Lecce, mille gli analfabeti. E il 20% dei ragazzi abbandona la scuola alle superiori

Lecce, mille gli analfabeti. E il 20% dei ragazzi abbandona la scuola alle superiori
di Maddalena MONGIò
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Martedì 27 Aprile 2021, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 17:51

Reddito pro capite del capoluogo di provincia pari a 14.218 euro, quasi mille analfabeti e circa il 20 per cento degli studenti abbandona gli studi durante la frequenza delle superiori. Uno spaccato che racconta come la povertà educativa sia una vera e propria emergenza che il Covid ha esasperato e amplificato.
Da qui il messaggio netto e forte del professor Pier Giuseppe Ellerani, docente di Didattica e Pedagogia speciale a UniSalento: «Il Salento ha le opportunità per superare la povertà educativa, ma serve una nuova visione delle politiche economiche».

Il dossier del Comune


Scarsi i dati provinciali, ma uno spaccato illuminante lo dà un documento redatto dal Comune di Lecce in occasione della candidatura della città a Capitale Italiana del Libro 2021. Qual è la realtà territoriale? Lo spiega Ellerani: «L'emergenza odierna ha radici antiche, per certi versi, e questo vale per la povertà educativa o assoluta in generale. La pandemia ha evidenziato, in modo dirompente, problemi che probabilmente esistevano già. Diciamo che la dimensione della povertà educativa correlata ai dati di Save the children, di un paio di mesi fa, ha fatto emergere disuguaglianze che si pensava fossero superate. Ad esempio il divario digitale, che abbiamo vissuto in particolare per le fasce più deboli, si è ripresentato con forza all'opinione pubblica e alle scelte di policy in virtù del fatto che non abbiamo investito prima nella digitalizzazione di cui si parla dagli anni '90. Di e-learning si parla da metà degli anni Novanta quando molti autori e pedagogisti hanno fatto sperimentazioni appena la rete internet è entrata nel contesto della formazione».
Ad appesantire la questione, l'esclusione sociale. «Moltissimi bambini e studenti non sono stati raggiunti attraverso la didattica a distanza puntualizza Ellerani e questo pone un'altra domanda: possibile che le compagnie telefoniche debbano solo guadagnare quando, con la pandemia, abbiamo scoperto che è necessario ridurre le povertà educative e sociali? Se la digitalizzazione diventerà un percorso sul quale considerare nuove progettualità abbiamo bisogno delle infrastrutture. L'impossibilità dell'accesso a queste infrastrutture, alla lunga, mina il principio di democrazia».
Gli atout del Salento? «Il Salento ha molte opportunità perché il clima, l'ambiente, il valore umano, la ricchezza di associazioni: ci sono tutte le premesse per uno sviluppo capace di superare la povertà educativa.

Abbiamo patrimoni culturali e sociali che potrebbero diventare un modo per rispondere alle povertà educative. Rimane la domanda: gli adulti sono consapevoli di tutto ciò? Sanno che il loro modo di pensare il territorio, il loro modo di progettare le relazioni sociali, incide sulle povertà educative?».

Il contesto sociale e culturale

Nella premessa del dossier redatto dal Comune di Lecce è analizzato il contesto sociale e culturale: «Ad oggi, i residenti analfabeti a Lecce sono ben 990 (1,04%), ovvero persone che non sono in grado di leggere e scrivere; significativo è il numero di persone che, pur avendo questa capacità, non hanno nessun tipo di licenza (5.706, il 6% della popolazione), e di quelli che invece hanno la sola licenza elementare (13.861, circa il 14%). Altra percentuale significativa (circa il 20%) è quella di ragazzi iscritti ad una scuola secondaria di II grado, che abbandonano gli studi prima di aver conseguito il diploma».
La povertà educativa si alimenta con le scarse opportunità offerte ai bambini e ai ragazzi. Uno di queste riguarda la presenza di biblioteche che OpenPolis (fondazione indipendente e senza scopo di lucro) ha monitorato come presenza sul territorio italiano. Da questo studio il Comune di Lecce ha tratto, fra le altre, ragioni a supporto della candidatura: «La Puglia è la regione con meno biblioteche totali in rapporto alla popolazione 6-17 anni. Ed è terzultima (dopo Lazio e Campania) isolando le sole biblioteche pubbliche e non specializzate (quelle potenzialmente più fruibili dai minori). Tra i capoluoghi spicca il dato di Bari (5,5 biblioteche ogni 1.000 residenti 6-17), seguito da Lecce (3,8) e da Trani (1,3). Si ritiene utile precisare, riguardo la città di Lecce, che al momento del rilevamento non erano presenti biblioteche di proprietà del Comune; ad oggi ve ne sono due di cui una inaugurata a fine settembre 2019 e la seconda di imminente apertura. Molto più contenuto il dato degli altri due principali centri della provincia di Bat. Andria (0,5) e Trani (0,8) sono gli unici due capoluoghi pugliesi a non raggiungere la quota di una biblioteca ogni 1.000 minori tra 6 e 17 anni. Il dato considera il numero di biblioteche rispetto ai minori residenti. Attualmente nelle fonti ufficiali mancano criteri ulteriori (dimensione, numero di accessi per minore ecc.) in grado di valutare meglio l'offerta sul territorio».
Uno spaccato drammatico che investe in particolare il Meridione d'Italia che la Regione Puglia intende affrontare con una prova muscolare da 1,4 miliardi di euro spalmati in cinque anni (dal 2021 al 2026) messi insieme contando fondi del Recovery plan, Fesr 2021/2027 e un 15 per cento da rastrellare con il cofinanziamento regionale, fondi Comuni, fondi vincolati. Le diverse linee di intervento sono tutte finalizzate a recuperare i gap. Il mese scorso la Regione ha presentato il Documento di indirizzo per il contrasto alla povertà educativa frutto del tavolo interassessorile promosso dagli assessori all'Istruzione Sebastiano Leo, al Welfare Rosa Barone, alla Cultura Massimo Bray e coordinato dalla consigliera politica del presidente Michele Emiliano, onorevole Titti De Simone, per elaborare un programma sistemico e integrato fra diverse policy.

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