Summit del centrodestra, prove di dialogo fra i partiti: «È tempo di ricucire»

Summit del centrodestra, prove di dialogo fra i partiti: «È tempo di ricucire»
di Paola ANCORA
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Domenica 22 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:10
L’affluenza è stata quella delle occasioni speciali. Sala del Tiziano gremita per l’incontro delle forze del centrodestra organizzato dal capo dell’opposizione a Palazzo Carafa, già candidato sindaco, Mauro Giliberti. «Credo - ha esordito - di dover chiudere il cerchio di questa mia esperienza politica tentando un’operazione difficile: riunificare ciò che, a tratti, si è lacerato. Un centrodestra che è ancora maggioranza in città, ma che deve ricucirsi al suo interno». 
Un percorso che Giliberti intende seguire, «senza ambizioni personali», ma giocando il ruolo di regista dell’unità: è questo, la coesione, l’obiettivo che la coalizione che lo ha sostenuto alle Comunali si è data. Raggiungerlo non sarà semplice. Sia per il contesto nel quale ci si muove, in vista delle Politiche della prossima primavera alle quali più d’uno guarda con legittime e e dichiarate aspirazioni. Sia per i veleni che corrono fra alcuni dei big, strascico dell’ultimo anno di una campagna elettorale che - dopo la pronuncia del Consiglio di Stato sulla composizione dell’assise comunale il prossimo 9 novembre - potrebbe rientrare nel vivo. «Saranno importanti nuovi incontri, anche a porte chiuse» riflettono i senatori dei partiti di centrodestra, consapevoli sia necessario “far volare gli stracci” e consumare la resa dei conti per ritrovare una coesione, e una riappacificazione, profonde e reali. 
Ricucire, dunque, la parola chiave, soprattutto in vista di un ritorno al voto, fra qualche mese, che molti danno quasi per scontato.
 
«L’iniziativa al Tiziano - ha spiegato Giliberti - aveva questo significato, in vista degli Stati generali del centrodestra che convocheremo dopo il verdetto del Consiglio di Stato. È tempo di rimboccarsi le maniche: ci sono tutte le condizioni perché il centrodestra possa tornare compatto alle urne e con un candidato sindaco condiviso, questa volta, non solo dal popolo del centrodestra, ma anche dal gruppo dirigente». Ed è in quest’ultimo passaggio il “fendente”, l’unico, che il capo dell’opposizione a Palazzo Carafa si è concesso al Tiziano. Il resto è spazio per dialogare, aprire, includere. 
«Ripartiamo da zero» ha detto il parlamentare Roberto Marti. «Riprogrammiamo il centrodestra: si vedrà - ha aggiunto - se il 9 novembre saremo maggioranza o minoranza in Aula, non è importante, non è il punto sul quale concentrarsi ora. Riappropriarsi della politica, ricostruire l’unità, questi sono gli obiettivi per evitare di commettere altri errori in futuro». L’invito di Marti è stato rivolto a procedere «con serenità, in attesa della sentenza del Consiglio di Stato. Non ci sono motivi per impedire a un sindaco di governare. Non ci sono prove di forza da fare. Dopo il 9, Salvemini presenterà le sue linee programmatiche e da lì si partirà, ciascuno nel suo ruolo». Nel frattempo, il centrodestra dovrà riunirsi ancora. Mettere attorno a un tavolo le segreterie dei partiti, confrontarsi, come ha fatto ieri a tre mesi dalla sconfitta elettorale. 
L’analisi del voto, per alcuni dei partiti della coalizione – a partire dai salviniani - è imprescindibile: «Venga allo scoperto chi ha fatto voto disgiunto», la richiesta lanciata alla sala, che ha anche espresso un giudizio sui primi cento giorni di amministrazione Salvemini: «L’operato del sindaco non è sembrato, finora, di grande impatto, ma fatto, più che altro, di proclami» ha sottolineato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Michele Giordano. 
Secondo l’ex sindaco Paolo Perrone «un chiarimento interno non è necessario: il nostro avversario non è dentro - è stata la linea indicata dall’attuale capogruppo di Direzione Italia -, ma fuori». Un modo per dire che non esistono ostacoli ideali e valoriali da superare per ritrovare l’unità, ma acredini e veleni personali, che bisognerà risolvere per rinsaldare le file del centrodestra. Aprendosi poi, quando sarà necessario individuare il candidato sindaco, «a un coinvolgimento dal basso»: alle primarie.
La coalizione di Giliberti guarda al futuro, ma dovrà fare i conti anche con il presente. Con la battaglia giudiziaria risolutiva per l’assetto dell’Aula di Palazzo Carafa, il 9 novembre al Consiglio di Stato. E, ancora prima, con quanti nel gruppo consiliare non condividono la scelta dell’Aventino, di disertare il Consiglio ritenendolo illegittimo nella sua attuale composizione, come è avvenuto due giorni fa. A margine del summit di ieri al Tiziano, critiche decise - alla linea suggerita anche dai legali del centrodestra - non sono arrivate soltanto da esponenti dei partiti rimasti fuori dall’Aula, come Giorgio Pala, ma anche da chi già siede in Consiglio comunale, come Antonio Finamore. 
«Io sono dell’idea - ha detto, ironizzando, Perrone - che se il Tar ha sancito l’illegittimità del Consiglio non abbia senso parteciparvi. Non tutti sono d’accordo, ma è come quando gioca la Nazionale e in Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici. Così, a Lecce, siamo tutti strateghi politici». 
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