Un’eredità da mezzo milione: badante vince contro i nipoti

Un’eredità da mezzo milione: badante vince contro i nipoti
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 12 Febbraio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:15
Casa e garage del valore di mezzo milione di euro restituiti alla badante bulgara finita sotto processo con l’accusa di circonvenzione di incapace dell’anziana benestante che quegli immobili glieli aveva lasciati in eredità. Lo ha detto il giudice della prima sezione penale, Maddalena Torelli, nella sentenza con cui ha interrotto il processo in corso ed ha stabilito di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
I fatti contestati, cioè che S.E., 49 anni (difesa dall’avvocato Lorenzo Rizzello), avesse abusato dell’infermità e la deficienza psichica della donna morta nel 2011 a 96 anni, sono stati ritenuti troppo datati per essere accertati in un processo penale: siccome le accuse sono state collocate nel 2009, è stato superato il termine massimo di prescrizione di sette anni e mezzo. Anche perché a questo processo non sembra sia stata data particolare priorità: un altro giudice, un giudice onorario, tenne la prima udienza nel 2013. E le successive udienze furono fissate nei tre anni successivi per congedo dello stesso giudice.
Con la sentenza il nuovo giudice del processo, il giudice togato Torelli, ha revocato anche il decreto di sequestro del 10 maggio del 2012, emesso dall’allora giudice per le indagini preliminari Annalisa de Benedictis. Ed ha disposto la restituzione ad S.E. di quegli immobili indicati nei testamenti lasciati in busta chiusa dall’anziana e pubblicati da due notai che nominarono unica erede la badante che l’aveva aveva accudita negli ultimi sei anni di vita.
Dunque, sul fronte penale si è chiusa la battaglia legale intrapresa da due nipoti dell’anziana con l’esposto presentato sei anni fa in Procura con l’avvocato Alessandro Stomeo e che procede ora in sede civile.
 
Due in realtà le inchieste. La prima datata 2009, quando era sul tavolo dell’allora pubblico ministero Maria Cristina Rizzo. Dispose l’archiviazione, dopo che la perizia medico legale, il dottore Bruno Benfatto, decretò la capacità dell’anziana di prendere autonomamente decisione, senza farsi condizionare. Ma il giudice per le indagini preliminari Annalisa de Benedictis dispose nuovi approfondimenti. Nel frattempo l’anziana morì ed allora fu disposta una perizia sulla sua documentazione sanitaria. Il dottor Domenico Suma concluse per la presenza di un deficit mnemonico e per il declino delle funzioni cognitive. Su questo parere si è incardinata l’accusa di circonvenzione di incapace del pubblico ministero Carmen Ruggiero, come pure sull’ascolto di alcune persone secondo le quali la badante si sarebbe adoperata per troncare tutti i rapporti affettivi dell’anziana. 
Circostanze ed accuse che non hanno potuto essere accertate nel processo, alla luce della prescrizione. E allo stesso modo non è stato possibile accertare la verità riferita dalla badante bulgara nella denuncia presentata in Questura. Sostenne, infatti, che l’anziana quando era in vita le avrebbe ripetuto spesso di diffidare dei nipoti, di alcuni vicini e di altre persone. E le avrebbe fatto notare che i nipoti, fra l’altro, avrebbero avuto l’abitudine di farsi vedere non più di un paio di volte al mese.
Il primo round sulla contesa degli immobili l’ha vinta la donna rimasta accanto all’anziana dai 90 anni in poi. Vinta per prescrizione. Resta in piede la causa civile che ha per oggetto la stessa eredità.
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