La scoperta: a Nona, in Croazia, le reliquie di Sant'Oronzo

Il reliquiario
Il reliquiario
di Leda CESARI
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Venerdì 10 Agosto 2018, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:10
La scoperta, per adesso, ci porta un’immagine di Sant’Oronzo nuova di zecca: la prima ufficiale di cui possiamo disporre. Altre sorprese potrebbero arrivare dalle analisi, scientifiche ed ecclesiastiche, cui potrebbero essere sottoposte le reliquie di Nona, che arriveranno a Turi domattina, con trasporto eccezionale via terra scortato prima dalla Polizia, poi dalla Benemerita, e che verranno accolte nella Grotta di Sant’Oronzo e poi portate in processione fino alla chiesa matrice di Turi, dove rimarranno fino al 27 agosto. Ricevendo il 20 agosto l’omaggio dell’Arcivescovo di Lecce Michele Seccia e il 24 la devozione dell’Arcivescovo croato, del sindaco di Zara, del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi. Il tutto in occasione del Giubileo Oronziano indetto nella città di Turi, con decreto di Papa Francesco del 3 dicembre scorso, per celebrare i 1950 anni dal martirio del Patrono della città barese. Che, a voler essere proprio pignoli, sarebbe anche e soprattutto il Patrono di Lecce. Ma Lecce, si sa, è così: tiepida.
Una storia che parte da Turi, in provincia di Bari, approda a Zara, città della Croazia, e torna a Turi, dove domani arriveranno, per la gioia dei devoti locali, le reliquie di Sant’Oronzo, contenute in una cassettina che è oggetto di questa storia. Andiamo con ordine: a raccontare i fatti è Stefano De Carolis, sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri specializzato nella tutela del patrimonio culturale nazionale presso il Mibact, giornalista pubblicista, grande appassionato di ricerca storica fin da bambino, nativo di Turi, dove il culto di Sant’Oronzo – protovescovo di Lecce – risale al ‘600: «Già dal 1936 si era iniziato a parlare di un reliquiario con la testa di Sant’Oronzo martire presente presso l’Arcidiocesi di Zara, e già monsignor Protopapa, negli anni ’70, attribuiva quelle spoglie al Santo di Lecce», esordisce De Carolis. Altri studiosi locali, dunque, accettarono per buona questa teoria, «e sulla scorta di questi documenti, dopo l’indizione del Giubileo Oronziano, siamo andati a Zara in delegazione – formata dall’arciprete di Turi Giovanni Amodio, dal subcommissario Sebastiano Giangrande e da me - per prendere contatti con l’Arcidiocesi per far arrivare quel reliquiario nella nostra città».
Il secondo giorno della visita, racconta ancora De Carolis, una visita con il vicario generale dell’Arcivescovo di Zara presso un museo di arte sacra a poca distanza, nella città di Nona, dove la delegazione si imbatte in una seconda cassettina, molto preziosa, anche se privata di medaglioni e pietre preziose, e più antica della prima –risalente all’anno Mille - con una particolarità: un’effigie del Santo. «Allora ho pensato che il secondo reliquiario fosse in qualche modo collegato al primo - spiega il sottufficiale, ma lo stesso giorno il parroco della chiesa di Sant’Anselmo ci ha messo di fronte a una sorpresa: un breviario con l’Orazione a Sant’Oronzo, preghiera, dice l’Orazione in premessa, da recitare “davanti alla testa di Sant’Oronzo martire”, non vescovo: ovvero il Sant’Oronzo martirizzato in Gallia sotto Diocleziano, quindi 250 anni dopo il Sant’Oronzo vescovo di Lecce».
Quindi il ritorno in Italia, «con molti dubbi al riguardo: abbiamo quindi ricontattato l’Arcidiocesi di Zara, esprimendo in nostri dubbi. Loro allora hanno fatto un ulteriore approfondimento, trovando due schede di catalogo di un professore universitario di Zara grande esperto di storia bizantina e di oreficeria: quella relativa al reliquiario custodito a Nona fa riferimento a Sant’Oronzo vescovo di Lecce, mentre quella di Zara è ricollegabile al Sant’Oronzo martirizzato in Gallia».
Una scoperta archeologica e agiografica che a questo punto rimescola le carte su quanto conosciuto in materia, puntualizzando come Sant’Oronzo patrono di Lecce sia esistito davvero (perché qualche studioso ne dubita), e che forse proprio la distruzione di Lecce, nel 1150, ad opera di Guglielmo il Malo avrebbe causato la “fuga” delle reliquie del Santo verso luoghi.
Ora, quindi, la scoperta dell’esistenza in Croazia di due reliquiari e due Santi, lo scambio tra le due cassettine, l’inedita “foto” di Sant’Oronzo «e un fatto che, al di là della fede personale, apre nuovi scenari», conclude De Carolis, «perché dimostra come il culto di Sant’Oronzo fosse diffuso già nell’anno Mille». E che Lecce si sta facendo scippare pure il patrono: «Lecce? So che più di un anno fa Turi aveva preso contatti con la Curia per condividere il Giubileo… poi più nulla».
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