Camera, grillini pigliatutto: fuori Fitto e Povero

Camera, grillini pigliatutto: fuori Fitto e Povero
di Matteo CAIONE
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Martedì 6 Marzo 2018, 05:30
New-entry, ritorni e grandi esclusi. Lo tsunami grillino cambia i connotati della classe politica salentina. Nel collegio plurinominale “Puglia 2” della Camera, che si estende da Francavilla Fontana a Santa Maria di Leuca, il Movimento 5 Stelle va ben oltre il dato nazionale e si attesta al 42,10%. 
Torna a Montecitorio, quindi, il pentastellato leccese Diego De Lorenzis, originario di Galatina. La geografia del voto lascia pochi spazi liberi alle altre forze in campo. Un cappotto lungo e pesante. A Melendugno, il nodo Tap fa esplodere i consensi dei grillini che arrivano a rastrellare il 62,92%. Nel campo del centrodestra, “Noi con l’Italia-Udc” non supera la soglia di sbarramento a livello nazionale. Resta a casa, quindi, l’ex ministro Raffaele Fitto, escluso eccellente di questa tornata. E con lui anche Gabriella Carlucci e il senatore uscente nonché ex sindaco di Otranto, Francesco Bruni. Salentina anche l’ultima del listino: Stefania Oltremarini, consigliera comunale a Gallipoli. La quarta gamba del centrodestra va forte nei suoi feudi, ma non basta: a Maglie, città di Fitto, raccoglie il 22,41%. A Otranto anche di più, ovvero il 23,96%. Per Forza Italia approda alla Camera la romana Elvira Savino. Nulla da fare per Stefano Gallo, quarto del listino, esponente forzista di Martano.

Le radici della Lega si estendono, intanto, anche nel Salento. Il partito di Salvini porta a Roma il barese Rossano Sasso. Fuori dai giochi Toti Di Mattina, ex candidato sindaco di Gallipoli ed imprenditore nel settore turistico-balneare. Nella Città bella, il dato dei leghisti si ferma all’8,56%. Per Fratelli d’Italia, invece, l’unico biglietto per la capitale è quello intestato al consigliere comunale di Bari, Marcello Gemmato, coordinatore regionale del partito della Meloni. Resta al palo il terzo del listino, l’ex consigliere comunale leccese e coordinatore salentino di FdI, Pierpaolo Signore, nonostante il partito abbia ottenuto a Lecce il 7,58%.
Nel campo del centrosinistra, il capolista del Pd, il barese Francesco Boccia, tornerà alla Camera. Resterà a Lecce invece la presidente del consiglio comunale Paola Povero, esponente della minoranza dem e soprattutto dell’area capeggiata dal governatore Michele Emiliano. Dunque, niente seggio a Montecitorio per la Povero, seconda del listino, che nel capoluogo leccese è riuscita, con l’apporto di nomi di primo piano dell’amministrazione guidata dal sindaco Carlo Salvemini, a trainare il Pd al 16,77%. Un risultato che fa dei democratici il secondo partito della città dopo i grillini, ma comunque insufficiente per fare da trampolino di lancio per la numero uno dell’assise comunale.

E resta fuori, ovviamente, anche l’ultima del listino Pd, l’ex vicesindaco di Otranto, Lavinia Puzzovio. Svanite le possibilità di elezione anche per il capolista di +Europa, il manager leccese Andrea Salvati: la formazione della Bonino e di Tabacci non ha scollinato il tetto dello sbarramento a livello nazionale. Buono ma “inutilizzabile” il 3,45% ottenuto dalla lista nella città di Lecce. Niente da fare anche per l’ex consigliere regionale socialista Donato Pellegrino, capolista di “Insieme”, una delle formazioni minori che hanno accompagnato il Pd in questa battaglia elettorale. Nella sua san Donato, però, la lista di Pellegrino ha raccolto l’11,15%, quasi quanto il Pd. Esclusa, dunque, anche la seconda del listino, la tarantina Anna Mariggiò.

Sul fronte di “Liberi e Uguali”, manca l’elezione in Parlamento il secondo del listino, ovvero il giovane sindaco di Patù, Gabriele Abaterusso, figlio di Ernesto, ex deputato e attuale consigliere regionale. E proprio a Patù, nel piccolo centro del sud Salento da sempre roccaforte della famiglia Abaterusso, LeU ha raccolto la maggioranza assoluta dei consensi: il 50,81%. Un dato da incorniciare, tra le percentuali più alte in assoluto in tutta Italia, per la formazione di Bersani e D’Alema.
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