«Operai in cassa integrazione (ri)chiamati a lavorare»: la Cgil annuncia lo sciopero. L'azienda: notizie false, così si infama l'impresa

Sciopero della Cgil
Sciopero della Cgil
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Martedì 2 Agosto 2022, 14:14 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:42

Arriva la piccola commessa e l’azienda richiama al lavoro i dipendenti in cassa integrazione. Lo denuncia la Cgil in provincia di Lecce, a Leverano, nello stabilimento della Supermonte, azienda specializzata nella produzione di contenitori in acciaio inossidabile per lo stoccaggio e il trasporto di birra, olio e vino. I lavoratori sono allo stremo: domani, 3 agosto, la Fiom Cgil ha proclamato 8 ore di sciopero. Immediata la replica dell'azienda, affidata all'amministratore Alba Rita Metrangolo che "accusa" la Cgil di «notizie completamente false e gravemente nocive dell’immagine e della reputazione aziendale». Tanto da ricorrere alle vie legali per 

Il sindacato

«La situazione è ormai insostenibile», spiega il segretario generale della Fiom Cgil Lecce, Ciro Di Gioia. «Alla totale incertezza sulle prospettive aziendali e alle tribolazioni che i lavoratori stanno affrontando ormai da anni, si aggiunge di fatto il lavoro a chiamata non retribuito o pagato con notevole ritardo».

Lavoro a chiamata non retribuito

Stando alle ricostruzioni del sindacato, ormai da diverso tempo, i 48 operai della Supermonte sono tutti in cassa integrazione ordinaria e lavorano con un orario ridotto.

Di fronte alle piccole commesse che di volta in volta riceve, la direzione aziendale comanda a lavoro il personale necessario. Fin qui tutto normale. Il problema è che alla scadenza naturale delle retribuzioni, i dipendenti non verrebbero pagati: «Si ritrovano - è specificato -  il cedolino dell’Inps per i giorni di cassa integrazione e nessuna busta paga per il lavoro svolto in azienda». 

Paradosso e impegni non mantenuti

«Ai lavoratori, già senza prospettive future e sfiniti economicamente e psicologicamente - è scritto in una nota -  si chiede dunque di lavorare quando c’è bisogno, senza però essere retribuiti o di aspettare per mesi. Il paradosso è che gli operai trovano conveniente stare a casa in cassa integrazione (con il pagamento diretto dell’Inps), piuttosto che andare in fabbrica a lavorare». Il 25 luglio, nella sede di Confindustria, è stato messo a verbale che l’azienda avrebbe erogato gli stipendi di maggio e giugno, ma in queste ore nelle tasche dei dipendenti, e non di tutti, sono arrivate le retribuzioni del solo mese di maggio». 

La replica dell'azienda

Chiede il ritiro immediato della comunicazione della Fiom Lecce, l'amministratore di Supermonte srl Alba Rita Metrangolo. Per la rappresentante dell'azineda salentina il «comunicato è infatti intriso di notizie completamente false e gravemente nocive dell’immagine e della reputazione aziendale».
E chiarisce che l’azienda ha da sempre avuto rispetto massimo dei diritti e delle necessità dei propri lavoratori, che paga regolarmente i salari e gli stipendi applicando il contattato collettivo nazionale di categoria al 100%. E che la condizione inerente al lavoro a singhiozzo «non dipende da volontà o da cattiva gestione aziendale quanto da contrazioni di mercato dettate dalla gravissima situazione macroeconomica».
Matrengolo spiega che l'azienda ha proceduto a versare ai lavoratori nel mese di giugno quota parte del tfr fino al 2018 che ha solo ha un solo arretrato di 8 gg lavorativi sui salari di giugno.
Inoltra, sempre secondo l'amministratore, l'azienda in più occasioni , presso la Regione Puglia e presso Confindustria «ha spiegato e dichiarato il proprio piano industriale con dovizia di particolari a tutte le sigle sindacali confederate e ai rappresentanti aziendali dei lavoratori. Esistono occasioni e buone  prospettive di ripresa post covid che con pubblicazione  di diffamazioni e di immagini false  potrebbero essere rifiutate o perse definitivamente - prosegue - L’azienda ha provveduto a richiamare al lavoro i propri dipendenti in base ad esigenze organizzative e strutturali poiché ciò è nel diritto e nella necessità».

Parla di accanimento Metrangolo messo in atto «dai  rappresentanti Fiom (unici contro le altre sigle confederate ) che si scagliano da anni  contro l’azienda Supermonte e che è privo di qualsiasi giustificazioni logica e sociale. Non si comprende infatti quale possa essere la reale finalità di infamare  ed infangare la reputazione di un’azienda salentina storica (conosciuta e rispettata  in tutto il mondo )». 

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