“Come vorrei tanto provare quel senso di leggerezza che di solito si prova dopo aver pianto! È una sensazione che tutti noi ricordiamo, ma che io non riesco a provare malgrado pianga. Forse dipende dal fatto che il mio è un pianto senza lacrime”. Le parole di Shirin Ramzanali Fazel, profuga somala e scrittrice, rappresentano quanto di profondo possa nascondere l’anima di un migrante, che lascia il proprio paese per raggiungere terre lontane. “Salute mentale e migrazioni: quando la cura diventa accoglienza” è il titolo del convegno in programma fino a sabato a Lecce, nell’edificio 6 del complesso Studium 2000.
L’iniziativa, che prevede un ricco calendario di interventi, tavoli di confronto e gruppi di lavoro, è organizzata da Cooperativa Sociale Rinascita e dal Dipartimento di Storia Società Studi sull'Uomo dell'Università del Salento e vede il coinvolgimento dei corsi di laurea in Psicologia, dell'Ordine degli Assistenti Sociali di Puglia e dell'Ordine degli Psicologi, dei Comuni titolari dei progetti SAI DM-DS per vulnerabili, del Servizio Centrale del Ministero dell'Interno, del Comune di Lecce e del Centro Nova Mentis.
I dibattiti
Tre giorni di confronto tra istituzioni, professionisti e associazioni del settore per raccontare buone prassi e nuovi percorsi per l’accoglienza e i soggetti con fragilità.
Tra gli interventi quelli di Sarah Farotti del Servizio Centrale con “Il sistema SAI e l’accoglienza di persone portatrici di specifiche vulnerabilità”, Giuseppe Vinci, psicologo-psicoterapeuta e l’approfondimento su “Entrare in relazione con l’altro”, Francesco Colizzi, psichiatra/psicoterapeuta già presidente Nazionale ONG Aifo e “Il diritto alla salute mentale mondo e la cooperazione internazionale”.