Lecce, locali e negozi: -5 al D-Day: «Proviamoci, vi aspettiamo»

Lecce, locali e negozi: -5 al D-Day: «Proviamoci, vi aspettiamo»
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 13:25

Il sole è caldo. Il risveglio tiepido. La pietra leccese che da mesi ormai è protagonista indiscussa della città brilla sotto i primi raggi di sole che si alza imponente sull'ovale di piazza Sant'Oronzo. Le prime saracinesche si alzano, si accendono le luci all'interno dei negozi. Scatole e scatoloni ricoprono pavimenti e tavoli d'appoggio. Lecce ci prova a entrare con fiducia ed entusiasmo nella Fase 2. Obiettivo: 18 maggio quando tutti, bar, ristoranti, pub, parrucchieri, centri estetici, lidi potranno riaprire. Ma al momento l'entusiasmo lascia spazio all'incertezza. In città come nelle marine.

 


Troppi gli interrogativi per sostenere che «il peggio è passato». E il 18 maggio resta solo una data sul calendario. La città si sveglia, il caffè - rigorosamente d'asporto - è d'obbligo ormai: si consuma in strada, passeggiando un po' come ci hanno abituati le serie tv americane. Un po' come le file davanti ai carretti degli hot dog: il Covid trasforma i leccesi in cittadini del mondo. Prima il gel disinfettante sulle mani, poi l'ordine al bar. Si paga, si ritira il caffè e buona giornata. Aspettando il proprio turno.

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«Ok, riapriamo dal 18, ma la gente verrà?»: commercianti pronti a ripartire fra dubbi e speranza

Su Corso Vittorio Emanuele un timido fermento. All'interno della gioielleria Rocca si sistemano le vetrine, spente da troppo tempo. «Sì apriamo lunedì», dice la proprietaria. Sul suo viso - in parte coperto dalla mascherina - si legge la voglia di ripartire. Il negozio tornerà a splendere, forse più bello di prima quasi a voler spazzare via quella cortina di paura e preoccupazione che ha segnato queste lunghe undici settimane di lockdown.
A pochi metri di distanza Maurizio Guagnano, titolare di Liberrima e all'Ombra del Barocco, è alle prese assieme a un dipendente con il gioco degli scacchi dei tavolini. «Non so come andrà - dice - stiamo prendendo le misure». E non solo letteralmente. Metro in mano misurano distanze, valutano possibili incastri. Ma il puzzle sembra essere l'ultimo dei problemi. L'incertezza delle linee guida sulla riapertura, la risposta dell'utenza, i turisti che non ci sono (almeno per ora), il centro storico chiuso alle auto e la sicurezza da garantire lasciano spazio alla preoccupazione e alla cautela.

«Non abbiamo ancora aperto nemmeno per l'asporto - prosegue l'imprenditore - ma da lunedì ci proveremo». Facendo un tuffo indietro nel tempo: Guagnano riparte da La Cicala, storico bar in voga a cavallo degli anni 80-90, punto di ritrovo della movida leccese e del caffè pomeridiano. Tanti i leccesi cresciuti nell'omonima piazzetta. «Un segno di ripartenza» dice. E allora in bocca a lupo a tutti, alla città, ai leccesi che potranno sedere ai tavolini in Corte dei Cicala, ai piedi della chiesa di Sant'Irene. Ce n'è bisogno: «Non so ancora quando aprirò», commenta infatti il titolare dello storico Bar Martinica sul corso alle prese con la sistemazione del bar di fronte al complesso dei Teatini.

Nei negozi di abbigliamento iniziano i lavori di pulizia e di sistemazione delle collezioni primavera-estate che da lunedì si potranno acquistare. All'ombra di saracinesche alzate a metà, commessi e titolari di negozi sono alle prese con scatoloni da cui spuntano vestiti leggeri e colorati: l'estate d'altronde è dietro l'angolo. E sandali e tessuti impalpabili prendono il posto di maglioni di lana e stivali. Lecce si sveglia, dopo un lungo letargo che ha lasciato alle spalle l'inverno; le nuvole con il cielo azzurro dietro ai palazzi antichi del centro storico sembra un fondale quasi disegnato.

