Lavoro, due ragazzi su tre vogliono andare via da qui

Lavoro, due ragazzi su tre vogliono andare via da qui
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 29 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:09

A giudicare dalle aspirazioni dei ragazzi, si direbbe proprio che questo territorio abbia le ore contate. Solo uno studente su 3 prevede, infatti, di rimanerci per lavorare, provando, magari, anche a fare impresa. Se il progressivo spopolamento - da vent’anni vivo - non fosse ancora bastato, ecco la conferma del fenomeno elaborata da Next Generation Salento II: un progetto di studio e analisi promosso da Confartigianato, con il patrocinio della Camera di commercio di Lecce, pensato per mappare e analizzare la situazione delle micro, piccole e medie imprese locali negli ambiti dell’innovazione e della sostenibilità, con particolare attenzione alla digitalizzazione e all’impiego di nuove tecnologie.

I risultati del monitoraggio


Risultati sorprendenti, ma solo in parte. Sono stati presentati ieri dal segretario all’ente camerale, Francesco Di Giorgio, e dal presidente e dalla segretaria di Confartigianato imprese Lecce, rispettivamente, Luigi Derniolo ed Emanuela Aprile. L’associazione ha somministrato un questionario agli allievi di 6 istituti: “I.I.S.S. A. De Viti De Marco” di Casarano, “I.I.S.S. Don Tonino Bello e Nino della Notte” di Tricase, Poggiardo e Alessano, “I.I.S.S. Enrico Fermi” di Lecce, “I.I.S.S. Polo Tecnico del Mediterraneo Aldo Moro” di Santa Cesarea Terme, “I.I.S.S. Presta-Columella” di Lecce. Hanno offerto risposta 852 ragazzi. Mentre solo 63 (su 100 invitate) sono state le aziende (per il 52,5% piccolissime) che hanno partecipato al progetto, afferenti al settore agroalimentare, artistico, benessere, commercio e servizi, comunicazione, edilizia, impianti e meccanica, legno e arredo, mobilità e trasporti, moda e in buona parte piccolissime. Dodici le interviste rivolte a docenti universitari, operatori economici, dirigenti del sindacato e di altre associazioni di categoria. 
N’è scaturita l’immagine di un territorio in cui studenti e imprese sembrano quasi non parlare la stessa lingua o vivere la stessa realtà. Il 48,2% dei ragazzi intervistati frequenta l’istituto Agrario, mentre il 23,5% il Turistico-Alberghiero. E quanto al futuro le idee appaiono, in un certo senso, già molto chiare. Alla domanda “cosa farai dopo aver conseguito il diploma?”, il 35,3% dei ragazzi ha risposto di non aver ancora deciso.

Ma, intanto, il 69,1% di loro già si vede realizzato “in un territorio diverso da quello di origine”. Le motivazioni? Il questionario non contiene una domanda ad hoc. Tuttavia, di fronte al quesito “se dovessi avviare un tuo percorso di impresa, quali credi potrebbero essere i maggiori ostacoli?”, il 49,1% ha risposto di “non avere abbastanza risorse economiche” e solo il 15,8% “burocrazia e controlli”. Elevata l’attenzione ai temi ambientali dichiarata (45,2%), mentre quella delle aziende è giudicata “media”. 

Il gap tecnologico


Ma il gap più rilevante è tecnologico, oggetto privilegiato dell’indagine. Se, infatti, gli studenti ritengono “medio-alto” il proprio livello di padronanza delle attività digitali (dall’utilizzo del computer alla condivisione tramite supporto mediatico) e “medio” il livello di conoscenza e interesse verso le tecnologie” (dalla stampa 3D all’e-commerce), le aziende si auto-bocciano, ponendosi a un livello “basso”, che ne decreta, di fatto, l’arretratezza. Non è un caso che il 65,6% di esse dichiari di voler avviare processi di innovazione in tecnologia. Conseguentemente, non stupirà che il 50,8% delle stesse imprese ammetta di incontrare “molte difficoltà” nel reperimento di risorse umane adeguatamente formate. Si tratta di una risposta che rivela quanto le competenze richieste siano differenti da quelle che gli studenti dicono di possedere. E, infatti, la parte più consistente degli imprenditori intervistati (il 32,8%) afferma che l’offerta formativa di scuola e formazione professionale non fornisce “per niente” le competenze necessarie alla loro impresa. «Questi dati ci offrono un quadro in cui le richieste tra gli attori coinvolti possono essere diverse, ma si possono mettere insieme per trovare le risposte che possano aiutare il territorio. È necessario un gioco di squadra per rendere il nostro territorio competitivo», sottolinea Derniolo. «Dalle risposte dei giovani - commenta, dalla sua, Aprile - emerge un forte senso di disorientamento. I ragazzi non hanno una idea chiara del mondo del lavoro. E la cosa più preoccupante è che non vedono il Salento come un territorio accogliente dove poter crescere e fare impresa. È su questo che dobbiamo lavorare insieme». «L’obiettivo - conclude Di Giorgio - è accendere i riflettori su due obiettivi: sul digitale e sull’innovazione. Il mondo imprenditoriale deve spingere verso questi due traguardi che devono essere raggiunti grazie al contributo dei giovani. È importante che ognuno faccia la propria parte e in questo la Camera di Commercio non si tirerà indietro».

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