Lecce, operaio morto in un capannone in costruzione: due condanne

Il recupero della salma il 3 giugno 2014
Il recupero della salma il 3 giugno 2014
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Giovedì 7 Aprile 2022, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 17:27

Un anno e quattro mesi di reclusione a testa è la condanna stabilita per i fratelli imprenditori M.L ed E.L, 56 e 58 anni, di Lequile, per la morte dell'operaio Maurizio Barbararossa, 49 anni, di Copertino, avvenuta la mattina del 3 guiugno del 2014 durante la costruzione di un capannone nella zona industriale di Lecce. Pena sospesa per entrambi. Il giudice della prima sezione del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, li ha condannati nelle vesti di legali rappresentanti delle aziende coinvolte, con l'accusa di concorso in omicidio colposo per inosservanza delle norme sulla sicurezza del lavoro

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Due anni di reclusione sono stati invocati dal pubblico ministero Donatina Buffelli, l'assoluzione dall'avvocato difensore Luigi Covella in considerazione anche  dell'esito del processo con rito abbreviato in cui la giudice per l'udienza preliminare, Cinzia Vergine, aveva inflitto un anno e due mesi di reclusione all'architetto A.R., 61 anni, di Lecce,  nelle vesti di direttore dei lavori e di coordinatore della sicurezza.

Il minimo della pena

Il dispositivo della sentenza ha riconosciuto ai due imprenditori le attenuanti generiche che hanno consentito di ottenere una riduzione di un terzo sul minimo della pena: per le morti sul lavoro sono previste condanne dai due ai sette anni di reclusione.

Tre mesi il termine indicato per depositare le motivazioni che hanno orientato il giudice a ritenere responsabili della morte anche i datori di lavoro dell'operaio che lasciò moglie e due figli.

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L'incidente

Sulla dinamica ci sono le consulenze della Procura e quelle degli imputati. Secondo l'accusa quella drammatica mattina di giugno Barbarossa aveva raggiunto l'impalcatura più alto del ponteggio esterno. Era impegnato nel getto della colata di calcestruzzo in una cassaforma per realizzare una trave di sostegno. Montata quella cassaforma, secondo l'accusa, in modo del tutto inadeguato. Dopo aver udito degli scricchiolii Barbarossa aveva deciso di scendere. Ma raggiunta la parte interna del fabbricato, mentre saliva per raggiungere la cassaforma, gli crollò addosso. L'operaio morì sul colpo. Giunti sul posto i sanitari del 118 non poterono che accertare il decesso. Sul posto anche gli agenti delle volanti e gli ispettori dello Spesal, incaricati di verificare le norme di sicurezza sul posto di lavoro. Il magistrato di turno Donatina Buffelli avviò così le indagini  e dispose l'autopsia. Il medico legale accertò che il 49enne morì a causa delle violente ferite riportate nell' incidente. La consulenza tecnica dell'ingegnere Antonio Vernaleone, disposta durante le indagini rafforzò poi l'impianto accusatorio. I familiari della vittima sono assistiti dall'avvocato Anna Inguscio.

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