Lidi contro la Sovrintendenza: «Non ha rispettato l’accordo, impugneremo davanti al Tar»

Lidi contro la Sovrintendenza: «Non ha rispettato l’accordo, impugneremo davanti al Tar»
di Valeria BLANCO
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Domenica 14 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:24
I titolari dei lidi balneari salentini sono pronti a ricorrere al Tar contro la decisione della Sovrintendenza che, del tutto a sorpresa, nei giorni scorsi, ha dato mandato ai Comuni costieri di verificare se le strutture balneari smontabili esistenti lungo la costa siano state effettivamente smontate. 
Una doccia fredda per i titolari dei lidi che da qualche anno, ormai - anche nell’ottica della destagionalizzazione - non solo restano aperti per periodi più lunghi rispetto a quelli previsti dall’ordinanza balneare della Regione, ma durante la stagione invernale lasciano le loro strutture (ecocompatibili e senza fondazioni) lungo il litorale, senza smontare.
Se la ricognizione dei Comuni partisse domani, insomma, si riscontrerebbe che nessuna delle circa 200 strutture salentine - come accade nel resto d’Italia e da qualche anno anche nel Tacco d’Italia - è stata smontata. Una questione non da poco, visti i costi dello smontaggio di ciascuna struttura. Tant’è che il direttivo di Cna Balneatori Puglia e Lidi del Salento ha incaricato il proprio legale, l’avvocato Danilo Lorenzo, di verificare se la nota inviata ai Comuni dalla Sovrintendenza possa essere impugnata dinanzi al Tar. E se Federbalneari adotta una linea più soft, proponendo di sedersi attorno a un tavolo per valutare insieme come risolvere l’annosa questione dello smontaggio, Cna dichiara subito guerra.
«La nota della Sovrintendenza - dicono il presidente regionale Salvatore di Mattina e quello provinciale Giuseppe Mancarella - ci lascia quantomeno perplessi. È paradossale che la Sovrintendenza torni ancora sulla vicenda del mantenimento delle strutture balneari oltre la stagionalità estiva. Lo è ancora di più ove si consideri che già nel 2011, e quindi oltre sei anni fa, il Tar di Lecce si è pronunciato su oltre venti ricorsi proposti dai nostri associati, sancendo la irragionevolezza delle prescrizioni della Soprintendenza che imponevano lo smontaggio dei manufatti balneari al termine della stagione estiva senza una valida ragione».
La svolta, in realtà, si era avuta nel 2015, quando attraverso la mediazione del prefetto i lidi, l’Anci e la stessa Sovrintendenza hanno sottoscritto un protocollo finalizzato a mettere nero su bianco una serie di regole per permettere il mantenimento delle strutture balneari tutto l’anno. E nel protocollo, firmato anche dalla Sovrintendenza, si diceva chiaramente che nelle more dell’individuazione di queste regole, i lidi potessero rimanere lì dov’erano.
 
«Tutti i nostri associati - proseguono Di Mattina e Mancarella - hanno presentato la loro adesione al protocollo, depositando presso la Sovrintendenza le loro istanze finalizzate al rilascio del titolo necessario per il mantenimento annuale delle strutture, ma tali domande sono state del tutto “snobbate” dalla Sovrintendenza che non ha evaso nemmeno una richiesta». 
È guerra aperta, dunque. «Sorprende molto - rincarano la dose dalla Cna - quanto deciso dalla Soprintendenza sia in considerazione del fatto che il protocollo di intesa in Prefettura era stato sottoscritto anche dalla predetta, sia in considerazione che non è stato dato impulso alcuno al contenuto del detto protocollo, e questo certo non per colpa dei balneari».
Sì al dialogo, ma da parte della Cna non c’è spazio per ulteriori tentennamenti che andrebbero a solo danno degli associati: ci si prepara anche ad affrontare la questione, si spera una volta per tutte, nelle aule di un tribunale qualora la linea del dialogo dovesse fallire.
«Occorre ricordare - prosegue Giuseppe Mancarella, che è anche membro del direttivo nazionale di Cna - che la legge regionale 17/2015 prevede espressamente che le strutture balneari possono rimanere montate l’intero anno solare. Inoltre lo stesso Piano Paesaggistico territoriale regionale, il Pptr, prevede che le strutture balneari realizzate con materiale ecocompatibile e senza fondazioni nel sottosuolo, come tutte le strutture balneari presenti nel territorio salentino, possano rimanere montate l’intero anno solare. Quello della Soprintendenza, quindi, lo consideriamo come un esercizio quantomeno improprio del potere amministrativo».
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