«Basta compiti a casa»
E i genitori scrivono a dirigenti e provveditore

«Basta compiti a casa» E i genitori scrivono a dirigenti e provveditore
di Maddalena MONGIÒ
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Sabato 3 Marzo 2018, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 10:41
«Molti ragazzi hanno dovuto abbandonare le attività sportive perché finiscono i compiti a sera inoltrata e si devono alzare all’alba per studiare». Lo scrive il comitato genitori della scuola media di Uggiano La Chiesa al dirigente della scuola, Luigi Muscatello, e al dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Lecce, Vincenzo Nicolì. Ma è solo una delle tante lettere che ormai arrivano all’Usp aventi come oggetto il pesante carico di compiti a casa e l’altrettanto gravoso peso degli zaini. Mamme e papà alle prese con i compiti a casa dei loro figli, dunque, che comportano lo sforzo di dover rispolverare conoscenze ormai dimenticate, questo nel migliore dei casi perché ci sono anche i bambini il cui contesto familiare non è dei più felici e quindi non sono seguiti così come la scuola richiede. E questo è uno dei punti che viene messo all’indice quando si affronta questo problema. Sull’assunto delle pari opportunità in Francia da 60 anni non si assegnano compiti a casa ai bimbi della scuola primaria e nell’era Macron sono stati cassati anche per la scuola media.
Non è una questione nuova, ma ancora apertissima anche se qualcosa si muove. Nell’anno scolastico in corso, infatti, è stato avviato un progetto sperimentale per 166 classi di scuola primaria e media di cinque province: Biella, Verbania, Milano, Torino e Trapani, che ha come principio cardine il no ai compiti a casa. Su questo assunto c’è un movimento nazionale partito sui social per iniziativa di un dirigente scolastico genovese, Maurizio Parodi, con tanto di petizione su change.org che ha toccato quasi le 30mila firme.
 
Più di 50 anni fa ci furono diverse interrogazioni parlamentari sul tema dell’eccessivo carico di compiti a casa e Luigi Gui, ministro di quello che all’epoca si chiamava della Pubblica istruzione emanò una circolare per dare indicazioni al riguardo. Lo riporta la rivista online Edscuola che nel suo archivio pubblica tutte le circolare ministeriali sulla questione dei compiti a casa. Il ministro riteneva ineliminabile lo studio nelle ore extrascolastiche perché «costituisce, una condizione insopprimibile per una vera assimilazione ed educazione al sapere», ma dall’altra parte sottolineava che: «È necessario, tuttavia, che l’attività didattica dei singoli docenti sia opportunamente coordinata ai fini di una proficua organizzazione dello studio extrascolastico. Un sovraccarico degli impegni di studio o la concentrazione di essi in alcuni giorni nuocerebbe, infatti, sia alla salute dei giovani, sia al processo di maturazione culturale, che non può essere costretto in schemi innaturali». Era il 1965 e la circolare ministeriale è la numero 431 del 30 ottobre.
Il dirigente dell’Usp di Lecce, Vincenzo Nicolì, avverte: «Sono problemi consueti e diffusi: da quello del carico di compiti a quello del carico degli zaini. Quando riceviamo queste lamentele chiediamo una relazione al dirigente scolastico. Noi non abbiamo un potere d’intervento e l’iniziativa ha lo scopo di richiamare l’attenzione sul problema segnalato. In genere questi problemi si verificano per la programmazione che è stata fatta. Sono convinto, però, che lo studio richiede impegno e a volte c’è un eccesso di attività che occupano il tempo dei bambini e dei ragazzi che si trovano a vivere anche troppe esperienze».
Dalla scuola di Uggiano - mille alunni, dall’infanzia alla scuola media, con sedi a Uggiano, Otranto e Giudignano – il dirigente Muscatello esclude che ci siano criticità rilevanti rispetto al carico di compiti «L’equilibrio è sempre la cosa migliore – puntualizza il dirigente scolastico – non si deve eccedere e nella mia scuola, dove questi argomenti sono concordati e condivisi, mi sembra che questo equilibrio si sia raggiunto. Poi ogni docente ha delle sfaccettature, un suo modo di vedere, ma come indicazione della dirigenza è quella di essere equilibrati, soprattutto con gli alunni che passano più tempo a scuola perché abbiamo delle classi a tempo pieno. Quando gli alunni stanno molto tempo a scuola non si devono dare compiti. Poi ci possono essere alcuni aspetti percepiti dai genitori in maniera differente da quelli che sono i reali obiettivi del docente. Spesso i genitori tendono a sostituirsi dando consigli o addirittura indicazioni. Quello che dico sempre è di affidarsi con fiducia alla scuola perché ci sono gli esperti della formazione, per mansione e istituzione. Collaboriamo con la famiglia con cui c’è un dialogo continuo. Ci può stare che qualcuno non condivida qualcosa».
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