Esame da avvocato, a Lecce bufera sui commissari: «Non possiamo promuoverli tutti». Microfono aperto, l'audio finisce sui social: verifiche del ministero

Esame da avvocato, a Lecce bufera sui commissari: «Non possiamo promuoverli tutti». Microfono aperto, l'audio finisce sui social: verifiche del ministero
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Sabato 5 Giugno 2021, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 19:23

«Non possiamo promuoverli tutti, stiamo bassi» dice uno dei commissari incaricati, a Lecce, di esaminare gli aspiranti avvocati provenienti dalla provincia di Brescia. E quell'incauta frase, detta a microfono aperto, senza sapere di essere ascoltato da tutti, è finita sui social, su Instagram in particolare. Al punto che il ministero della Giustizia ha già annunciato verifiche. 

L'esame e il microfono rimasto aperto

«Quanti ne avete promossi fino ad ora? Non possiamo promuoverli tutti - insiste il commissario - stiamo bassi»: l'episodio è accaduto ieri mattina. Le parole del commissario sono state pronunciate durante una riunione della commissione leccese: due commissari si trovavano in corte d’appello, mentre un terzo interveniva da remoto. Ed è stato proprio quest'ultimo a lasciarsi sfuggire quelle parole mentre si discuteva del giudizio finale da assegnare a un canddiato, poi promosso con 18. Ma, prima di quel voto, il confronto fra commissari è andaro avanti: «Ho fatto apposta una domanda»; «Io una domanda insidiosa posso farla», si dicono fra loro, mentre tutta la classe in attesa ascolta.

Sono in tutto 475 i candidati bresciani che stanno affrontando la prova per l’abilitazione alla professione, con la formula imposta dalle restrizioni del Covid: un solo esame orale, senza il tradizionale scritto. Lecce esamina i bresciani, mentre a Brescia si controllano le prove sostenute dagli aspiranti avvocati di Ancona. Dopo la pubblicazione dell'audio sui social, è scoppiato un putiferio e il ministero della Giustizia ha annunciato verifiche. 

L'Ordine degli Avvocati

«Sarebbe azzardato esprimere giudizi su come siano realmente andate le cose» dice Sergio Limongelli, segretario dell'Ordine degli Avvocati di Lecce. Ma - aggiunge il legale - «quanto accaduto è significativo soprattutto alla luce della modalità di svolgimento degli esami, una modalità nuova per i candidati, ma anche per noi.

Significativo e pericoloso - prosegue - sotto il profilo della necessità di garantire una certa omogeneità di giudizio e di affrontare con serenità i giorni d'esame che verranno».

Non c'è un “caso”, dunque, secondo l'Ordine. Tanto più che la frase e i suoi effetti sono stati ingigantiti dai social. «Non ci sono mai state - dice ancora Limongelli - percentuali prestabilite di candidati che dovevano superare l'esame di abilitazione professionale. Vengono stabiliti dei criteri e la valutazione può essere più o meno rigorosa perché ciascun commissario ha i suoi principi, il suo carattere, la sua esperienza. Ma è chiaro che, nel momento in cui l'esame si svolge a distanza, si può verificare il rischio di un microfono aperto e di una frase percepita così, con uno stravolgimento di significato, che è stato amplificato, quasi stravolto. Se lo stesso episodio avvenisse in presenza, a tu per tu, sarebbe stato diverso. L'episodio, tuttavia, non lo conosco: stiamo facendo valutazioni di carattere generale e ogni giudizio è pericoloso». 

L'associazione dei praticanti

Intanto, in un comunicato ufficiale l'Upa, l'Unione Praticanti Avvocati, ha stigmatizzato l'accaduto specificando che «quanto asserito è totalmente infondato e basato sulla volontà di destabilizzare i candidati che si apprestano a sostenere l'esame nei prossimi giorni e a complicare il lavoro delle sottocommissioni». Le quali - e qui è il problema reale per Upa - «continuano a produrre tracce d'esame non conformi alle linee guida impartite dal ministero della Giustizia» scrive la presidente Upa, Claudia Majolo. 

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