Fondi Ue all’Asl, bufera su ospedali e laboratori chiusi. La Regione corre ai ripari

Fondi Ue all’Asl, bufera su ospedali e laboratori chiusi. La Regione corre ai ripari
di Maddalena MONGIO'
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Martedì 21 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 14:58
Opere “certificate”, ma mai entrate in funzione. Reparti interi, nuove ali di ospedali, laboratori, poliambulatori: è bufera sull’Asl di Lecce per l’uso dei finanziamenti Fesr 2007-2013. Con il caso di Martano che, ad incrociare le carte e la “fotografia” della realtà, è solo la punta di un iceberg. 
l centrodestra sale sulle barricate e invoca l’intervento della magistratura, ma intanto la Regione corre ai ripari. L’assessore regionale al Welfare e alle Politiche sociali, Salvatore Negro, ha preso di petto la questione. «Non possiamo perdere tempo», ha confidato ai suoi e oggi stesso porterà in giunta regionale una delibera per la formulazione, all’interno di ogni Asl, di un elenco di architetti e di professionisti da nominare per supportare le aree tecniche. Il riconoscimento che la struttura tecnica non basta più per evitare ritardi e lungaggini. E, magari, anche “pasticci” nella rendicontazione degli appalti: il meccanismo bandi-cantiere-rimborsi che rischia di andare in tilt tra un passaggio e l’altro. Il riconoscimento di una lacuna nel “sistema”.
«Le aree tecniche delle Asl soffrono la carenza di personale – spiega l’assessore Negro – e non possono sopportare la mole di lavoro che grava su di loro. Fanno tanto. L’edilizia, il patrimonio esistente, a fronte di un turn over che non c’è e di personale sempre più esiguo. Per questo porto in giunta una delibera che permetta alle Asl di supportare le aree tecniche con professionisti esterni». 
 
È il primo passo dopo la bufera, come si diceva. La decisione di Negro presa all’indomani dell’inchiesta di Quotidiano sulla rendicontazione di 17 interventi, nella stragrande maggioranza dei casi edilizi, non sempre completati e funzionanti come invece viene certificato e con una perdita secca dei fondi disponibili. Si tratta di documentazione arrivata a Bari a fine febbraio: l’ultimo tratto di un lungo cammino il cui antefatto risale alla primavera scorsa quando, sempre da queste colonne, era emerso il buco nero dei fondi persi, appaiato alla strenua difesa della Regione e dell’Asl che con forza ribadivano che non si erano persi milioni e milioni di euro, ma al più qualche “spicciolo”. 
Fatto è che anche per questi interventi c’è una rendicontazione, al 31 dicembre 2015, che documenta il mancato utilizzo di una buona fetta di fondi. A fronte di 36.438.743 euro di fondi ammessi, ne sono stati rendicontati 19.005.069 euro pari a circa il 52 per cento dell’intera disponibilità. 
Da qui la scossa di Andrea Caroppo, consigliere regionale di Forza Italia, alla Regione: «La primavera scorsa abbiamo chiesto un’audizione del direttore generale della Asl proprio per capire se i fondi Fesr erano stati utilizzati nella loro interezza. Ci furono date ampie rassicurazioni, anche dalla Regione, sul fatto trovano conferma. La cosa non si chiuderà così, la Regione ora deve fare piena luce individuare le eventuali responsabilità, senza cercare di mettere una toppa per far decantare tutto». 
E Rocco Palese, deputato di Cor, non risparmia strali e punta il dito: «Da questa nuova inchiesta giornalistica emerge l’ulteriore prova di una disastrosa gestione della sanità in Puglia e nell’Asl di Lecce in particolare, perché è delittuoso avere possibilità di utilizzare risorse da destinare all’innovazione tecnologica, all’implementazione di sevizi sanitari, alla ristrutturazione degli ambienti, e che non vengano utilizzate. Non ci sono parole per biasimare che su 36 milioni di euro assegnati, se ne spendano 19 confermando, su questo segmento di Fesr, che riescono a spendere il 52 per cento e in più sembrerebbe che molte opere non risultano essere complete e funzionanti, oltre ad essere senza collaudo». 
È l’istantanea scattata da Palese che chiede «un’approfondita indagine della Regione e della Corte dei Conti al fine di verificare come sono state utilizzate queste risorse e se c’è stato un effettivo completamento delle opere. Tutto ciò non fa che gettare inquietanti sospetti sull’effettivo utilizzo delle risorse riguardanti non solo la sanità, ma anche il resto dei fondi strutturali in un contesto dove, spesso e volentieri, la Guardia di finanza e l’Unione Europea rilevano reati e illegittimità. Se questi fondi fossero stati assegnati a privati e si fossero comportati come la Asl, secondo quanto emerge dalle notizie di stampa, la magistratura ordinaria sarebbe rimasta inerte? E da qui, pur essendo garantisti, non possiamo che chiedere che la magistratura accenda un faro sull’utilizzazione di queste risorse». 
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