di natura penale sull’acquisto dei due palazzi diventati sede della giustizia civile e che ha visto Palazzo Carafa impegnarsi al pagamento di rate per complessivi 60 milioni di euro. Imputati l’ex sindaco Poli Bortone, 74 anni, di Lecce; l’ex dirigente comunale Giuseppe Naccarelli, 46 anni, di Veglie; l’ex assessore Ennio De Leo, 66 anni, originario di San Pietro in Lama; lo stesso Massimo Buonerba; il costruttore Pietro Guagnano, 75 anni, di Lecce, titolare della Socoge; Vincenzo Gallo, 59 anni, originario di Taranto, funzionario della Selmabipiemme; Fabio Mungai, 57 anni, di Milano, dirigente della Selmabipiemme; e Maurizio Ricercato, 57 anni, tecnico comunale.
Il processo bis nasce dalla decisione del giudice del primo processo, Stefano Sernia, di ravvisare il peculato piuttosto che la truffa e, dunque, di competenza di un collegio e non di un giudice monocratico. E di inviare gli atti in Procura per la Poli Bortone e per il segretario comunale Domenico Maresca (posizione poi archiviata). Anche questi fatti di oltre dieci anni fa. E tenuto conto che un processo viene definito in tre gradi di giudizio, il rischio prescrizione esiste. Per il filobus e per “via Brenta bis”. 
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