Lecce, dopo Dior l'aeroporto Lepore chiuso: «Ma le richieste ci sono»

L'aereo con cui è atterrato l'ad di Dior
L'aereo con cui è atterrato l'ad di Dior
di Roberta GRASSI
5 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 10:34

«Le richieste ci sono, ma l’aeroporto, per quanto sia perfettamente in grado di funzionare è chiuso». Si parla di “Lecce Lepore - San Cataldo”, lo scalo che si trova in riva al mare. Una pista lunga un chilometro, di cui 750 metri sono effettivamente utilizzabili. Una struttura con tutti i crismi: uno dei 30 aeroporti civili italiani. Per la precisione, un aeroporto civile di terzo livello. Inutilizzato nonostante le idee, gli sforzi, la voglia di investire di un gruppo di leccesi appassionati. I costi di gestione sono alti: per tenerlo aperto sarebbe necessario impiegare 20mila euro al mese per servizi e dipendenti. E allora “Lecce Lepore”, gemello dell’aeroporto dell’isola d’Elba (privato anche quello) anche per strategicità e per bellezze naturali circostanti, resta deserto. 

Storia lunga e intricata

La storia è lunghissima e intricata. E interrotta anche da inchieste giudiziarie che si sono chiuse con dissequestri e assoluzioni. Ora c’è un nuovo management: il presidente è Carlo Fiorillo, pilota di Airbus. Un esperto di aviazione che coltiva insieme agli altri soci il sogno di portare il sito leccese a rifiorire. Non si parla di voli di linea, sia chiaro.

Non ce ne sarebbe la possibilità, considerate anche le dimensioni della pista che consentono l’atterraggio di velivoli da dieci posti al massimo. 

L'aviazione generale e i canadair

Ma di aviazione generale, di charter. E anche di protezione civile perché no: «È assurdo che i mezzi di soccorso più vicini, in caso di incendio, siano al Gino Lisa di Foggia. Ma nessuno ha mai voluto investire su Lecce, quando in realtà ce ne sarebbe stato il modo e anche la necessità», spiega Fiorillo. I roghi funestano il Salento, in estate. Bruciano ettari di bosco, di macchia mediterranea. Scorci verdi a picco sul mare diventano grigi. Emergenza, continua. Per arrivare da Foggia un “Fire Boss” ci impiega un paio d’ore, specie se la meta è più giù nel tacco. Da San Cataldo, ci impiegherebbe cinque minuti, o qualcosina in più e la sola gestione antincendio, questo è il punto, coprirebbe i costi di apertura. «Sarebbe linfa, per consentire all’aeroporto Lepore di restare aperto, al servizio della comunità - aggiunge Fiorillo - e parallelamente accogliere anche i voli privati». Da sfatare, tra l’altro, il luogo comune secondo cui volare su un mezzo charter costi una fortuna: «Inclusi tutti i costi, per utilizzare un velivolo da 10 posti, si spendono 1.800 euro all’ora». In 40 minuti è possibile raggiungere Corfù, per fare un esempio. 

Il traffico "vip"

Senza contare poi tutto il mercato “vip” che viaggia su aerei privati. E che attualmente non più che scegliere Brindisi, anche per raggiungere Santa Maria di Leuca, sebbene l’aeroporto del Salento sia ormai del tutto dedicato ai voli di linea, con collegamenti per ogni dove su cui nessuno, da San Cataldo, vuole inserirsi. 
La società che attualmente è proprietaria dello scalo è la Fly Mediterraneo che ha acquistato l’aeroporto nel 1999. Fra i soci c’è anche l’architetto Giovanni Cantatore. La struttura era stata vandalizzata ed era in stato di abbandono. Sono stati investiti due milioni di euro per i lavori, per l’adeguamento alle prescrizioni Enac. La torre di controllo doveva essere più alta, ed effettivamente è stata innalzata. Poi migliorie alla pista, e un hangar che è nuovo di zecca. 
Il progetto è rimasto bloccato per anni. C’è stata una inchiesta giudiziaria che ha rallentato le procedure (ma non è stata solo quella). Ha riaperto i battenti nel 2019. 
Nel 2020 la pista di 927 metri ha consentito l’atterraggio del Pilatus Pc 12 dell’amministratore delegato di Dior, per la sfilata che tanto ha dato lustro a Lecce e al Salento, ancor più luce di quanta già non ne emanasse un territorio dalla vocazione ormai indubbiamente turistica. 
Poi, più nulla. I vecchi dirigenti hanno abbandonato, dopo anni di tentativi andati a vuoto. Ma, nonostante si ribadisse che non c’era alcuna intenzione di fare concorrenza a Bari o Brindisi, nulla si è mosso. 

L'appello

«È una questione di volontà, forse volontà politica- dice Fiorillo - basterebbe poco per rilanciare lo scalo. Noi siamo animati da passione, dalla voglia di metterci in gioco. Dall’amore per il volo». E da una “visione” imprenditoriale che al momento però si è dovuta scontrare con una serie di difficoltà, principalmente legate ai costi. 
Di recente una sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, ha sbloccato all’incirca 90mila euro (a cui bisognerà aggiungere gli adeguamenti per il tempo che è trascorso) per Iva dovuta alla società Fly Mediterraneo. È linfa, per andare avanti: «Ma non è abbastanza. La nostra speranza - conclude Fiorillo - è che le istituzioni ci vengano incontro e finalmente inizino a comprendere che l’aeroporto Lepore è una enorme risorsa per il territorio. Anche per la sua posizione privilegiata. A due passi dal mare».

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