Rimandati in Inglese: a Ingegneria le lezioni tornano a essere in italiano. La giustificazione di UniSalento: «Lingua poco conosciuta dai ragazzi»

Rimandati in Inglese: a Ingegneria le lezioni tornano a essere in italiano. La giustificazione di UniSalento: «Lingua poco conosciuta dai ragazzi»
di Leda CESARI
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Giovedì 27 Gennaio 2022, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 15:57

Gli iscritti sono sempre di meno, il consiglio didattico di Ingegneria dell'informazione, che attiene al Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione, stabilisce di riportare la magistrale di Computer Engineering allo status di corso in lingua italiana, non più in inglese. Un tuffo nel passato secondo gli studenti dell'Unione degli Universitari di Lecce, prima lista di Dipartimento, «un terribile passo indietro».

La decisione dell'Ateneo


«Una decisione che mi preoccupa -, commenta il rettore Fabio Pollice, che presto convocherà il preside Antonio Ficarella per discutere di quello che si avvia a diventare un casus belli - di cui comprendo però le motivazioni: stiamo lavorando per trasformare Lecce in una città universitaria internazionale, ma il Covid blocca l'arrivo di studenti stranieri. E gli studenti salentini conoscono poco l'inglese».

Ieri la decisione a maggioranza dei componenti del consiglio didattico del corso di laurea, su cui i rappresentanti degli studenti esprimono il proprio disappunto. Un fatto inammissibile, «che denota un atteggiamento di arretratezza da parte del Dipartimento e più in generale dell'intero ateneo«, scrive infatti l'Udu. «Riteniamo infatti che il corso presenti sì delle criticità, ma che queste non siano imputabili alla lingua con cui si tengono i corsi. In più riteniamo inammissibile scaricare la responsabilità del mediocre funzionamento del corso sull'impreparazione degli studenti - incalzano gli stessi -, estremamente «delusi nei confronti dei delegati del rettore, i quali, nonostante portino avanti battaglie sull'internazionalizzazione del nostro ateneo nei consessi di governance, ieri si sono dimostrati fautori dell'erogazione del corso di laurea in Italiano».


E invece l'internazionalizzazione costituisce «strumento per aprire gli orizzonti dell'ateneo al Mediterraneo e sopperire al calo di iscritti che colpisce la nostra regione e in particolare il Salento. L'Università riveste un ruolo sociale non solo in un contesto territoriale, ma anche internazionale, e come tale dovrebbe fornire a tutti gli studenti, a prescindere dalla provenienza geografica, gli strumenti necessari all'integrazione e alla crescita personale. Per i tanti che provengono da contesti territoriali difficili, proprio il nostro ateneo potrebbe rappresentare un'ancora di salvezza e, più in generale, un ascensore sociale per un futuro più roseo - spiega Sabrina Loparco, delegata di Udu Lecce -.

La vera natura dell'esiguo numero di iscritti non risiede nella lingua inglese, come dimostra un sondaggio da noi effettuato, ma nella scelta dello studente che, al termine del percorso di laurea triennale, preferisce iscriversi presso un altro ateneo a causa dei problemi riscontrati già nel percorso triennale, a partire dalla didattica sino alla poca efficienza dei servizi». Bisogna insomma smettere di puntare il dito contro la componente studentesca, «definendola incapace di comprendere la lingua inglese quando in realtà è gradita; auspichiamo quindi che la governance di ateneo prenda una posizione netta e rigetti tale proposta in senato accademico», continua Stefanizzi, che pone ancora l'accento sui disservizi che hanno provocato il calo di iscritti, oggi una ventina in tutto: la difficoltà di relazionarsi con alcuni docenti e di reperire il materiale didattico, le aule di Ecotekne gelide d'inverno e torride d'estate, «con persone che a luglio si sono sentite male». E poi Lecce, «che come città universitaria deve ancora crescere: posti alloggio spesso inadeguati e cari, trasporti insufficienti, pochi luoghi dove studiare».

Il confronto interno


Il rettore Fabio Pollice, dal canto suo, annuncia un incontro sul tema con il preside Antonio Ficarella, ma conferma la premessa: gli studenti salentini non masticano l'inglese, così si possono comprendere le motivazioni dei docenti artefici del colpo di mano: «Tutte le nostre attività vanno nel senso dell'internazionalizzazione dell'ateneo, ma in questo momento, causa Covid, gli stranieri non ci sono. Capisco allora i ragazzi, ma pure i timori dei docenti, e ritengo tra l'altro doveroso incentivare anche lo studio della nostra lingua, tant'è che da una parte lavoriamo per internazionalizzare, dall'altra stiamo organizzando corsi di italiano on line perché ci sono stranieri desiderosi di impararla. La questione della mancanza di posti letto, però, è drammatica, tra case riservate ormai solo ai turisti e aumento degli affitti», conclude il rettore. «Siamo impegnati ad aprire un altro studentato per stranieri a Monteroni e in contatto costante con la Curia di Lecce per reperire alloggi, ma ci vuole tempo: quel tempo che gioca contro di noi se pensiamo che nel 2039, avverte una proiezione, il Grande Salento avrà una flessione di diplomati pari al 50 per cento».
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