Barbetta, l'intervista: «Sicurezza ed espansione, la scommessa di Florence»

L'imprenditore Luciano Barbetta
L'imprenditore Luciano Barbetta
di Pierpaolo SPADA
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Giovedì 9 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:10

«Sicurezza, espansione e continuità produttiva sul territorio». L’imprenditore Luciano Barbetta spiega le ragioni del suo ingresso nel gruppo Florence di Milano, primo polo integrato del lusso in Italia, sancito poche ore fa.
Dottore Luciano Barbetta, è stata Florence a bussare alla sua porta o ha fatto lei il primo passo? 
«Già diversi fondi di investimento mi avevano proposto di vendere. E io ho risposto tassativamente di no, perché non ci interessava in alcun modo vendere l’azienda. Poi è arrivato Florence».
E cos’è Florence rispetto a un fondo di investimento?
«Florence è stato subito chiaro: “Guardate - ci ha detto - voi non dovete venderci l’azienda, voi dovete entrare a far parte del nostro gruppo. Voi siederete nel cda di Florence e determinerete le strategie del gruppo. Tutte le aziende del lusso che Florence sta acquisendo costituiranno il corpo e la mente del gruppo».
In cambio di quale quota ha ceduto l’azienda al gruppo milanese? 
«Quasi il 10%: da questo momento sono comproprietario nella stessa misura non solo della mia azienda ma di tutte le altre che compongono e comporranno il gruppo Florence».
In termini amministrativi cosa cambia?
«L’amministrazione sarà centralizzata, ma ognuno di noi resterà al suo posto. Florence ha posto come condizione essenziale che la famiglia Barbetta rimanga in azienda per gestirla come ha saputo fare fin qui».
E in termini produttivi? «Ho detto a Florence che sono pronto a sostenere subito l’aumento del fatturato da 60 a 110 milioni di euro».
Dunque, chi sospetta un suo disimpegno sbaglia? 
«È un’iniziativa volta al nostro consolidamento. Florence ha al suo interno 12 aziende che producono per i maggiori brand del lusso. Pertanto, se domani Barbetta dovesse patire la flessione di alcuni brand, Florence potrebbe veicolare su Barbetta le produzioni di altri brand che, invece, sono in crescita. Quindi, abbiamo ammortizzato il rischio di trovarci senza lavoro».
È un rischio attuale? 
«Rispetto al 2019 c’è ancora un po’ da recuperare. Siamo continuamente in balìa degli eventi o, meglio, dei clienti, perchè siamo terzisti. Mentre con la Next Extrusion decido io a chi dare l’alluminio, con la moda sono i clienti a decidere. Non abbiamo alcun potere decisionale».
Crede che l’ingresso in Florence aumenti il suo potere decisionale?
«Mi sento più tranquillo. Ho vissuto tutta la vita negli spaventi. A 74 anni non voglio più vivere nella paura e voglio garantire un futuro ai miei figli. “Condivisione” è la chiave del futuro, non “possesso”. Lasciare a questa terra e alla mia famiglia un’azienda che può avere continuità: questo è il senso dell’operazione-Florence. E le potenzialità, in vista dell’ingresso del gruppo in Borsa, sono enormi».
Parla già come un “uomo” di Florence: ha già intenzione di portare nel gruppo altre aziende salentine?
«Penso che Florence possa appoggiarsi a Barbetta per individuare aziende del territorio interessate a entrare nel gruppo. Avrei voluto acquisire un’azienda già prima di entrare in Florence. Adesso credo che andrò a corteggiarla perché sono convinto che è valore aggiunto del gruppo».
Se è convinto che l’operazione apporterà sviluppo al territorio e non solo ai brand, lo è altrettanto del fatto che il Salento goda della necessaria manodopera per accogliere la nuova sfida? 
«Servono le sarte. E non può essere un Its, come quello che abbiamo creato, a formarle. Ci devono pensare gli istituti professionali, dove noi imprenditori dovremmo recarci per spiegare che fare la sarta oggi non significa più essere sfruttate».
Tale deficit rischia già di vanificare opportunità produttive? 
«Se non ci adoperiamo subito, sì, e non solo nel tessile. Anche il calzaturiero avrà problemi. I nostri laboratori esterni ancora riescono a fatica a trovare manodopera, noi la stiamo perdendo perchè in Barbetta l’età media si sta elevando».
Ma le condizioni di lavoro nei laboratori sono quelle assicurate in Barbetta?
«Devono esserlo. E lo sono, perché noi facciamo gli audit. Se non rileviamo lo stesso rispetto per la persona che abbiamo imposto, chiudiamo i rapporti. Se fa fare un’ora di straordinario senza pagarla, quel laboratorio per noi è cancellato».
Quando saranno i brand a investire nel Salento con propri stabilimenti?
«È una prospettiva lontanissima».
Cosa manca ancora?
«Io ho fatto di tutto per creare joint venture con i marchi del lusso, ma non rientra nelle loro strategie.

Probabilmente, non c’è convenienza. Ecco il senso dell’approdo di Florence nel Salento: Florence dà ai marchi del lusso la garanzia che le aziende come la nostra possano continuare a produrre per loro ancora a lungo». 

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