Lecce, mazzette in cambio delle forniture per le protesi: la Procura chiede 13 anni per la funzionaria Asl e un rappresentante d'azienda

Lecce, mazzette in cambio delle forniture per le protesi: la Procura chiede 13 anni per la funzionaria Asl e un rappresentante d'azienda
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Venerdì 15 Ottobre 2021, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 09:07

Sette anni e quattro mesi di reclusione per Carmen Genovasi, 47 anni, di San Pietro in Lama, già responsabile amministrativo del settore Assistenza protesica della Asl di Lecce, e sei anni per Giuseppe Bruno, galatinese di 58 anni e rappresentante di una ditta che realizza protesi ortopediche, a Lecce. Sono le richieste di condanna avanzate dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci al giudice Cinzia Vergine, davanti alla quale si sta svolgendo - con rito abbrevviato - il processo nato dall'inchiesta “Buste pulite” e riguardante il presunto sistema corruttivo che avrebbe travolto l'azienda sanitaria salentina. I due, Genovasi e Bruno, sono stati arrestati in flagranza, nel giugno 2020, dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria che hanno condotto l'inchiesta coordinata dalla Procura di Lecce.

L'accusa

Secondo l'accusa, Genovasi avrebbe ricevuto mazzette, sottoforma di denaro, regali e favori di vario genere, in cambio dei quali avrebbe favorito l'assegnazione degli appalti di fornitura degli ausili medici ad alcune particolari imprese, viziando il mercato e calpestando così anche il diritto di scelta dei pazienti.

A documentare gli scambi sui quali la Procura ha costruito l'impianto accusatorio, anche le immagini registrate dalle telecamere nascoste piazzate nell'ufficio della Genovasi e del rappresentante Bruno dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria. Gli occhi elettronici ripresero anche la consegna di una bustarella contenente 850 euro. 

Gli imputati

I due imputati si sono rimpallati la responsabilità dei comportamenti che li vede oggi sotto processo per corruzione. Genovasi ha sostenuto che è stato Bruno a indurla a creare un canale preferenziale con alcuni rappresentanti di articoli sanitari, giacché - questa era l'idea - “così fan tutti”. Bruno ha riferito, invece, di essere stato costretto dalla Genovasi a versare delle somme di denaro per un totale di 17mila euro, in aggiunta all'assunzione del marito, a caciotte particolari, al servizio di dog sitter, fra le altre cose. 

Entrambi rispondono di corruzione, Genovasi anche di turbativa d’asta. Bruno è difeso dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella, Genovasi da Sabrina Conte e Stefano De Francesco. 

Per altre due persone coinvolte nell'inchiesta e nel processo, i conti con la giustizia sono già stati chiusi con un patteggiamento. Si tratta di Pietro Ivan Bonetti, 71enne leccese, legale rappresentante di una società di supporti di tipo audiometrico, e di Monica Franchini, 49 anni, collaboratrice di un’azienda. Entrambi hanno patteggiato lo scorso 10 marzo con la giudice Simona Panzera: il primo, tre anni e mezzo di reclusione, la seconda, due anni, con il beneficio della pena sospesa.

Come anticipato, altre due persone furono coinvolte nello stesso procedimento: Pietro Ivan Bonetti, 71 anni, di Lecce, legale rappresentante di una società di supporti di tipo audiometrico, e Monica Franchini, 49 anni, collaboratrice in “nero” di un’azienda. Entrambi hanno patteggiato lo scorso 10 marzo con la giudice Simona Panzera: il primo, tre anni e mezzo di reclusione, la seconda, due anni, col beneficio della pena sospesa.

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