Casa abusiva in zona vincolata: 24 anni per un condono. E la pratica è ancora aperta

Casa abusiva in zona vincolata: 24 anni per un condono. E la pratica è ancora aperta
di Paola ANCORA
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Mercoledì 16 Ottobre 2019, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 13:32
Ventiquattro anni per chiudere una pratica di condono edilizio, senza riuscirci. Diciotto dei quali trascorsi senza che nulla accadesse: non un sollecito al proprietario dell’immobile da parte del Comune di Lecce. Altri sei anni per avere una sentenza di primo grado, al Tar, proprio su questa pratica di condono.

Insomma un quarto di secolo è passato senza riuscire a ottenere che A.C. pagasse il dovuto per aver costruito una casa di 113 metri quadrati in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico: è lecito, infatti, immaginare che il verdetto del Tar sarà impugnato al Consiglio di Stato. E trascorreranno ancora degli anni prima di chiudere il caso, con buona pace di chi ha commesso l’abuso e, peggio, di coloro i quali, invece, hanno sempre agito nel rispetto della legge.

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La storia. Il 27 febbraio del 2013 il responsabile dell’ufficio Condono edilizio del Comune capoluogo del Salento chiede ad A.C. di pagare 12.314 euro a titolo di conguaglio dell’oblazione e di altri 10.062 euro come conguaglio degli oneri concessori, insieme a 400 euro per diritti di segreteria. Denaro necessario a portare avanti la domanda di condono presentata l’1 marzo 1995. Con quella domanda, A.C. - in virtù del condono deciso l’anno precedente – chiedeva di sanare una civile abitazione costruita abusivamente in zona sottoposta a vincolo. L’uomo aveva inviato al Comune le fotografie dell’immobile e versato l’anticipo dell’oblazione degli oneri concessori, insieme a due dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà.

I ritardi cominciano qui. Tre anni dopo, il Comune chiede ad A.C. di presentare «una lunghissima lista di documenti necessari all’istruttoria della pratica. Tra questi - riepilogano i giudici del Tar nel verdetto pubblicato pochi giorni fa -: dichiarazione sullo stato dei luoghi, ricevuta accatastamento, atto notorio con il quale si dichiara l’epoca dell’abuso, titolo di proprietà, documentazione relativa ai vincoli, oltre a planimetrie, calcoli superfici coperte e volumetrie». L’anno dopo, A.C. presenta solo una parte di quella documentazione. Poi tutto si congela. Per 14 anni.

È solo nel 2013, infatti, che il Comune di Lecce torna a bussare alla porta di quel cittadino, chiedendo che integrasse il faldone a suo nome con i documenti necessari. E a quel punto A.C. fa ricorso al Tar, chiedendo l’annullamento di ogni pretesa avanzata dal Comune perché a suo avviso, nel frattempo, il diritto dell’ente a ottenere il pagamento degli oneri e delle oblazioni sarebbe andato prescritto. Il proprietario dell’immobile, ai giudici, chiede anche che sia riconosciuto il silenzio-assenso del Comune sulla sua pratica, legittimando dunque quell’abuso una volta e per sempre.

La prima udienza si è tenuta il 29 maggio del 2013. Ed esattamente sei anni dopo, è arrivato il verdetto dei giudici della terza sezione del Tar, che hanno respinto il ricorso di A.C. ritenendolo infondato e abbracciando in pieno le motivazioni presentate, a sostegno dell’operato del Comune, dall’avvocato Laura Astuto. I giudici amministrativi hanno ribadito che “l’omessa presentazione della documentazione (completa) prescritta per la domanda di condono impedisce il decorso dei termini di legge in tema di prescrizione del diritto al conguaglio dell’oblazione e di silenzio assenso”. E, ancora, «come correttamente argomentato dalla difesa del Comune resistente, “il mancato pagamento dell’oblazione e degli oneri concessori dovuti è anch’esso di impedimento alla formazione del silenzio assenso”».

È ancora in piedi anche il diritto dell’ente al conguaglio del contributo concessorio, perché il termine di prescrizione di tale diritto (dieci anni, ndr) «non ha iniziato neppure a decorrere», legato com’è al rilascio del titolo di sanatoria. A.C. è stato condannato a pagare e a sostenere anche le spese di giudizio, ma cantare vittoria, in questa guerra durata 24 anni, non riesce a nessuno.
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