Lecce, detenuti ma anche universitari: in 20 vogliono laurearsi

Lecce, detenuti ma anche universitari: in 20 vogliono laurearsi
di Mattia CHETTA
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:00

Una sfida per le istituzioni e insieme un’opportunità per i detenuti: lo studio e la formazione all’interno delle case circondariali in Italia sempre più spesso restituiscono a chi è dietro le sbarre dignità e speranze. Oltre a contribuire a costruire nuove chance lavorative in prospettiva futura. I detenuti pugliesi studiano, dunque. 
Lo dicono i dati: quelli diffusi dal provveditorato regionale che contava 705 iscritti ai corsi di ogni ordine e grado nell’anno scolastico 2021-2022. E se i detenuti iscritti all’Università degli Studi “Aldo Moro” (Facoltà di Scienze Politiche e Discipline dell’Audiovisivo, Musica e Spettacolo) di Bari sono 16 (di cui 15 provenienti dalla casa circondariale di Taranto e uno dalla casa circondariale di Bari), UniSalento conta 20 universitari in regime carcerario.

La convenzione 

Attraverso una convenzione sottoscritta meno di due anni fa tra il dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Provveditorato Regionale della Puglia e Basilicata e le università pugliesi), in venti, tra donne e uomini, cercano oggi riscatto scegliendo di contrastare la povertà educativa e divenendo così i protagonisti del loro sviluppo culturale. Archeologia, Management digitale, Sociologia, Lingue, Scienze motorie, Comunicazione pubblica e istituzionale ma anche Ingegneria aerospaziale, Filosofia, Consulenza pedagogica, Dams, Economia aziendale e Giurisprudenza: sono i corsi di laurea scelti dagli studenti di Borgo San Nicola. 
Per la maggior parte di loro lezioni ed esami si svolgono all’interno del penitenziario mentre per tre di loro il percorso universitario si svolge da remoto da Biella, Melfi e Rossano Calabro, a causa dei recenti trasferimenti.

Non solo semplici nozioni ma prospettive di una vita diversa, opportunità di riflettere sulla propria condizione investendo su sé stessi e preparandosi – allo stesso tempo – per quello che potrà accadere al termine del periodo di detenzione. Chiave di svolta, verrebbe da dire, dei detenuti è anche il lavoro.

I detenuti lavoratori 

Nel primo semestre del 2022 in Puglia erano 1.090 i detenuti lavoratori alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria mentre 102 quelli occupati da un impiego diverso e non alle dipendenze dell’amministrazione. E ancora. In Puglia dal primo gennaio al 30 giugno 2022 49 detenuti risultavano iscritti a 5 corsi attivati rispettivamente presso la casa circondariale di Brindisi e quella di Trani. Ma nei penitenziari pugliesi, come precisano dal provveditorato regionale, sono in corso ulteriori percorsi di formazione professionale, grazie alle intese con l’Assessorato al Lavoro e alla Formazione Professionale della Regione Puglia (che ha cofinanziato il progetto) ed in virtù dei finanziamenti della Cassa delle Ammende del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che continueranno fino a tutto il 2023. 

Una sfida per migliorare se stessi 

«La formazione migliora il percorso trattamentale sia all’interno del carcere che una volta usciti fuori – ha commentato la professoressa Marta Vignola, delegata del rettore per il Polo penitenziario universitario –. UniSalento consente alla popolazione carceraria la possibilità di migliorare sé stessi e il proprio bagaglio culturale, ottenendo così gli strumenti per comprendere meglio il mondo che li circonda. In ogni caso studiare fa bene. Il rettore, il professore Fabio Pollice, ha dato un grande impulso alla formazione universitaria in carcere abolendo le tasse per i detenuti e in Italia non è un atto di poco conto: rappresenta la vicinanza dell’istituzione e incentiva altri detenuti a intraprendere percorsi simili». Studio e cultura per sentirsi liberi, anche in un carcere, dunque. «Lo studio ha una doppia valenza – ha aggiunto Silvia Cazzato, responsabile gestione studenti universitari e rapporto con le case circondariali –. Innanzitutto, è un’occasione di riscatto morale. Il detenuto si sente finalmente un essere umano e non un semplice detenuto; già la dicitura “studente” nobilita l’uomo o la donna che sia, indicando positività e propositività per la propria vita. Poi, il percorso formativo è utile a tutti: gli autori di reati ostativi, che possono sfruttare poco la laurea conseguita, costruiscono la loro emancipazione; gli altri detenuti, invece, all’esterno sfruttano il percorso a pieno il titolo». 

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