La protesta #Ioapro non convince la Movida. «Servono certezze»

La protesta #Ioapro non convince la Movida. «Servono certezze»
di Stefania DE CESARE
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Venerdì 15 Gennaio 2021, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 09:33

Bar e ristoranti provano a sfidare i divieti, ma le associazioni di categoria salentine condannano la protesta che corre sul web: «La situazione è al limite ma non si può andare contro la legge. Chi lo fa dovrà assumersi le proprie responsabilità».
Il mondo della ristorazione è in subbuglio, la Movida è sul piede di guerra. Oggi è il giorno di #Ioapro, la protesta lanciata sui social dagli esercenti - singolarmente, senza il supporto delle categorie - per chiamare a raccolta le attività ribelli che non voglio più rispettare le fasce orarie imposte dai decreti e che terranno aperte le attività anche dopo le 18. Una giornata di disobbedienza civile, per così dire, che nasce dalle preoccupazioni per il nuovo Dpcm che sta seminando il panico tra bar e ristoranti che rischiano nuove limitazioni proprio sul servizio di vendita di cibo e bevande da consumare fuori dal locale. La manifestazione, prevista in tutta Italia, non sembra, però, aver convinto del tutto i ristoratori di Lecce e provincia. O meglio: condivisa nello spirito nei giorni scorsi anche dalle nostre parti con lunghi commenti e sfoghi di vario tipo, l'iniziativa sembra aver perso concretezza nel mondo della Movida e della ristorazione salentina
Poche, infatti, sono le adesioni raccolte nelle ultime ore nel nostro territorio: qualcuno ci pensa, altri decideranno solo all'ultimo momento se aprire violando le prescrizioni o, invece, continuare a rispettare le regole. E nel tam tam di messaggi che circolano tra le chat di ristoratori e titolari di pub e birrerie scendono in campo le associazioni di categoria che smorzano gli entusiasmi e, soprattutto, condannano quella che viene presentata come una sorta di rivolta della base.
«Le ragioni e i contenuti della protesta sono comprensibili, ma il metodo è sbagliato afferma Roberto Petrelli, responsabile di Confesercenti Lecce - e non possiamo sostenere chi infrange la legge e chi lo fa si deve, poi, assumere la responsabilità. Siamo consapevoli che la maggior parte delle attività a Lecce e nel resto del Salento sono in grande difficoltà. E se dovesse concretizzarsi anche lo stop all'asporto, sicuramente la situazione diventerà ancora più critica. Ma la salute pubblica, e lo diciamo da sempre, deve rimanere una priorità. La manifestazione può avere gravi conseguenze, come sanzioni e sospensione dell'attività, e sfociare anche in un reato penale».
Al momento, tra coloro che più di altro erano usciti allo scoperto condividendo l'iniziativa #Ioapro, c'è chi ha annunciato una protesta, ma spostata alle giornate successive: Miro Maranesi, titolare del Mirò Coffee Bistrot & Lounge bar di Lecce ha fatto sapere che «da sabato sono pronto a sfidare le limitazioni prorogando l'orario per l'asporto per «dare un segnale e mandare avanti la mia attività. La categoria dei titolari di locali, a Lecce come altrove, è fortemente penalizzata e vogliamo essere messi nelle condizioni di poter lavorare».
La sensazione, però, è che i numeri reali della protesta, pur sostenuta a suon di like, saranno probabilmente più modesti, almeno nel capoluogo salentino. La Prefettura di Lecce, però, non vuole correre rischi e nelle ultime ore ha messo in pratica le disposizioni diffuse in una nota dal ministero dell'Interno in cui si chiede di allertare le forze dell'ordine su vari fronti. Anche per cercare sul web informazioni della manifestazione e per dialogare con gli eventuali promotori così da dissuaderli a monte, come si dice in questi casi, ed evitare tensioni in giorni così difficili.
Nella circolare del Viminale, inoltre, si prevede l'uso di sanzioni se saranno riscontrate illegalità. Per chi deciderà di sfidare le regole dei decreti, infatti, sono previste multe a partire da 400 euro e chiusure dei locali non appena si ritornerà in zona gialla: un ventaglio di limitazioni che, se trasgredite in modo chiaro dagli esercenti, non ammettono tolleranza.
E, d'altra parte, le associazioni tornano sul tema caldo in maniera netta. «Non si può andare contro la legge. Tutti soffriamo, ma non ci sembra una cosa giusta disobbedire in questo modo aggiunge Danilo Stendardo di Fipe Confcommercio Lecce e storico titolare di pub nel capoluogo - e chi parteciperà alla protesta, oltre al danno subito in questi mesi, rischia un ulteriore danno con multe e sanzioni. C'è un vero e proprio accanimento contro la categoria che dopo aver speso soldi per riaprire in sicurezza non può lavorare come tutti. Noi stiamo vivendo un vero e proprio secondo lockdown, ma andare contro le leggi non è la soluzione. Tra l'altro non ritengo che aprire fino alle 21.45 come indicato dagli organizzatori dell'iniziativa possa portare introiti perché in giro non c'è nessuno, le persone sono spaventate e non escono per paura. Sappiamo bene cosa stanno passando gli esercenti».
E, infatti, resta anche da vedere il comportamento dei leccesi, se saranno disposti a rischiare per andare in quei locali che decideranno di aprire. «Non si può sostenere chi vuole disobbedire alla legge spiega Rino Longo, presidente di FedImprese Lecce ma è evidente che la situazione, dal punto di vista economico, è grave per tutti quanti. Gli imprenditori del settore non sanno se e come riapriranno. Bisogna mettersi nei panni di questi ristoratori che stanno cercando di fare l'impossibile per non mandare in fumo anni di investimenti. E quindi devono essere capiti e giustificati. I ristori sono stati dati solo in piccola parte e non sono stati sufficienti per coprire le spese. La misura è colma, le imprese non ce la fanno più».
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