Lecce, a 10 anni giù dal secondo piano. Le parole choc al soccorritore: «Volevo scoprire cosa c'era dopo...». L'inchiesta

Lecce, a 10 anni giù dal secondo piano. Le parole choc al soccorritore: «Volevo scoprire cosa c'era dopo...». L'inchiesta
di Erasmo MARINAZZO
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Lunedì 5 Luglio 2021, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 15:13

Avrebbe voluto esplorare la zona grigia fra la vita e la morte la ragazzina di 10 anni che domenica sera si è arrampicata su uno sgabello e si è lanciata dal balcone al secondo piano della casa del quartiere Stadio di Lecce, dove vive con i genitori. Che è poi l’unica certezza dell’inchiesta condotta dai poliziotti della Squadra mobile con i pubblici ministeri Imerio Tramis (Procura per i minorenni) e Maria Consolata Moschettini (Procura ordinaria): al passante che l’ha soccorsa ha sussurrato di avere voluto provare cosa ci sia oltre la morte. Un pensiero sin troppo elaborato per chi ha solo dieci anni, da qui tutta la serie di accertamenti disposti dalle due Procure. Da qui la raffica di ascolti di amiche, amici, compagni di scuola, genitori e parenti, nonché l’analisi dello smartphone affidata all’ingegnere informatico forense Silverio Greco ed il coinvolgimento anche della polizia postale.

 

Il dramma e l'inquietudine


Cosa ha spinto questa ragazzina a volersi proiettare nell’aldilà? Per cercare una risposta il pubblico ministero Tramis ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio: si tratta di una atto dovuto - è bene chiarirlo - per consentire di svolgere tutti gli accertamenti che il caso richiede. Nulla di concreto - al netto delle parole riferite dalla vittima al primo soccorritore - lascia ritenere al momento che sia stata indotta a questo gesto estremo di autolesionismo da qualche persona, dall’ambiente circostante o dalla frequentazione di qualche social.
Tutto deve essere verificato. E si parte da questi ambiti: amici-frequentazioni, famiglia e la vita parallela - ed a volte preminente fra glia adolescenti - sul telefono cellulare e sui social in particolare. L’ingegnere informatico e la polizia postale sono al lavoro per cercare eventuali chat con ragazzi, con gruppi o con sezioni che invogliano a lanciare sfide alla sorte mettendo a repentaglio la vita. Le tanto popolari challenge, e le loro diverse declinazioni di rischio, che hanno mietuto vittime negli ultimi mesi a Bari, Napoli e Palermo. In altri termini gli inquirenti stanno verificando se questa ragazzina abbia stretto un patto segreto con chi sembra non avere alcuna considerazione del valore della vita quanto piuttosto della capacità di influenzare gli adolescenti anche facendo leva sullo spirito di emulazione tipico di questa età. Una ipotesi investigativa da verificare necessariamente, come detto.

 

L'ascolto dei coetanei


Come anche si rende necessario ascoltare i suoi amici: per capire chi siano, per capire dove sia stato innestato il seme dell’autolesionismo. Una prima verifica è stata fatta nella stessa serata di domenica: la polizia ha sentito l’amico con cui la ragazzina ha dialogato al telefono poco prima di lanciarsi nel vuoto. La conversazione tuttavia non avrebbe avuto come argomento la ricerca di cosa ci sia oltre la morte e per questo gli inquirenti stanno dando scarsa importanza a quella telefonata. 
Si scava anche nel mondo della scuola, fra i compagni di classe ed i professori per cercare di avere un quadro quanto più completo possibile della personalità della ragazzina.
Resta la famiglia. Anche in questo ambito sono stati svolti i primi accertamenti senza che emergessero situazioni di conflitto o di disagio. Padre e madre sono rimasti sotto shock nel constatare quello che è successo, erano in soggiorno a guardare la televisione mentre la figlia era in camera con la sorella piccola quando sono stati allarmati dalle urla arrivate dalla strada.
La ragazzina è stata trasportata in codice rosso nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce dove è stata ricoverata in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione. Non corre pericolo di vita.

 

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