La calunnia della ex: «Ha abusato di una minore». Falso: avvocatessa condannata

La calunnia della ex: «Ha abusato di una minore». Falso: avvocatessa condannata
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Aprile 2018, 16:14
Il giudice ha commisurato la condanna alla gravità delle accuse di calunnia: quattro anni di reclusione e l’interdizione per cinque anni dagli uffici pubblici, per l’avvocatessa Ada Perfetto, 59 anni, originaria di Giuggianello con residenza a San Donato. E’ l’esito del processo di primo grado in cui l’avvocatessa è stata condannata per aver accusato ingiustamente l’ex fidanzato di avere rapporti sessuali con la figlia minore della nuova compagna.

Il processo è quello conclusosi ieri davanti al giudice della seconda sezione penale, Annalisa de Benedictis, ed in cui la Perfetto era accusata di aver inviato una lettera anonima alla Procura per i minorenni, al Consultorio del distretto di Gallipoli e ad una testata giornalistica per lanciare l’allarme d su cosa si starebbe consumando nelle quattro mura di casa frequentato da un uomo di cui furono indicate le generalità.

Provocò guai seri a quell’uomo, la lettera: finì sott’inchiesta per violenza sessuale aggravata dall’età della vittima. E quell’accusa infamante continuò a condizionare la sua vita fino a quando le perizie calligrafiche, anche quella del pubblico ministero della Procura di Lecce, Stefania Mininni, attribuirono la lettera alla sua ex compagna: l’avvocato Ada Perfetto. Convocato in Procura per essere interrogato, riconobbe la scrittura della ex. E lanciò l’allarme su un complotto a scopo vendicativo che ha poi trovato conferma prima nell’inchiesta e poi nel processo di primo grado.

A quest’uomo, costituitosi parte civile, il dispositivo della sentenza ha riconosciuto una provvisionale di 20mila euro. Diecimila euro alla compagna ed alla figlia, anche loro assistete dall’avvocato Giuseppe Corleto. Sarà un processo civile a quantificare il danno. Intanto l’imputata è stata colpita da un sequestro conservativo di una casa e di un terreno, per garantire il risarcimento delle vittime se e quando le sentenze diventeranno definitive.
Condotte ancora più gravi di quelle ravvisate dal giudice della sentenza, sono state prospettate dal pubblico ministero Mininni nel corso della requisitoria: sei anni, la pena richiesta. Con l’interdizione perpetua dagli uffici pubblici, nonché quella di cinque anni all’attività forense. La differenza sta nelle aggravanti: il giudice ha escluso le aggravanti di aver accusato l’ex compagno di un delitto punibile con la reclusione fino a dieci anni, di aver agito per motivi abietti e futili, nonché di aver approfittato della conoscenza dei luoghi in cui vive quel nucleo familiare.

L’assoluzione è stata chiesta dagli avvocati difensori Gianmichele Pavone e Nicoletta Piergentili Piromallo (ha difeso con successo il senatore Nicola Mancino nel recente processo sul rapporto Stato-mafia), sostenendo che non si fosse formata la prova per accusare la Perfetto di aver scritto la lettera al centro del processo per calunnia.

Tre mesi il termine indicato dal giudice per depositare le motivazioni della sentenza. Seguiranno gli altri gradi del giudizio per arrivare alla verità processuale definitiva.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA