Choc Notre Dame, nel Salento parte la corsa ad assicurare le Cattedrali

Notre Dame
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di Maddalena MONGIò
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Martedì 23 Aprile 2019, 09:25
Italia batte Francia sulla copertura assicurativa delle cattedrali da eventi catastrofici. Tema di grande attualità dopo il rogo che ha devastato Notre-Dame de Paris che, a sorpresa, non aveva alcun tipo di assicurazione a copertura dei danni provocati dai vari eventi sfortunati che possono verificarsi. In Italia la prudenza ha prevalso al punto che il 62 per cento delle cattedrali prese in esame dal 25enne Francesco De Masi, dottorando del XXXIII ciclo in Economia, Management e Metodi Quantitativi presso il Dipartimento di Scienze dell'Economia dell'Università del Salento, e dottorando Isufi (con la supervisione della professoressa Donatella Porrini), è assicurato. Una dato tanto più rilevante se parametrato con la situazione francese dove 83 su 93 cattedrali non hanno sottoscritto alcuna polizza assicurativa, tra queste anche Notre Dame di Paris le cui spese per la ricostruzione dovranno essere sostenute dallo Stato francese, al netto delle donazioni di privati che si sono messi in moto quando ancora le fiamme avvolgevano la cattedrale patrimonio dell'umanità. L'industria del lusso si è mostrata generosa mettendo una toppa alla grave svista di chi non ha pensato ad assicurare il monumento. Cento milioni li ha messi per primo il miliardario Francois-Henri Pinault, presidente e amministratore di Kering, gruppo che vanta marchi di lusso come Gucci, Pomellato e Saint Laurent. Altri 100 milioni da Total, mentre gli eredi dell'Oreal hanno messo sul piatto 200 milioni. Lo studio di De Masi ha rilevato che in Puglia la maggior tutela è tutta salentina dove hanno lo scudo della polizza: la cattedrale di Lecce, quella di Nardò e quella di Otranto. Su tutto il territorio nazionale sono 38 (in base alle risultanze dello studio) e si trovano nelle diocesi di: Acqui, Albenga-Imperia, Anagni-Alatri, Ancona-Osimo, Ascoli Piceno, Belluno-Feltre, Bolzano-Bressanone, Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti, Chiavari, Chieti-Vasto, Civita Castellana, Crema, Cremona, Crotone-Santa Severina, Ferrara-Comacchio, Fidenza, Foligno, Lamezia Terme, Lanciano, Lanusei, Lecce, Lodi, Mantova, Milano, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Nardò-Gallipoli, Otranto, Padova, Parma, Pisa, Ravenna-Cervia, Roma, San Miniato, Udine, Urbino, Venezia, Verona, Viterbo. «Si tratta di un dato di rilievo fanno sapere dall'Università del Salento se si tiene in considerazione che in Francia 83 delle 93 cattedrali presenti sul territorio non hanno sottoscritto alcuna polizza assicurativa. In questo, come in molti altri casi di disastri (naturali o man-made), al sistema assicurativo non è stato riconosciuto un ruolo concreto nell'ambito del piano di salvaguardia e della difesa del patrimonio culturale-storico-artistico. Di conseguenza, il compito di organizzare la fase di ricostruzione rimane affidato totalmente al sistema pubblico, che però può essere influenzato dalle condizioni politico-economiche, comporta spesso delle difficoltà in merito al reperimento dei fondi, nonché una serie di ulteriori problemi di carattere burocratico con un conseguente aumento dei tempi necessari per la realizzazione dei lavori». Dall'indagine pubblicata da Francesco De Masi e Donatella Porrini, risulta che «le Diocesi Italiane offrono un esempio di come si possa diffondere un efficiente sistema assicurativo che permetta, al verificarsi di un evento di grandi proporzioni come il rogo parigino, di beneficiare di una copertura che in automatico consenta di avviare i lavori di ricostruzione». E poi la sottolineatura: «La cultura finanziaria, e più specificamente assicurativa e la corrispondente oculatezza, manifestata dagli amministratori delle Diocesi Italiane analizzate, permette di affermare che l'Italia si pone come apripista rispetto alla diffusione di simili strumenti assicurativo-finanziari di carattere privato».
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