La Curia: «Attenti a chi cambia partito
solo per inseguire il potere»

La Curia: «Attenti a chi cambia partito solo per inseguire il potere»
di Nicola QUARANTA
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Domenica 25 Febbraio 2018, 17:27 - Ultimo aggiornamento: 17:28
Lettera aperta a pochi giorni dal voto del 4 marzo. Mittente, l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro di Lecce. Tra i destinatari, la comunità che abbraccia la chiesa salentina, chiamata “a esercitare il necessario discernimento perché il cammino democratico del Paese non abbia arresti o cadute”. Un forte richiamo alla responsabilità quello della diocesi, a una settimana dall’appuntamento con le urne.
Non un’invasione di campo - la premessa, tra le righe - bensì la volontà di contribuire a rafforzare nella società anticorpi che “di fonte al grande circo delle promesse elettorali fantasmagoriche”, aiutino “a smascherare le demagogie, i populismi, gli istinti egoistici che sono alla base di quelle promesse”. «Conosciamo bene i problemi delle nostre comunità: il lavoro che manca, le diseguaglianze e le povertà che aumentano, l’immigrazione vista come minaccia piuttosto che come opportunità, il divario crescente con le zone più ricche del Paese, le imprese che faticano a crescere, lo sfilacciamento delle relazioni. In questi ultimi anni tanto è stato fatto (pensiamo soltanto alla ricchissima legislazione sociale, alla riforma del mercato del lavoro, al reddito di inclusione, alla legge contro il caporalato, al piano Industria 4.0), ma moltissimo ancora resta da fare».
E qui l’appello al “discernimento”: «È illusorio pensare che i bisogni di chi cerca il lavoro, di chi lo ha perso, delle imprese che arrancano, delle famiglie che faticano a sostenere la crescita dei propri figli, possano essere soddisfatti in maniera efficace, dentro i confini nazionali e con una classe dirigente miope. Sulle scelte importanti ancora da compiere per accompagnare e consolidare la crescita, per rimettere in moto quella scala sociale che nei decenni passati ha consentito al figlio dell’operaio di acquisire maggiori livelli di benessere rispetto a quelli della famiglia di provenienza, non è indifferente la serietà e la credibilità di chi è chiamato a compiere quelle scelte».
Da qui la necessità, per la chiesa salentina, di mettere in campo un “supplemento d’anima”, inteso come “capacità di coltivare la speranza nonostante tutti i fallimenti della storia”. Percorso tutt’altro che semplice, riconosce l’Ufficio pastorale sociale, che tra le righe sferra l’affondo, mettendo in guardia dai difetti emergenti nella classe politica.
«Non aiuta il discernimento non solo chi é incline al facile ottimismo ma anche chi si distingue per la critica distruttiva. Non aiuta il discernimento chi strumentalizza alcune questioni complesse come per esempio l’immigrazione: è davvero paradossale come alla drastica riduzione del numero di immigrati corrisponda un aumento della percezione di insicurezza e di minaccia da parte dei cittadini. Non aiuta il discernimento chi sotterrando la serietà e la verità, con i soliti colpi da teatro ammalia l’elettore con proposte irrealizzabili».
E ancora: «Non aiuta il discernimento chi fa dell’impegno politico un motivo di occupazione di spazi di potere e per questo è disposto ad indossare nuovi abiti senza porsi alcuna questione di coerenza. Chi preferisce attardarsi nella costruzione di piccoli accampamenti per preservare meglio la propria carriera piuttosto che le proprie idee. Chi si limita ad occupare una poltrona, senza mettere in moto da quella poltrona processi di cambiamento». Di fatto un invito a riflettere sulle ambizioni della classe dirigente locale (e non). In calce, il monito. E il rischio: «Mai, forse, come oggi sono in gioco i valori fondamentali della nostra Costituzione. La democrazia rischia di essere ridotta ad un semplice click. L’ideologia dell’odio per il diverso conduce ad una deliberata mistificazione della realtà».
«I partiti, con poche eccezioni, rischiano - conclude la diocesi - di trasformarsi in veri e propri “rami d’azienda”. Questo è un tempo in cui sembrano affiorare con sempre maggiore evidenza tracce di un passato che speravamo definitivamente abbandonato. E tuttavia, questo è il tempo che ci è dato. E questi sono gli ostacoli con i quali fare i conti».
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