«Ampliare gli scavi dell'anfiteatro», la proposta dell'archeologo

L'anfiteatro in 3D
L'anfiteatro in 3D
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 19 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 14:44

«È venuto il momento di aprire il dibattito sull’ampliamento dell’attuale scavo dell’Anfiteatro romano in Piazza Sant’Oronzo in modo da creare un’opera di grande suggestione». 
A lanciare la proposta è l’archeologo classico Francesco D’Andria, professore emerito dell’Università del Salento e scopritore della struttura “gemella” di Rudiae. «Gli attuali lavori di sistemazione dei basoli possono essere un’occasione importante per rivedere l’impostazione architettonica del cuore storico di Lecce – spiega -. Non conosco nel dettaglio il progetto dell’intervento previsto, ma credo che i tempi siano maturi per ragionare sulla possibilità di avviare un ripensamento e un migliore adattamento dell’Anfiteatro per la fruizione dei tesori che sono conservati nel sottosuolo».

I lavori in via Alvino

I lavori appena partiti in via Alvino (che poi passeranno in via Verdi e in via dei Mocenigo), per l’importo di un milione di euro, serviranno a evitare le infiltrazioni delle acque meteoriche che nel corso del tempo, se lasciate fare, possono provocare danni irreversibili.

Il progetto quindi prevede lo scardinamento di una parte dei basoli con la sostituzione di quelli che non è possibile recuperare. D’Andria crede che l’idea, se considerata e portata avanti con i giusti crismi, non troverebbe opposizione da parte della direzione del ministero per i Beni culturali. «Certo non si possono fare grandi esplorazioni – continua D’Andria -, perché, ad esempio, nella parte frontale c’è la chiesa della Madonna delle Grazie a bloccare l’ampliamento, però sarebbe uno spunto di grande interesse archeologico. Ad esempio si potrebbe realizzare uno scavo stratigrafico per mettere in luce le fasi medievali dell’anfiteatro. E sono tanti i cittadini che mi hanno chiesto come si potrebbe intervenire: forse creando un terrapieno e ripensando completamente l’approccio generale». 

Non è l'unica proposta 

Una proposta autorevole ma non la sola visto che anche sui social cittadini il dibattito è molto intenso. Ruggero Vantaggiato, della Lega per la difesa del cittadino e dell’ambiente da tempo batte su questo tasto. «Sarebbe utile disporre approfondimenti per ritrovare i resti mancanti del monumento. In questa fase credo sia legittimo chiedersi se non possa essere utile affrontare il problema della parte ancora interrata - sottolinea Vantaggiato -, tra l’Anfiteatro e la chiesa limitrofa, cosa che, tra l’altro, renderebbe sicura l’area da un punto di vista idrogeologico. In questo modo si raddoppierebbe, tra l’altro, il numero dei posti fruibili per eventuali spettacoli nell’Anfiteatro, e si accrescerebbe grandemente l’interesse del monumento per i visitatori, costretti altrimenti a chiedersi come mai in tanti anni e nonostante grandi spese di restauro degli ultimi decenni, non si sia portato ancora alla luce tutto il monumento». 

Il cantiere per la rimozione dei basoli 

Intanto il cantiere per la rimozione dei basoli è già partito, come detto, in via Alvino a pochi passi dall’Ovale con recinzioni installate nel primo tratto, ovvero dall’intersezione con via Fazzi e fino all’incrocio con via Roberto di Biccari. Filippo Montinari, imprenditore edile e appassionato della storia recente della città, ricorda le regole per la corretta sistemazione dei conci, già elaborata tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. «Nelle linee guida dei capitolati d’appalto – spiega - a parte la scelta della pietra, c’erano prescrizioni sulla posa in opera: lo spazio tra i giunti tra un concio e l’altro non doveva superare i 4 millimetri. Negli anni il problema della disconnessione è nato dall’eccessiva sollecitazione della malta dovuta al traffico veicolare che un tempo era permesso in piazza Sant’Oronzo, dove c’era anche la fermata delle linee del trasporto pubblico».

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