«Denaro e ori sottratti alla zia malata»: nipote a giudizio

«Denaro e ori sottratti alla zia malata»: nipote a giudizio
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Giovedì 22 Aprile 2021, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 15:16

Nipote accusata di avere carpito la fiducia della zia affetta da diverse patologie, facendole credere che la cosa migliore fosse affidarle tutti i suoi beni per impedire che se ne appropriassero gli altri parenti. Poco meno di 80mila euro in contanti e tutti i suoi gioielli: 23 anelli in oro e pietre preziose, un bracciale con ciondoli in oro, un orologio Omega in oro, una collana in oro a catena con allacciato un bracciale, un anello in oro con brillante ed un paio di orecchini in oro con pietra in corallo rosa.

Il processo


Risponderà di appropriazione indebita e di circonvenzione di incapace D.M., 42 anni, di Carmiano, nel processo al via il 28 settembre davanti al giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Stefano Sernia. Lo ha stabilito nell'udienza preliminare il giudice Michele Toriello accogliendo la richiesta della Procura.
Difesa dagli avvocati Rita Ciccarese e Francesca Calcagnile, l'imputata risponde di avere abusato dei bisogni della zia, dello stato di infermità e della deficienza psichica. Prospettandole che i parenti che andavano a trovarla a casa avrebbero potuto mettere le mani su tutti i suoi beni. In questo contesto D.M. avrebbe convinto la zia a consegnarle documenti e beni come anche ad effettuare operazioni bancarie a suo favore.
Quella dei primi mesi del 2018: 15mila euro al coniuge della nipote per acquistare un'auto, dopo l'accredito della prima rata del Tfr ammontante a 32mila euro. I quasi 31mila 500 euro finiti sul conto corrente dell'imputata a febbraio del 2018 in quei frangenti in cui la stessa D.M. avrebbe avuto la disponibilità del bancomat della zia per affrontare spese di 8.300 fino alle fine dell'anno. Ed inoltre, sempre per l'anno 2018, le viene contestata l'appropriazione di ulteriori quasi 21.500 euro.
Nel capo di imputazione che passerà al vaglio del processo si parla anche di non avere dato seguito a due diffide di restituzione della carta bancomat, della documentazione medica, delle comunicazioni Inps, nonché di tutto l'incartamento del trattamento pensionistico e del Tfr e di tutti i gioielli. Parte civile nel processo la zia e la sorella di quest'ultime, assistite dall'avvocatessa Marinella Mazzotta, che con la denuncia-querela diedero il via all'inchiesta. Affiancheranno l'accusa sostenuta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Massimiliano Carducci, nel processo con dibattimento in aula a cui è affidato il compito di vagliare tutti gli addebiti e di stabilire la verità.
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