Le associazioni dicono sì: «Trovare subito una soluzione»

Le associazioni dicono sì: «Trovare subito una soluzione»
di Ilaria MARINACI
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Dicembre 2015, 13:33 - Ultimo aggiornamento: 13:51

Coro unanime di adesioni e di consensi da parte del mondo dell’associazionismo salentino per l’iniziativa “Illuminiamo Santa Croce”, promossa da Quotidiano, in collaborazione con l’architetto Andrea Novembre, in programma davanti alla basilica, dopodomani, alle 18.30, per chiedere che torni la luce su uno dei monumenti simbolo del Barocco leccese.
I commenti plaudono all’idea di scendere in piazza ma mostrano anche sconcerto per il protrarsi di una spiacevole situazione che coinvolge Santa Croce e anche Palazzo dei Celestini. C’è chi, come il professor Wojtek Pankiewicz, presidente dell’associazione “Valori e Rinnovamento”, avanza una proposta, laddove non si riuscisse a trovare una rapida soluzione. «Si potrebbero radunare gli imprenditori del territorio – riflette – e chiedere loro un contributo per riaccendere la basilica, davanti alla quale verrebbe posizionato un totem di ringraziamento. Un po’ sul modello di quello che è stato fatto all’Abbazia di Cerrate, dove l’antico pozzo è stato restaurato da Prada e c’è proprio un totem a ricordarlo».



A proposito del flash mob, Pankiewicz esprime la sua «convinta e rabbiosa adesione». Il perché del “rabbiosa” è presto detto. «Il 22 e il 29 maggio scorsi, abbiamo promosso – spiega – delle passeggiate culturali nel centro storico, che hanno coinvolto tutte e due le volte 150 persone fra residenti e turisti. Puntualmente, quando arrivavamo nei pressi della basilica e la trovavamo non illuminata, tutti si lamentavano ed io avrei voluto sprofondare. Una ricchezza così inestimabile – conclude il professore, fra i primi a chiedere di candidare il Barocco leccese a patrimonio dell’Unesco – è inconcepibile che resti spenta per tanti mesi».

Dello stesso avviso la capodelegazione locale del Fondo Ambiente Italiano, Rossella Galante, anche lei presente in piazza venerdì. «La mancanza di illuminazione del monumento simbolo della città – dice – non è positiva agli occhi dei turisti che vuol dire agli occhi del resto del mondo. Ma non è giusto nemmeno per noi che a Lecce ci viviamo, soprattutto se abbiamo l’ambizione di candidare tutto il nostro centro storico, Santa Croce in primis, a patrimonio dell’Unesco. Mi auguro che si trovi una soluzione che possa portare alla riaccensione per le feste».
Aderisce all’iniziativa l’Associazione Dimore Storiche di Lecce. «È indispensabile riaccendere Santa Croce – dichiara il presidente Giuseppe Seracca Guerrieri – anche perché, insieme al Duomo, è stata uno dei primi esempi di monumenti illuminati in maniera artistica e attenta a dare risalto ai particolari più significativi della facciata. Mi auguro che la basilica possa ritrovare presto la sua luce, anche perché si affaccia su una delle vie più belle d’Italia».
All’appello non poteva mancare Italia Nostra. «Saremo in piazza anche noi per chiedere la riaccensione di Santa Croce – dice il presidente provinciale Marcello Seclì – e spero che questa azione di sensibilizzazione venga estesa anche ad altri beni culturali del territorio». Seclì pensa, ad esempio, alla chiesa di San Pietro dei Samari a Gallipoli o a quella di San Salvatore a Sannicola. «Sono entrambe alla mercè dei vandali e dei crolli – aggiunge – e sarebbe bello se, insieme alla luce elettrica su Santa Croce, accendessimo l’attenzione anche su questi monumenti dimenticati».
Reduce dalla giornata mondiale della lotta all’Aids, celebrata ieri, anche Lila Lecce condivide la battaglia per Santa Croce.

«Metaforicamente – dice la presidente Viviana Bello – siamo abituati ad accendere i riflettori su temi e questioni lasciate al buio. Crediamo fortemente che la salute pubblica, come la cura del nostro patrimonio architettonico, sia un bene da custodire e difendere. È qualcosa che riguarda tutti e che non ammette indifferenza, né deroghe di responsabilità. Il buio a cui si è lasciata abbandonata Santa Croce ci indigna come cittadini e fruitori di questa città. Per questo scenderemo in piazza».