I piromani distruggono l'Orte: 100 ettari in fumo. Il paesaggio del Parco è spettrale

I piromani distruggono l'Orte: 100 ettari in fumo. Il paesaggio del Parco è spettrale
di Elio PAIANO
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Martedì 13 Agosto 2019, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 08:25

L'Orte ha continuato a bruciare anche per tutta la giornata di ieri ed è stato solo l'intervento dei due canadair ad aver arginato un bilancio che poteva essere ancora più disastroso.
L'incendio appiccato da ignoti alla Baia dell'Orte, in uno dei posti più belli di Otranto, ha bruciato completamente la pineta a sud della baia, la macchia mediterranea della falesia, la gariga della baia ed è giunta alle pinete che su trovano su Canale scuro, nella Marina dei Monaci, arrivando a sfiorare resort ed agriturismi della zona.

 


Un centinaio di ettari del Parco Otranto-Leuca, una delle sue parti più pregiate, è andato in fumo. Dopo aver domato l'incendio l'altro ieri, una speciale squadra dell'Arif ed i Vigili del Fuoco, sono intervenuti per domare completamente l'incendio, coadiuvati anche dalla Protezione Civile e dalla locale Misericordia. L'obiettivo era quello di bloccare i residui ancora incandescenti dell'incendio precedente con le speciali sostanze spegni-fiamma che si utilizzano in questi casi, prima che arrivasse il forte vento di maestrale (previsto per le 12).

Tuttavia, nonostante lo spiegamento di squadre specializzate, vista la vastità dell'area, non si è riusciti nell'intento. Inoltre, il vento ha iniziato a soffiare ed a rinforzarsi già dalle 10, per cui si sono riaccesi due piccoli focolai nella Baia dell'Orte e due più consistenti sulle pinete e sul bosco di eucalipti che si trovano nella falesia alta di Palascìa.
Per questo motivo è stato richiesto l'intervento di due canadair che, dalla mattina fino a tutto il pomeriggio, hanno continuato i loro lanci prelevando l'acqua da Fontanelle ed Alimini e riversandola sulle aree dell'incendio.

La Polizia ha bloccato la litoranea in entrambe le direzioni deviando il traffico, per permettere di svolgere tutte le operazioni necessarie nella massima sicurezza possibile. Un lungo e complesso lavoro che ha permesso di salvare una piccola parte delle due pinete in alto e, soprattutto, ha fermato il fuoco che minacciava di proseguire verso il Faro ed in direzione di Badisco.
Sull'origine dell'incendio si stanno effettuando indagini, ma sembra che non ci siano dubbi sull'origine dolosa. Anche se nel parco non si può esercitare alcuna attività, non sono infatti sparite le antiche pratiche di bruciare l'incolto per garantirsi erba verde da pascolo all'arrivo delle prime piogge di settembre.

Ma l'azione dei piromani nell'area in questione è quasi una costante, il che mette a rischio il patrimonio vegetazionale e - soprattutto - la preziosa fauna presente nel parco.
Un'emergenza che bisogna per forza affrontare, basti pensare che, l'altro ieri, allo scoppio dell'incendio, l'area era affollatissima con il laghetto dell'ex miniera di bauxite gremita di persone, la rada piena di yatch, la costa gremita di bagnanti. Allo stesso modo oggi, i bagnanti sono tornati al mare così come le barche. Insomma, un problema molto serio vista anche la difficoltà dei mezzi di accedere nelle aree impervie della falesia.

Per fortuna, l'allerta era stata già diramata ed i canadair erano già stati allertati per via del rischio di non riuscire a spegnere completamente i vari focolai prima dell'arrivo del vento che li avrebbe riaccesi. Ore ed ore di lanci sono riusciti ad avere la meglio sul fuoco, ma l'intervento è stato difficile e complicato. Nel frattempo, sono in tanti a lanciare l'allarme per la necessità di una videosorveglianza dei luoghi, per un sistema di approvvigionamento dell'acqua in funzione antincendio e per una più capillare azione di controllo di queste aree naturalistiche di pregio così elevato.
 

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