Lavoro, patto contro le stragi. «Noi faremo la nostra parte»

Lavoro, patto contro le stragi. «Noi faremo la nostra parte»
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 16:58

Mentre il Salento piange il suo ennesimo caduto sul lavoro, il dibattito politico in materia riaffiora. E la cosa più preoccupante è che già preannuncia scontro, sebbene la volontà del governo di individuare soluzioni, almeno in premessa, sia condivisa anche dagli imprenditori.

Tre vite al giorno spezzate


Sono gli accadimenti ad aver richiamato il punto all'ordine del giorno. Da Nord a Sud, la narrazione della forte ripresa economica testimoniata dal balzo post-Covid del Pil (+17,3% nel secondo trimestre rispetto a un anno fa) si compone sempre più spesso anche del racconto di quei tragici istanti che in Italia spezzano in media tre vite al giorno. Le ultime due, ieri, nel Milanese, dove altrettanti operai sono morti congelati nel deposito di azoto dell'ospedale Humanitas. Solo 24 ore prima un operaio di 68 anni cadeva (per causa da accertare) da una scala, precipitando da un'altezza di 6 metri, in un cantiere edile di Tricase.
Donato Piscopiello è stata la terza vittima salentina sul lavoro negli ultimi dieci giorni, la diciottesima da inizio anno (Inail). Nei primi 9 mesi del 2020, in 12 avevano perso la vita mentre lavoravano. Cresce la percentuale di rischio in concomitanza con la quasi improvvisa e copiosa ripartenza delle attività. Da oltre un anno, sono tornati a lievitare, infatti, anche gli infortuni: 489 in più nei primi 7 mesi del 2021, 2.364 in tutto. Numeri ineludibili. Fanno del Salento il pezzo di Puglia in cui sul lavoro si muore di più. Prima in regione, Lecce - secondo l'Osservatorio Vega - è sesta in Italia per incidenza di infortuni mortali sul totale degli occupati (223mila al 31 luglio 2021).

I dati da paura 


Sono dati che Quotidiano proponeva 5 giorni fa in occasione dell'addio all'operaio Fabio Sicuro. Ed eccoli, impietosi, ritornare. Tracciano una catastrofe che si somma a quella prodotta dalla pandemia, ma, in fondo, anche dai precari strumenti di cui lo Stato si è dotato per combatterla, a partire dall'esercito di ispettori.
Un'indagine ravvicinata ci ha consentito di accertare che gli ispettori tecnici (quelli applicati nell'edilizia) nel Salento sono 5 - a fronte di 40 amministrativi - e in grado di compiere non più di 2/3 ispezioni al giorno in 3 uscite settimanali. Non è, dunque, forse, un caso che il governo abbia deciso di ripartire dall'accelerazione delle 2.300 assunzioni già previste nell'Ispettorato nazionale del lavoro. Si tratta di una delle misure tra quelle che s'intende subito applicare per contrastare questo dramma che non concede tregua. Se n'è parlato l'altro ieri durante il confronto con i sindacati convocato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Palazzo Chigi.
Del pacchetto fanno parte anche la previsione di maggiore formazione e prevenzione (con il coinvolgimento delle Regioni), una banca dati unica tra Inail, Ispettorato e Asl e, soprattutto, l'inasprimento delle sanzioni per le imprese non in regola con le normative di protezione dei lavoratori, anche con la sospensione dell'attività nei casi più gravi.
Ipotesi che, come si diceva, scuote il mondo imprenditoriale: «Il tema non va affrontato con meccanismi puntivi ex post», ha commentato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dopo aver raccolto l'invito di Draghi a stringere un nuovo Patto sociale.
È allineata a questa la posizione del reggente di Confindustria Lecce, Nicola Delle Donne (già presidente di Ance Puglia): «Le morti sul lavoro hanno molteplici cause. Non è sempre colpa dell'azienda. Molto spesso incidono le distrazioni, come anche l'inerzia di quei datori di lavoro che costruiscono il proprio margine sul taglio del costo della sicurezza sul lavoro o sul nero. Approfondiremo le misure, abbiamo sempre riservato grande attenzione al tema. Certo, si può sempre migliorare e noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma nell'ambito di un'analisi che tenga anche conto del grande groviglio di norme che spesso ostruiscono anche le attività stesse».
Da Foggia, ieri, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha detto che «i limiti odierni sono il frutto di scelte non fatte in passato» e che «le scelte che stiamo facendo produrranno effetto in un periodo medio». Ma, «intanto - ha aggiunto -, è importante iniziare».
N'è convinto, tuttavia, anche l'imprenditore Valentino Nicolì, designato presidente di Ance Lecce e già numero dell'ente bilaterale Fsc: «L'impianto sanzionatorio esistente è già di per sé molto pesante. Quindi credo che l'idea di inasprirlo sia dettato più da un impulso emotivo che da un reale bisogno. Ad ogni modo, non è sempre quella del datore di lavoro la responsabilità prevalente. Perciò, crediamo che sia piuttosto necessario intervenire sulla formazione, e a tutti i livelli: dai lavoratori ai dirigenti. E poi occorre sburocratizzare i cantieri. Occorrono cioè meno carte e più sicurezza reale. Solo così potremo recuperare efficienza».
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