La movida dei tavolini fantasma: «Senza permessi, ma apriamo»

I ritardi nel rilascio dei permessi

La movida dei tavolini fantasma: «Senza permessi, ma apriamo»
di Matteo BOTTAZZO
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Sabato 20 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:11

Tavolini fantasma: voi li vedete ma non esistono, almeno sulla carta, eppure dovete ringraziare loro - illegittimi - se potete mangiare all’aperto nel centro storico di Lecce. Paradossalmente, la città deve ringraziare questi gestori che, anche se senza autorizzazione di occupazione del suolo pubblico, hanno deciso di rischiare (multe salate) e aprire i loro ombrelloni per accogliere turisti e non solo. E per non vedere i loro guadagni crollare miseramente.

La rivolta dei gestori

Dietro tutto questo non c’è una sorta di “ribellione” dei locali della movida, ma “semplicemente” un grave ritardo degli uffici preposti a rilasciare l’autorizzazione per l’installazione di tavoli e gazebo. Le richieste, alla luce del nuovo regolamento sui dehors entrato in vigore ad aprile (che detta legge per l’estetica ma riduce anche gli spazi rispetto a quelli concessi durante il covid), dovevano essere presentate a febbraio. Sono mesi che i gestori di bar, ristoranti e pub attendono. A poco sembrano essere servite le due unità in più assegnate all’ufficio, visto che ancora oggi, molti sono gli esercizi commerciali sprovvisti di autorizzazione. All’origine del problema, come detto, ci sarebbe una difficoltà nella gestione delle pratiche da parte dell’ufficio Urbanistica che deve fare i conti con le note carenze di personale di cui soffre Palazzo Carafa
«Io ho messo tutti i miei tavolini fuori, non ho motivo di attendere, il mio locale vive per il suo spazio esterno, all’interno ho giusto lo spazio per i servizi igienici e per il bancone per le preparazioni. Ritengo assurdo che noi dobbiamo rispettare delle scadenze, che sono puntualmente rispettate, e dall’altra parte ci sia questa situazione di lassismo che rischia di mandare in rovina delle aziende». A parlare è uno degli operatori commerciali che però preferisce rimanere anonimo per motivi facilmente deducibili. «Ho presentato la domanda a febbraio - continua l’uomo - e ancora oggi non ho avuto alcun riscontro dal Comune, che in questa occasione, consapevole della propria negligenza, non ha mandato i vigili a controllare. Lo ritengo un gesto di buon senso. Ma serve essere precisi, perché c’è pure chi in questo spazio d’ombra si allarga, installa più tavoli, tanto sa che non ci sono controlli in questo momento e crea un danno alle altre attività commerciali».
Difficile pure capire quando la situazione si sbloccherà. «Parlare con qualcuno di questi uffici è impossibile - racconta il titolare di un’altra attività di ristorazione -.

Tra chi lavora da remoto e orari di ricevimento ridottissimi è difficile chiedere dei chiarimenti. Io ho messo i tavoli, non mi posso permettere di rifiutare i clienti che vogliono stare fuori, a causa della lentezza dei pubblici uffici. L’incasso grazie ai tavoli all’esterno può anche raddoppiare, qui c’è chi gioca con le attività imprenditoriali delle persone e lo fa comodamente da casa: tutto questo mi sembra assurdo». 

Permessi in ritardo

Quest’anno i ritardi nel rilascio dei permessi è particolarmente grave, ma è un disagio non nuovo per gli operatori: «Ogni volta, quando arrivano i controlli e siamo ancora in attesa di questa documentazione, dobbiamo dimostrare di aver mandato tutto, di aver fatto richiesta: delle volte, poi, non c’è nemmeno comunicazione tra gli uffici. Non possiamo vivere in questo modo, sempre sospesi. Le regole vanno benissimo, ma devono essere rispettate da tutti e in più ci deve essere anche rispetto nei confronti di chi, come noi, offre un servizio a questa città e a tutti i suoi turisti. Se Lecce è diventata quella che è oggi, è anche merito di chi ha investo oltre vent’anni addietro in questa zona e in questo settore. Oggi però non ci devono voltare le spalle, non chiediamo un aiuto, che non ci è mai stato dato, ma solo di essere supportati con una macchina burocratica che funzioni correttamente, in modo da permettere a chi è in regola di poter svolgere correttamente la propria attività lavorativa».
Oltre alla questione legata al rilascio delle autorizzazioni, continua a far discutere il previsto adeguamento stilistico dell’arredamento: «Non possono pensare che ogni quattro, cinque anni, noi possiamo aggiornare i nostri arredamenti, in base a quelli che sono i gusti di questo o quell’assessore. Lo ritengo assurdo, ci sono investimenti di decine di migliaia di euro. Queste norme non possono essere retroattive, ma devono riguardare chi intraprende una nuova attività, poi con il tempo sono convinto che tutti si adegueranno, ma non può essere una cosa istantanea».

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