Interdittive, la denuncia dell'imprenditore: «Chiesta un'assunzione»

Interdittive, la denuncia dell'imprenditore: «Chiesta un'assunzione»
di Roberta GRASSI
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Martedì 6 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:45

«Il funzionario della prefettura che ha gestito l’interdittiva della mia società, mi aveva chiesto la raccomandazione per una parente». La dichiarazione, completa di curriculum cartaceo consegnato ai pm di Potenza, porta la firma di Giancarlo Mazzotta. E rientra nel fiume di elementi che l’imprenditore ed ex sindaco di Carmiano, ritenuto pienamente attendibile sulle circostanze oggetto dell’ordinanza restrittiva, ha fornito ai magistrati. Si parla dell’inchiesta che ha portato all’arresto del giudice Pietro Errede, finito ai domiciliari insieme al compagno e avvocato Alberto Russi, ai tre commercialisti Massimo Bellantone, Emanuele Liaci e Marcello Paglialunga, tutti consulenti del Tribunale. Le indagini hanno riguardato un presunto giro di provvedimenti pilotati e di consulenze (anche maxi) assegnate in cambio di favori e benefici. Regali di vario genere: dal Rolex all’iPhone, sostiene l’accusa. Dalla collana tennis a prezzo di costo (e inizialmente non pagata, stando a quanto emerge, a fronte di una cospicua disponibilità accertata dalla Finanza sui conti correnti), al viaggio in Grecia in barca a vela. 

Gli omissis 

Gli “omissis” sono tanti, l’attività dei militari della guardia di finanza del nucleo di polizia economico-finanziaria prosegue. Al vaglio ci sono altri fallimenti, ma soprattutto altre interdittive trasformate in controllo giudiziario, e diverse nomine di consulenti. Di recente i militari della Fiamme gialle hanno effettuato nuove acquisizioni. Intanto dalle carte dell’inchiesta emerge un particolare, tutto da riscontrare, che riguarda le origini della misura interdittiva imposta al Pgh Barone di Mare della famiglia Mazzotta. 
«Circa due anni e mezzo prima dell’interdittiva antimafia - racconta l’imprenditore nell’ottobre 2022 - fui chiamato dal funzionario (di cui fa il nome, ma che non è indagato ndr), che io conoscevo solo superficialmente per via del suo incarico istituzionale, chiedendomi un appuntamento a Monteroni.

Ci vedemmo e lui mi consegnò il curriculum vitae di una sua parente, affinché io la segnalassi al presidente della Bcc Terra d’Otranto per essere assunta». A questo punto Mazzotta consegna il curriculum ai pm di Potenza. E prosegue: «Non diedi seguito alla richiesta del funzionario che poi, come emerge dagli atti, è stato il funzionario che ha istruito l’interdittiva nella quale venne anche disposto il controllo prefettizio sull’amministrazione delle società del mio gruppo». 

Il racconto 

Non solo: «Per completare il quadro di soggezione e timore - aggiunge - rappresento che due mesi prima della interdittiva incontrai occasionalmente nei pressi della prefettura di Lecce lo stesso funzionario, che con tono minaccioso mi disse che io dovevo togliermi dalle scatole e che avevo sbagliato a fare candidare mio figlio Paride alle elezioni di settembre». Le ragioni? Secondo Mazzotta contrasti di natura politica con altri esponenti della zona di altri partiti.
Lo stesso funzionario, che giova ricordare non risulta indagato, appare nelle carte dell’inchiesta che sono state depositate a giugno, dopo che le difese degli indagati hanno adito il Riesame sui sequestri, relativamente a un diverso episodio su cui, pure, sono in corso approfondimenti investigativi. 

L'intercettazione

In particolare, una conversazione: nel corso di un incontro conviviale in un bar “sotto casa”, infatti, Errede avrebbe appreso dell’esistenza di un esposto diretto alla procura di Potenza a seguito del provvedimento di accoglimento del ricorso al Consiglio di Stato, relativo a una interdittiva antimafia. Secondo quanto veniva ipotizzato dagli investigatori un funzionario avrebbe assegnato l’incarico di amministratore straordinario di una società a uno degli indagati «poiché questi aveva affidato a sua volta un grosso incarico al cugino commercialista» dello stesso funzionario. Da qui, è contenuto nelle carte dell’inchiesta, il dubbio dei finanzieri che «la stessa interdittiva, adottata dalla Prefettura di Lecce, secondo quanto asserito nella conversazione, fosse da considerarsi il frutto di uno scambio di corruttela tra il funzionario e l’avvocato». Il filone è stato ed è oggetto di interesse degli inquirenti che, come si evince dalle recentissime acquisizioni di atti, sono ancora al lavoro. Sul punto, tuttavia, non è stata al momento formulata alcuna ipotesi di reato. 

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