L'avvocato cita Chiara Ferragni e il suo "Pensati libera", arriva la condanna per abusi

Il tribunale di Lecce
Il tribunale di Lecce
di Rita DE BERNART
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:03

Denunciò un lontano parente per violenza sessuale e lesioni personali : il tribunale di Lecce condanna l'imputato in primo grado. E in aula, nel corso della discussione fa eco anche il messaggio sanremese di Chiara FerragniPensati Libera” , rivolto a tutte le donne. 

I fatti

I fatti risalgono al 2020 quando una giovanissima, allora ventiduenne, originaria di un paese dell'area casaranese ha sporto denuncia presso la stazione dei carabinieri di Casarano. La donna ha denunciato un uomo, definito in sede processuale “affine”, di fatto il cognato del suo compagno, con il quale al momento dell'accaduto si trovava sola in casa, per averla costretta a subire atti sessuali contro la sua volontà, afferrandola per il collo; l'imputato inoltre è stato accusato di lesioni personali aggravate “consistenti nella contusione del braccio destro con ecchimosi procurate alla vittima spingendola contro un mobile della cucina aa seguito del suo rifiuto”. 
Nel corso del dibattimento sono stati analizzati anche i rapporti tra le parti, connessi da legami di natura familiare se pur alla lontana; in assenza di prove tangibili, in un primo momento il pm d'udienza Maria Vallefuoco aveva chiesto l'assoluzione della parte imputata.

La tesi della parte civile 

La tesi portata avanti dall’avvocato di parte civile Antonio Palumbo, è stata però incentrata proprio sul grado di attendibilità della ragazza.

Ed è a quel punto che, cavalcando un tema di grande attualità, Palumbo ha citato proprio il messaggio dell’influencer più nota d’Italia, affermando che, qualunque fossero i legami tra i due o l’atteggiamento assunto, una donna ha il diritto di non essere molestata e di essere creduta di fronte ad una denuncia sporta ad un pubblico ufficiale. Il collegio giudicante presieduto dal giudice Fabrizio Malagnino, a latere Maddalena Torelli e Marco Marangio Mauro, ha quindi deliberato la sentenza di primo grado, condannando l’imputato a un anno, quattro mesi e cinque giorni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali; l’uomo inoltre è stato interdetto dai pubblici uffici per la durata della pena e in modo perpetuo da qualsiasi ufficio inerente la tutela, la curatela e l’amministrazione di sostegno; infine imposto il pagamento di una provvisionale pari a 5mila euro nei confronti della parte civile. Depositate le motivazioni, entro 60 giorni dalla sentenza, la difesa potrà ricorrere in appello.

© RIPRODUZIONE RISERVATA