Il prezzo del pane sale ancora: rosetta più cara di 50 centesimi

il costo del pane
il costo del pane
di Maurizio TARANTINO
4 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:21

Sale ancora il costo del pane. Da oggi (per chi aderirà subito) e dal 1° agosto (per chi invece aspetterà la fine del mese), la tipica rosetta avrà un aumento in media di 50 centesimi al chilo. Si passerà infatti dai 3,50 euro al chilo attuali ai 4 euro al chilo. Quindi dopo il rincaro di Natale (anche in quel caso di 50 centesimi), arriva quello estivo.
L’aumento non sarà indiscriminato: ogni panificio deciderà come regolarsi in base alle sue esigenze e alle sue spese.

Il settore è in sofferenza

Di certo il settore è in sofferenza da tempo, dall’affermarsi della pandemia. Con il cambiamento climatico e il rincaro delle fonti energetiche si è toccato il punto di non ritorno, come conferma Serena Schipa, presidente provinciale Assipan Confcommercio. «Abbiamo fatto da cuscinetto per tutti questi anni -s piega - parando gli incrementi che ci sono stati in ogni settore. Adesso però non è più possibile: dobbiamo rivedere il listino, non per guadagnare di più ma per poter sopravvivere. Rischiamo di chiudere. Per lungo tempo siamo riusciti a tenere botta e a non licenziare nonostante gli aumenti delle materie prime. Il grano tenero è arrivato a costare il 30% in più, il grano duro il 150% in più. A questo poi vanno aggiunte le bollette energetiche che produrranno un vero e proprio salasso». 
Schipa si fa portavoce di un malessere diffuso in provincia, dove c’è ancora una produzione di tipo familiare. «Le piccole realtà sono quelle più in affanno - continua - perché non possono continuare a sostenere i costi, tenendo conto dei dipendenti, delle bollette per l’energia elettrica e il gas. In più non abbiamo certezza nel costo della materia prima: ogni giorno c’è uno scenario diverso. È un momento drammatico per il comparto.

I più fortunati torneranno a lavorare da soli, gli altri dovranno chiudere la baracca. Sempre per restare nell’ambito di un prodotto di qualità. Altrimenti possiamo sacrificare la resa e fare pane scadente. Però per noi non è accettabile questo compromesso». 

L'aumento inevitabile


L’aumento è quindi inevitabile. «Si tratta di prezzi che in altre regioni sono già in vigore da tempo - conclude Schipa - e che in questo caso soffriranno meno. Resta il fatto che quanto sta accadendo sembra essere solo l’inizio di una spirale senza fine. Pandemia, guerra, adesso la siccità hanno messo in ginocchio un settore che non può andare più avanti per molto tempo». 
L’allarme su quanto accade nel comparto è stato rilanciato anche da Coldiretti Puglia, che ha stimato aumenti di 10 volte per le speculazioni sul grano. «La guerra ha di fatto moltiplicato – spiega Savino Muraglia di Coldiretti Puglia – manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione». 

I costi di produzione


Il pane è uno degli esempi più significativi. Un chilo di grano tenero viene pagato agli agricoltori intorno ai 35/40 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale, pari a circa il 10% in media, ma il balzo dal campo alla tavola si registra anche sulla pasta che a Bari, secondo l’Osservatorio prezzi del Mise, ha raggiunto già a maggio costi fino a 3,13 euro al chilogrammo. 
«Per riequilibrare la distribuzione del valore lungo la filiera -conclude Muraglia- tutelando cittadini e agricoltori, è entrato in vigore il 15 dicembre il decreto legislativo in attuazione della Direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali, fortemente voluto dalla Coldiretti. Ma contro il caro prezzi una soluzione strutturale è rappresentata anche dalla diffusione dei contratti di filiera per l’equa distribuzione e per tutelare il reddito degli agricoltori. I contratti di filiera, partendo dalla produzione agricola si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, intesa come insieme delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli e agroalimentari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA