Lecce, aumenta l'Irpef: su di due milioni di euro. Chi paga

Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini
Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini
di Stefania DE CESARE
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Venerdì 10 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:32

L’ora “x” del sacrificio scatterà dal 1° gennaio 2023. Il Comune di Lecce aumenterà l’addizionale Irpef per i redditi medio alti. È una delle novità contenute nell’accordo che l’amministrazione punta a sottoscrivere con il Governo per poter uscire dalle difficoltà finanziarie. Aumenti che toccheranno le tasche di circa 20mila leccesi. 

Conti in rosso

Il terreno è quello della norma Salva-enti inserita nel decreto Aiuti che impone ai Comuni con i conti in rosso l’obbligo di intervenire sulla leva fiscale. Secondo quanto contenuto nella delibera di indirizzo, discussa e votata ieri mattina in commissione Bilancio, gli aumenti riguarderanno i redditi oltre i 28mila euro annuali. 

Cento assunzioni

Un ritocco al rialzo dell’aliquota dello 0,4 % (si passerà dallo 0,8 all’1,2).

Un passaggio necessario anche in virtù degli interventi sul personale. L’idea dell’amministrazione, infatti, è quella di procedere con 100 assunzioni in modo da rinfrescare la macchina comunale. Per farlo Palazzo Carafa punta a un mix di risorse sia da Roma che dalle tasche dei leccesi, indispensabili per raddrizzare la situazione economica dell’Ente.

Il sindaco: «Nell'interesse della città»

«È una misura nell’interesse esclusivo della città – ha spiegato il sindaco Salvemini -. In assenza di un diverso quadro che consenta alle amministrazioni locali di poter compensare quelle che sono state le riduzioni del personale in servizio, questa misura ci consente di poter sottoscrivere un patto per la città: chiedere un sacrificio alla fascia di contribuenti più alta in termini di scaglione al fine di garantire l’utilizzo di risorse e assumere personale che oggi deve essere immesso per dare stabilità all’organizzazione del Comune, che soffre e non poco».

Fasce di reddito

Gli aumenti non riguarderanno tutti i leccesi: le fasce al di sotto dei 28mila euro saranno salvaguardate. Mentre per tutti gli altri – ovvero circa 20mila leccesi compresi nella fascia tra 28mila e oltre i 120mila euro di reddito annui - l’aliquota passerà da 0,8 a 1,2 ma solo sull’eccedenza. Su un reddito di 35mila euro, ad esempio, l’aumento si calcolerà solo sulla parte eccedente ai 28mila ovvero su 7mila euro. Ma come si traduce nei conti delle famiglie? A oggi, un leccese con un reddito di 30mila euro lordi paga 240 euro annui. Da gennaio, invece, pagherà 248 euro. Più aumenta il reddito, più il saldo sarà oneroso. Ad esempio, con un reddito di 45mila euro si passerà da 360 euro a 428 euro. Una operazione che, secondo le prime stime, dovrebbe portare nelle casse comunali circa 2 milioni di euro in più all’anno (a oggi sono circa 9 milioni e mezzo le entrate derivanti dall’Irpef). 

Il piano

L’obiettivo è quello di acquisire risorse per avviare un piano straordinario di assunzioni con 100 unità in più per dare respiro agli uffici. «Con il piano di assunzioni vogliamo garantire la gestione ordinaria dell’ente, migliorarla anche al fine di ottimizzare la gestione delle entrate e alla realizzazione degli obiettivi del Pnrr – ha aggiunto Salvemini -. Un processo più faticoso e complicato da assicurare per il Comune con una ridotta disponibilità di personale in servizio». Tra gli obiettivi che devono essere assicurati con il Patto c’è anche miglioramento della capacità di gestione delle entrate; la riduzione del ricorso alla anticipazione di tesoreria; il miglioramento dei tempi di pagamento; l’ottimizzazione della gestione del patrimonio comunale, e una graduale riduzione del debito di finanziamento. La delibera di indirizzo andrà in Consiglio comunale il 15 giugno. 

Approvazione entro il 17 giugno

Tempi stretti, anzi strettissimi. Il testo, infatti, deve essere approvato entro il 17 giugno. «Sappiamo che vi sono previsioni di emendamento che tentano di meglio definire l’articolo 43 – ha specificato Salvemini -. Tra queste, si prevede la possibilità per gli Enti chiamati a dover predisporre piani riformulati o rimodulati alle sezioni regionali della Corte dei Conti, di poter differire di un anno lo stesso termine». Un provvedimento che, quindi, dovrebbe consentire a Palazzo Carafa di superare - di fatto - l’obbligo di presentare ai giudici contabili entro la scadenza di luglio una nuova manovra di riequilibrio.

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