Fuori dai bar di piazza Sant'Oronzo si vedono i primi capannelli di persone: si torna a chiacchierare nel salotto della città con il viso coperto da mascherine che rendono la comunicazione complicata. I sorrisi, le parole devono essere interpretati. Ma tant'è, i leccesi si riappropriano di spazi e luoghi del cuore.

Si lavora alla riapertura anche in piazza Mazzini, nel cuore commerciale della città. Anche se c'è chi ha scelto di non ripartire. Almeno per ora. «Non riaprirò prima di tutto per le restrizioni che è giusto che ci siano - commenta Davide De Matteis, del 300mila Lounge Bar e Il Nazionale Ristorante -. Impediscono di svolgere questa professione con amore come lo si è sempre fatto. Non sono d'accordo ad aprire il 18». La difficoltà è nella gestione delle misure di sicurezza, nella garanzia delle prescrizioni perché chi va al ristorante deve sentirsi sicuro: «Sono improponibili per chi ha un'attività - aggiunge -. Io ho diverse aziende ma mi metto nei panni di chi ha un locale piccolissimo. Come può fare? Deve morire? No. Non sono d'accordo». Non sarà riapertura certa il 18 nemmeno per La Bottigliera di piazzetta Alleanza: «Dobbiamo vedere cosa prevedono le linee guida - dichiara il titolare Sebastiano Poso - solo allora potremo capire bene in che modo organizzarci per garantire la sicurezza ai nostri clienti».

Dalla città alle marine il passo è breve, appena 11 chilometri per raggiungere San Cataldo. E mentre in città la cautela e l'incertezza regnano sovrane, nella marina leccese l'influenza del mare rende tutto più gradevole. Nei ristoranti, nei bar, negli stabilimenti balneari, spuntano vernici, pennelli, assi di legno, disinfettanti e detersivi. San Cataldo vuole scrollarsi di dosso l'etichetta di Cenerentola delle marine. E gioca al riscatto. Lo fa con lo spirito imprenditoriale che contraddistingue i proprietari degli esercizi commerciali. Il ristorante Maremosso cambia location e si prepara per accogliere i proprio clienti - a partire dall'ultimo weekend di maggio - nella nuova sede di fronte al faro. Olio di gomito e tanta voglia di ricominciare: «Ci stiamo organizzando al meglio per avere tutti i presidi di sicurezza per i nostri clienti, per i nostri dipendenti - dichiara Leo, uno dei due proprietari - e per offrire sempre un servizio all'altezza di quel poco che siamo riusciti a costruire in questi anni». E allora tavoli distanziati tra loro e prenotazione se non obbligatoria, suggerita in modo da non attendere all'esterno del locale. «Hashtag prenotare non fa male - sorride Leo -. Garantiremo il massimo dei coperti, gli altri dovranno avere un po' di pazienza e tornare a cenare un altro giorno». E Maremosso sta lavorando anche per offrire una pausa veloce con aperitivi di mare. «Avevamo pensato di offrire una novità prima che accadesse tutto questo».

Riaprirà dal 18, ma solo come bar e ristorante, anche il Pachamama: rinvia a norme più certe l'apertura dello stabilimento balneare. «Non abbiamo ancora alcun tipo di direttiva governativa per ricominciare in sicurezza», dichiara Sabrina Personé. Struttura dotata di un ingresso e un'uscita, la clientela del Pachamama potrà fruire del locale in sicurezza. «Per terra metteremo dei marker-distanziatori ogni metro lungo il bancone, purtroppo non avremo tanti tavoli ma dobbiamo mantenere la distanza di sicurezza».
Insomma: si fa quel che si può, ma di certo la voglia di ricominciare è tanta.
Che sia il 18 o meno. Lecce non aspetta altro per rimettersi in moto.

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